Un esempio è considerare intelligente una persona di bell’aspetto. Se una persona ci piace, avremo la tendenza ad attribuirle caratteristiche positive senza sapere se realmente le possieda, insomma le diamo fiducia fino a prova contraria.
La prima impressione è quella che conta e sappiamo quanto questo sia difficile da scardinare!
Facciamo un esperimento: elencherò le caratteristiche di due individui e poi ti chiederò di formulare un giudizio sulla loro personalità.
Marco: intelligente-industrioso-
Antonio: invidioso- ostinato- critico- impulsivo- industrioso- intelligente
La maggior parte delle persone avrà giudicato più positivamente Marco di Antonio. Le caratteristiche enunciate per prime hanno un peso maggiore rispetto a quelle enunciate successivamente.
Tendiamo a giustificare o addirittura ad esaltare l’ostinazione di una persona intelligente, mentre riteniamo che sia pericolosa l’intelligenza in una persona invidiosa ed ostinata.
L’effetto alone è stato studiato in diversi ambiti tra cui quello del marketing: è noto che la presentazione di un nuovo prodotto proposta da un brand forte e rinomato riceva una fiducia immediata da parte dei consumatori che tendono ad estendere un’associazione positiva al nuovo prodotto lanciato.
E così quando la Ferrero, società madre della Nutella, lancia i “Nutella Biscuits”, non solo essi vanno immediatamente a ruba, ma addirittura si apre un “bagarinaggio dolciario” su Amazon che li vende al doppio del prezzo consigliato.
Alla fine, seppure buoni, sono semplici biscotti farciti. Nessuna novità. Ce ne sono molti altri. Non c’è alcun motivo che giustifichi l’urgenza di acquistarli a tutti i costi e a qualsiasi costo. Ma sono i pervasivi mezzi del marketing che sa usare magistralmente l’effetto alone.
Lo stesso avviene in finanza quando c’è l’entrata in borsa di un nuovo titolo o il lancio di un nuovo prodotto.
Se la domanda supera l’offerta, il prezzo sale e il titolo o il prodotto viene percepito, come i “Nutella Biscuits”, come un bene prezioso e di grande qualità. Si crea il passaparola che funge da ottimo strumento pubblicitario a costo zero.
Magari quel titolo o quel prodotto sono davvero di valore, ma non si può fare una valutazione corretta sull’onda di un facile entusiasmo.
L’investitore dà maggiore importanza alle prime informazioni che gli vengono fornite, lo fa per pigrizia e perché il sistema 1 del cervello, quello che opera in fretta e con poco sforzo, ha urgenza di trovare la soluzione più veloce. Così però non dà alcun peso alla quantità e alla qualità delle informazioni e, se anche sono scarse, salta alle conclusioni basando le sue decisioni sulle informazioni che ha.
Sarebbe utile dare più spazio al sistema 2 del cervello, quello più lento e riflessivo, quello che ha bisogno di maggior tempo e maggiori elementi per decidere.
La fretta non è mai una buona consigliera, in particolar modo in finanza e soprattutto se vogliamo fare una buona e corretta pianificazione finanziaria!