La pandemia lascia un bilancio pesante in termini di crisi occupazionale, sociale, economica e di indebitamento pubblico.
C’è il vaccino e una montagna di soldi da investire per il futuro del Paese.
Ma le famiglie italiane reagiscono come hanno sempre fatto: aumentano la quota di risparmio precauzionale, quella del “non si sa mai”.
Lo evidenzia un dato: la liquidità sui conti correnti dei risparmiatori: oltre 1.700 miliardi di Euro. Improduttivi, non remunerati. Anzi, erosi dall’inflazione.
Al contrario dei frati trappisti e del loro “memento mori” (ricordati che devi morire, come rappresentato nel bellissimo film “Non ci resta che piangere”, il consulente finanziario si sofferma sulla parte di vita ancora da vivere. Che per alcuni, è più di quella che si è vissuta sinora.
Non si vuole in alcun modo contravvenire al severo monito. Anche lui riconosce la “fugacità della vita e dei suoi piaceri, nonché l’ineluttabilità della morte (…)”!
Cerca semplicemente di comunicare al caro cliente che lo Stato di una volta, che si prendeva cura in modo generoso di tanti aspetti della sua vita, semplicemente non c’è più.
(Il consulente) non ha nulla neanche contro il “Carpe diem” di Orazio o il “Qui e ora” di Seneca che sollecitano
a vivere appieno il momento, a non perdere l’attimo.
Non si sta dicendo di rinunciare al presente per prendersi cura del futuro. Ci mancherebbe.
Occorre vivere il presente. E anche consumare.
Piuttosto, si sta attirando la sua attenzione sul fatto che il futuro è composto da tanti “futuri presente” e se non li costruiamo per tempo, cosa vogliamo “carpire” poi?
Forse il motto del consulente finanziario è “Estote parati”, tenetevi pronti, siate preparati (per il futuro), estratto dal Vangelo di Matteo e utilizzato anche dagli Scout.
Al consulente basterebbe che il cliente prendesse consapevolezza dei bisogni e delle necessità che ha e che dovrà affrontare.
Che non tenesse tutta quella liquidità ferma da anni sul conto corrente, o che trovasse una diversa allocazione a quell’altra parte così importante di risparmio che utilizza da oltre dieci anni in conti di deposito.
In molti casi questo ruolo è visto come pura vendita di prodotti.
Non voglio dire che non ci sia uno spirito commerciale. Ma nel consulente convive anche l’animus dell’educatore finanziario e ci sentiamo davvero investiti di tale ruolo sociale.
Quanto è importante cominciare oggi a rispondere ai propri bisogni futuri?
Utilizzare il motore dei mercati finanziari per remunerare il proprio capitale e impiegare l’altra grande risorsa limitata: il tempo.
Ma in ciò, dovremmo essere coadiuvati dalle Istituzioni. Proprio lo Stato.
Il focus non è tanto su chi ha grandi patrimoni.
Ma sui giovani, che magari hanno meno capitale ma più tempo. O sulle famiglie più fragili economicamente. A dispetto di ciò che si pensa, il consulente finanziario può aiutarli ad avviare un percorso virtuoso.
Estote parati.