L’India è pronta a ridurre i dazi su oltre la metà delle importazioni statunitensi per un valore di 23 miliardi di dollari, nel tentativo di evitare l’imposizione di tariffe reciproche da parte dell’amministrazione Trump. Lo ha rivelato un’anticipazione di Reuters che, se confermata, potrebbe rivelarsi un punto di svolta per il mercato azionario indiano, che sta attraversando un periodo di incertezza dopo nove anni consecutivi di crescita.
Il bilancio degli ultimi anni resta ottimo: dal 2016 ad oggi la Borsa indiana ha registrato un guadagno complessivo del +200%, battendo l’S&P 500 (+187%) ma restando sotto al Nasdaq (+357%), ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. Tuttavia, il 2025 si è aperto con un tono diverso: l’indice Sensex è sotto la media mobile a 200 giorni e ha accumulato una perdita dello 0,99% da inizio anno, segnale di una fase di transizione.
Un accordo sui dazi con gli Usa: un catalizzatore di mercato
Il recente recupero del Sensex, con sette sedute consecutive di rialzo a un +4,6% segnato negli ultimi 30 giorni, non è ancora sufficiente a invertire la tendenza. Il livello chiave da superare è la resistenza tra 79.200 e 82.200 punti, soglia che potrebbe essere violata in caso di un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Secondo Debach, l’India potrebbe sfruttare la riduzione selettiva dei dazi come leva per consolidare la ripresa del mercato: “Un segnale di apertura verso gli USA aiuterebbe i settori in difficoltà, come il tech e il consumer durables, ampliando la base del rimbalzo e consolidando il recupero dell’indice”, osserva l’analista di eToro. L’indice Sensex è dominato dai titoli bancari e, è stato guidato quasi esclusivamente dal settore finanziario, con titoli come Bajaj Finance (+32,8%), Kotak (+21,6%) e ICICI (+5%). Una distensione tariffaria potrebbe riportare capitali sui settori export-oriented, oggi sotto pressione.
Le sfide di un’apertura commerciale
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, l’accordo non è privo di rischi: “Sull’indice indiano ci aspettiamo ancora tanta incertezza e volatilità. Non sarà facile convincere l’amministrazione Trump a trovare un compromesso e serviranno tagli importanti delle attuali tariffe”. Diodovich evidenzia, inoltre, il rischio macroeconomico legato alla Federal Reserve: “Se la Fed dovesse ritardare ulteriormente il prossimo taglio dei tassi di interesse, potremmo assistere a una nuova ondata di vendite nei mercati emergenti, India inclusa”.
Borsa India: come muoversi ora
Dal punto di vista tecnico, il Sensex ha ridotto il drawdown dal massimo storico al 5,5%, segnale che il recupero è in corso ma non ancora completo. Secondo Debach, un accordo tariffario potrebbe rappresentare il miglior assist per un ritorno sopra quota 80.000 punti, rendendo possibile il decimo anno consecutivo di crescita della Borsa indiana.
Tuttavia, l’apertura commerciale avrà un impatto diversificato sui settori domestici: “Molte imprese mid-cap attive nel consumer e nella produzione locale potrebbero subire una compressione dei margini a causa dell’ingresso di concorrenti statunitensi”, avverte Debach.
La Borsa indiana sta attraversando una fase di transizione:“Non è deragliata”, conclude Debach, “ma non corre più come prima. La tenuta macro resta solida, ma il mercato si è fatto più selettivo, più tecnico e più sensibile alle dinamiche globali. Per chi guarda al lungo periodo, l’India rimane un pilastro emergente. Per chi guarda al breve, è il momento della pazienza e della precisione”.