Quattro driver di stabilizzazione del 2021
Secondo Gallardo, il consolidamento della ripresa economica si legherà anzitutto a quattro fattori: la graduale ripresa della domanda mondiale, sia per i servizi che per la manifattura; l’irripidimento della curva dei rendimenti, determinata anche dalla ripresa di alcuni specifici settori (house sector in primis); un tendenziale irrigidimento delle condizioni di concessione dei prestiti, per contrastare in parte il peggioramento della qualità complessiva di credito privato in capo agli istituti bancari; infine, un approccio moderato nei confronti della ripresa, tenuto conto delle possibili nuove fasi di volatilità.
Forze di crescita mondiale: Vaccino, Cina
La ripresa 2021 sarà tendenzialmente de-sincronizzata e dipenderà anzitutto da due forze: la distribuzione del vaccino, che penalizzerà prevalentemente economie emergenti al di fuori di Cina ed India, e la capacità di crescita della Cina, avanti a tutti in termini di ripresa (iniziata già a partire dalla metà del 2020). Pechino ha infatti beneficiato di un positivo shock della domanda mentre il resto del mondo era in lockdown, con una condizione monetaria meno stressata rispetto alle economie d’occidente, ma condizioni ancora accomodanti sul credito.
Secondo le stime di Carmignac, per raggiungere l’immunità di Paese “Israele, al primo posto, impiegherà circa cinque mesi; UK e US attorno ai 17 mesi; 3 anni per l’Italia e tra i 4 e i 5 anni per Francia e Germania”. Prima di una totale riapertura, hanno quindi aggiunto, “c’è ancora molto lavoro da fare”.
Prospettive di risparmio e inflazione
Un’ulteriore tematica chiave per la ripresa sarà determinata dall’andamento dei risparmi e dal livello dei prezzi. “Nel corso del 2021 assisteremo ad una normalizzazione dei tassi di risparmio personale, volato alle stelle nel 2020”; una crescita, che sarà compensata in parte dalla ripresa della domanda domestica.
Trattandosi di lagging indicator, l’inflazione seguirà in ritardo la ripresa del ciclo economico guidata dall’ammontare monstre di stimolo fiscale governativo, mostrando i primi segnali di crescita anche dopo le midterm 2022.
2021, ancora volatilità all’orizzonte
Pur confermando un atteggiamento ampiamente accomodante, le autorità centrali ad occidente dovranno andare ben oltre i noti target di inflazione e piena occupazione, triangolando l’attenzione su un nuovo vertice: la stabilità finanziaria. La Cina, avendo già raggiunto la propria stabilità (grazie anche al controllo del livello di credito) tenderà a concentrarsi invece sulla crescita strutturale, attestandosi come potenza egemonica. L’economia del Dragone sta infatti raggiungendo la frontiera della tecnologia, che convergerà con la sua crescita economica.
Mentre il modello economico cinese difficilmente verrà stravolto a breve, la grande questione, hanno precisato da Carmignac, è cosa accadrà quando gli Usa inizieranno a normalizzare la propria politica monetaria. Le forze deflazionstiche in essere potrebbero però spostare questo termine anche dopo le elezioni di metà mandato.
L’effetto ‘steepening’ sulla curva
Per il 2021, ha spiegato Frédéric Leroux, Head of Cross Asset, “la debolezza del dollaro americano proseguirà”, con la Fed che continuerà a mantenere condizioni accomodanti anche in presenza di un rialzo dell’inflazione sopra il 2% e tassi nominali che continueranno a salire (portando al cosiddetto steepening della curva dei rendimenti).
“Quando vedremo il breakeven sul decennale americano accelerare troppo, la politica monetaria sarà pronta a cambiare rotta. E questo potrebbe essere un bene per l’economia mondiale”, implicando una normalizzazione delle politiche monetarie, una ripresa delle attività produttive e una risalita dei livelli di redditività. Una curva dei rendimenti più ripida indica in genere che gli investitori prevedono un aumento dell’inflazione e una crescita economica più forte.
Carmignac 2020: un anno di ripresa
Delle circa 20 strategie nel portafoglio di Carmignac, “il 98% delle masse gestite si sono posizionate nel primo quartile delle loro rispettive categorie” ha sottolineato Didier Saint-Georges, Member of the Strategic Investment Committee. Nel caso di specie, il portafoglio global equity, Carmignac Portfolio Investissement, ha concluso il 2020 con una performance del 35% contro un benchmark di riferimento del 6%. Nella categoria fixed income, il fondo Carmignac Portfolio Unconstrained Credit ha chiuso l’ultimo trimestre a +10,4%, contro un mercato al 2,8%. E ancora, per la categoria bilanciati, il Patrimoine Europe a generato un rendimento del 14,5%, su un mercato a rendimenti attorno allo zero.
Carmignac 2021: la gestione è attiva
Dopo l’importante perdita di masse registrata nel 2019 (pari a 10 miliardi di euro) ed un avvio d’anno problematico per l’intero settore, Carmignac è tornata a registrate inflows positivi a partire dal quarto periodo 2020. “A fronte delle soddisfacenti performance registrate dalle masse gestite nel 2020, ci aspettiamo un probabile significativo proseguimento del trend nel 2021” ha aggiunto Saint-George. Obiettivi ambiziosi, da perseguire applicando tre strategie: stock selection, alpha generation, risk management, con un focus importante alla client experience.
“Questa situazione non durerà a lungo” ha sottolineato a margine dell’evento Edouard Carmignac, Ceo e Cio della casa di investimento, “ma è passaggio fondamentale”.