Il debito pubblico italiano è tornato nelle mani delle famiglie italiane: quello osservato dopo l’aumento dei tassi d’interesse e l’aumento dei rendimenti dei Btp è un panorama che torna ai livelli di oltre nove anni fa.
Secondo i dati di Banca d’Italia, infatti, a fine marzo i residenti non finanziari detenevano il 14,1% del debito pubblico italiano: un balzo notevole dall’ultimo minimo toccato nel febbraio 2022, quando la quota era appena del 7,8%. Il 14,1% rappresenta il livello più alto dal gennaio 2015. In termini assoluti, i residenti non finanziari detenevano a fine marzo oltre 408 miliardi di euro di debito pubblico.
Entrando più nel dettaglio del portafoglio delle famiglie italiane, Bankitalia ha fatto sapere che a fine 2023 la quota di debito pubblico in mano a questo specifico segmento era aumentata, in un solo anno, di oltre 4 punti percentuali, toccando l'11,5%.

Il Tesoro italiano ha colto l'occasione dell'aumento dei rendimenti per cambiare profondamente il profilo di chi possiede il debito pubblico italiano ripristinando buona parte della centralità che le famiglie avevano perduto negli anni dei tassi d'interesse rasoterra. D'altro canto, nel 2023-2024 i rendimenti nominali dei titoli italiani sono tornati ai livelli più appettibili mai visti dai tempi della Crisi finanziaria: il tasso medio ponderato delle nuove emissioni, come mostra lo stesso ministero dell'Economia, sono passati dallo 0,1% del 2021 al 3,76% del 2023, per restare in area 3,6% nell'anno in corso. Un'occasione di rendimento che gli italiani non si sono fatti scappare.

Ma lo spazio per completare la "restaurazione" del ruolo del Btp in portafoglio appare ancora abbastanza ampio se si guarda in prospettiva storica: a fine 2007 era in mano ai residenti non finanziari il 23,2% del debito pubblico italiano, oltre 9 punti percentuali oltre gli attuali livelli.
Che lo Stato italiano sia intenzionato a rimettere più debito in mano alle famiglie non è un segreto: l'ultimo documento del Mef sulle linee guida strategiche per le emissioni del 2024 affermava che "il Tesoro da diversi anni persegue una politica di gestione del debito finalizzata tra l'altro ad ampliare il coinvolgimento dei piccoli investitori al dettaglio... 'In un contesto di tassi di interesse storicamente molto bassi e di forte sviluppo di strumenti alternativi proposti dall'industria finanziaria, come quello che ha caratterizzato l'ultimo decennio, il perseguimento di questo obiettivo è stato complesso'". I rapporti di forza, però, sembrano essersi invertiti e ora è il risparmio gestito a soffrire del poderoso ritorno del Btp nelle preferenze di investimento degli italiani.
Nel 2023, infatti, le famiglie italiane hanno ridotto di 40,5 miliardi netti i propri asset finanziari investiti in strumenti di risparmio gestito, mentre in parallelo hanno acquistato titoli obbligazionari per oltre 153 miliardi di euro, secondo i dati Bankitalia.
Il contributo delle emissioni di Btp dedicati alle famiglie è stato notevole nell'ultimo anno. Nel 2023 il Mef ha collocato sul mercato due Btp Valore per 35,3 miliardi di euro, cui si aggiungono altri 29,5 miliardi con le altre due emissioni eseguite nella prima metà del 2024. A questi possono essere aggiunti quasi 10 miliardi di Btp Italia collocati nel 2023 per un totale di oltre 75 miliardi di titoli di Stato venduti al settore retail.