Il signor Rossi ha lasciato sul suo conto corrente una somma pari a 100.000 euro dal 2002 al 2022 e oggi sorride soddisfatto nel vederli ancora tutti lì, mentre amici e colleghi hanno perso capitali con investimenti fatti senza l’aiuto di un esperto. La verità è che con quei soldi oggi il signor Rossi può comprare ciò che nel 2002 costava solo 65.000 euro. In pratica ha perso 35.000 euro, cioè il 35% del suo capitale iniziale.
Insomma, se Atene piange, Sparta non ride.
Come il signor Rossi, sono in molti in Italia a non sapere cos’è l’inflazione e come agisce sui nostri risparmi.
Per qualcuno ciò è dovuto principalmente a uno scarso interesse verso il mondo della finanza, per alcuni è addirittura un vero e proprio scetticismo.
Il risultato è che gli italiani, che sono dei gran risparmiatori, preferiscono sapere i guadagni di una vita al “sicuro” sul conto corrente, proprio come il nostro buon signor Rossi.
Oggi esiste ancora la convinzione che tenere i risparmi sul conto corrente sia una strategia efficace per salvaguardarli, mentre invece abbiamo visto che è il modo migliore per svalutarli.
L’inflazione mette le mani nelle nostre tasche
L’inflazione non è altro che l’aumento generale dei prezzi, che innanzitutto determina una riduzione del potere d’acquisto. Per chi investe, capire questo meccanismo è indispensabile.
In poche parole, con gli stessi soldi compriamo di meno, perché quello che acquistiamo costa oggi un po’ più di ieri.
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Quando l’economia cresce e i consumi vanno a gonfie vele, siamo in un’economia espansiva. In questa fase la domanda supera l’offerta, e i produttori aumentano i prezzi.
Nella fase espansiva dell’economia, il tasso di inflazione aumenta.
Appena la crescita economica comincia a rallentare, la domanda piano piano si indebolisce e l’offerta finisce per superare la domanda: è l’inizio di un’economia restrittiva.
Nella fase restrittiva dell’economia, il tasso di inflazione diminuisce.
Le banche centrali aiutano a mantenere nel tempo il valore dei nostri risparmi?
Il ruolo delle banche centrali è fondamentale per tenere sotto controllo l’inflazione, perché regolano il ritmo dell’attività economica. In quale modo? Aumentando o abbassando i tassi d’interesse.
Un’inflazione sotto controllo, infatti, significa stabilità dei prezzi e del potere d’acquisto. E questo, a sua volta, significa permettere all’economia di svilupparsi in modo solido e costante.
Al contrario, una forte inflazione riduce il potere d’acquisto, e intacca il rendimento degli investimenti. Ecco perché dovremmo sempre scegliere investimenti capaci di stare al passo con l’inflazione.
L’inflazione e il mercato obbligazionario: attenzione alle cedole
Quando investiamo, dovremmo prima di tutto pensare a proteggere i nostri risparmi dall’inflazione. I titoli dal rendimento fisso, per esempio, cioè quelli dai quali grazie agli interessi e alle cedole contiamo di ricavare un reddito stabile, risentono dell’inflazione.
Gli strumenti a reddito fisso più conosciuti sono i Titoli di Stato, per esempio i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), di cui sentiamo tanto parlare.
Il fatto è che la cedola di questi strumenti non si rivaluta nel tempo (un po’ come succede per i mutui a tasso fisso) e questo significa che l’importo effettivo degli interessi che incassiamo andrà a diminuire a causa dell’inflazione.
Tant’è che il tasso d’interesse di un titolo dal rendimento fisso si declina in due modi: il tasso nominale e il tasso reale.
Facciamo un esempio pratico. Se l’inflazione è al 3% e il nostro investimento a reddito fisso ha tasso nominale del 2%, significa che il rendimento reale è negativo (-1%). Insomma, una perdita.
Il mercato azionario è una valida alternativa?
Dipende da quanto lontano si guarda. Se si guarda al futuro più lontano, le azioni rappresentano un ottimo investimento rispetto all’inflazione, perché quando la pressione dell’inflazione si farà sentire, i produttori potranno aumentare i prezzi. Il che significa profitti maggiori.
Nel breve periodo, invece, le azioni possono essere duramente penalizzate dall’inflazione, perché quando l’inflazione s’impenna, l’incertezza economica aumenta e provoca i cosiddetti profit warning da parte delle aziende (una dichiarazione in cui la società avvisa la riduzione dei propri utili) e un ribasso dei prezzi sui titoli azionari.
Come possiamo proteggere i nostri investimenti dall’inflazione?
Il caso dei bond indicizzati
L’assistenza di un consulente è essenziale, perché una buona preparazione professionale consente di individuare una strategia di protezione efficace dei propri investimenti.
Un esempio pratico? Le obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Le obbligazioni indicizzate all’inflazione (Inflation-linkedin Bonds, ILB) sono quei titoli concepiti per aiutare gli investitori a proteggersi dall’inflazione, perché il capitale e gli interessi salgono e scendono seguendo il tasso d’inflazione del mercato.
Le ILB, in sostanza, ci mettono al riparo dall’aumento dei prezzi e preservano il nostro potere d’acquisto con un rendimento reale in linea con l’andamento dell’economia.
Il caso delle materie prime
Al pari dei bond indicizzati all’inflazione, anche le materie prime possono rappresentare uno scudo dagli effetti dell’inflazione, perché quando crescono i prezzi generali cresce anche il valore delle materie prime.
Ma non è tutto oro quel che luccica, perché può succedere (per esempio, durante una crisi economia) che il costo delle materie prime subisca oscillazioni repentine a seconda delle notizie di mercato.
E questo produce un effetto contrario sui nostri risparmi.
Anche in questo caso l’assistenza di un consulente è indispensabile, perché con il suo aiuto possiamo inserire questi asset all’interno del nostro portafoglio di investimento in modo accorto e mirato.
Il caso degli asset reali
Un’altra buona fonte di diversificazione e protezione dall’inflazione è quella dei cosiddetti asset reali, un vasto settore che comprende, tra gli altri, le materie prime, il settore immobiliare, i terreni e le infrastrutture.
Gli asset reali hanno una dipendenza relativamente bassa dall’andamento degli strumenti finanziari tradizionali, come le azioni e le obbligazioni.
Infatti, al pari delle materie prime, hanno una certa efficacia nel mitigare gli effetti dell’inflazione.
Conclusioni
Le fiammate inflazionistiche rappresentano una minaccia reale per i risparmiatori, perché riducono il potere d’acquisto dei risparmi e pregiudicano il rendimento degli investimenti.
È possibile giocare d’anticipo, rendendo il proprio portafoglio capace di reagire alle escursioni inflazionistiche. Anche piccoli aggiustamenti all’allocazione complessiva possono mitigare i rischi di un’inflazione imprevedibile.
Riuscire a farlo, però, è un altro paio di maniche. Ecco perché affidarsi a un professionista è la scelta più saggia.