- Gianluca La Calce di Fideuram Ispb racconta perché l’industria potrebbe limitare il lancio di nuovi fondi tematici, concentrandosi su temi più mainstream
- Il biennio 2022-2023 ha penalizzato l’investimento “eccessivo” nei fondi tematici, tra limiti di diversificazione e una minore esposizione alle maggiori capitalizzazioni
- La Calce: “Nel nostro processo di investimento da tempo affianchiamo l’approccio tematico al più tradizionale approccio geografico e per asset class”
Negli ultimi anni l’investimento tematico ha sollecitato la fantasia di molti investitori, diventando una delle tendenze a maggior diffusione dell’industria del risparmio gestito. L’idea di fondo è che la capacità di anticipare i trend di lungo periodo possa essere creatrice di valore per chi investe perché lo può esporre a un percorso di crescita degli utili superiore a quello medio del mercato. Ma l’evoluzione del contesto internazionale, geopolitico ed economico ha mostrato delle dimensioni di rischio da analizzare.
“La prima riflessione è che l’orizzonte temporale nel quale queste dinamiche industriali, tecnologiche e di consumo si realizzano può essere molto lungo e, spesso, il mercato esprime dinamiche più legate a fattori contingenti”, spiega a We Wealth Gianluca La Calce, responsabile marketing e sviluppo offerta di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking. “Questo significa maggiore sensibilità ai fattori di sconto degli utili (vale a dire ai tassi di interesse), maggiore volatilità delle valutazioni e correlazione tra temi di investimento che – per quanto appaiano diversi – performano in modo simile in specifici orizzonti temporali”. Un’ulteriore riflessione, continua La Calce, riguarda il modo in cui sono stati talvolta individuati i temi: in alcuni casi sono state indicate delle “storie” che non avevano uno spessore di specificità adeguata, in altri casi dei temi per i quali non era possibile individuare delle aziende sufficientemente specializzate, per cui l’investimento esponeva anche ad ambiti diversi.
Penalizzato l’uso eccessivo di fondi tematici
“Il biennio 2022-2023 ha quindi evidenziato talvolta alcune di queste vulnerabilità e penalizzato l’utilizzo eccessivo di fondi tematici in molti portafogli che hanno sottoperformato per via del rialzo dei tassi, di limiti di diversificazione e di una minore esposizione alle maggiori capitalizzazioni”, racconta La Calce. Dal punto di vista dell’offerta di prodotti, secondo l’esperto, è ragionevole pensare che l’industria limiti adesso il lancio di nuove soluzioni, proceda a chiudere i fondi con masse più limitate e si concentri sui temi più “mainstream” e non troppo specifici. Dal punto di vista dell’utilizzo, ci si attende invece un peso inferiore nei portafogli, ritenuto da La Calce “più correttamente legato al ruolo satellite che questi prodotti hanno”, nonostante questo processo sconti qualche lentezza dovuta alla ritrosia a vendere in perdita da parte degli investitori.
Affiancare l’approccio tematico a quello per asset class
“Pur mantenendo un peso più limitato rispetto alle soluzioni core dell’asset allocation, nel nostro processo di investimento da tempo affianchiamo l’approccio tematico al più tradizionale approccio geografico e per asset class”, continua La Calce. “Le caratteristiche che ci piacciono dei temi di investimento sono: una correlazione tra settori inferiore rispetto alle aree geografiche che, per definizione, sono più omogenee; una diversa sensitività macroeconomica, sia rispetto al ciclo economico che all’andamento delle variabili finanziarie; e specifiche dinamiche industriali, tecnologiche e di consumo che aumentano la componente di rischio idiosincratico e il rendimento atteso”.
Per beneficare di questi aspetti, dice La Calce, occorre che i temi di investimento siano davvero diversi tra loro, non solo riferibili ad ambiti growth ma anche più tradizionalmente settoriali, value o difensivi, capaci ad ogni modo di fornire esposizioni diverse ai temi di capitalizzazione, qualità e sensitività delle valutazioni così da poter adattare il portafoglio a scenari diversi. “È importante modificare le scelte tematiche più frequentemente rispetto alle componenti core perché all’aumentare del rischio idiosincratico si riduce la componente di remunerazione di mercato e deve corrispondere un maggiore contenuto di gestione attiva”, suggerisce l’esperto.
I megatrend più interessanti del momento
Quanto infine ai megatrend più interessanti del momento, il tech continua a fare da padrone. “I temi della tecnologia rimangono centrali, perché la crescita degli utili è superiore, con particolare riferimento all’innovazione imposta dall’intelligenza artificiale”, dice La Calce. Anche il settore farmaceutico fornisce spunti di interesse, secondo l’esperto, sia nella componente medtech che nella componente più tradizionale, grazie al mix di crescita e caratteristiche difensive che connoterebbe tali realtà. “Infine, il tema delle società che migliorano la remunerazione a favore dell’azionista (che chiamiamo dividend aristocrats) è da tempo parte delle nostre scelte”, conclude La Calce.