«Sono tutte opere che in qualche modo sento figlie mie», ci confessa Mariolina Bassetti, presidente di Christie’s Europa e direttrice del dipartimento di arte del dopoguerra e contemporanea per l’Europa continentale, quando iniziamo a passeggiare – a Palazzo Clerici, Milano – fra le opere destinate al debutto primaverile dell’asta Thinking Italian a Parigi (9-10-11 aprile 2025).

Mariolina Bassetti, foto di Teresa Scarale ®
«La vendita è relazione; al di là delle condizioni contrattuali favorevoli, c’è sempre la fiducia che chi ci affida le opere, ripone in noi». E alla fine, l’asta dedicata all’arte italiana del dopoguerra, ha incassato un totale di 6,5 milioni di euro.
La maggior parte delle opere non comparivano in asta da almeno 50 anni, e hanno confermato alcune robuste tendenze di mercato che rispondono al nome di Lucio Fontana, Alighiero Boetti, Giorgio De Chirico. Top lot della vendita è stato un Concetto spaziale bianco di Lucio Fontana, arrivato a 1.189.500 euro da una stima bassa di 600.000 euro.

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1967 (stima €600.000-800.000. Aggiudicato a 1.189.500 euro). Foto cortesia di Christie's images Ltd
Curioso notare come, partendo dalla stessa stima, uno squisito Achrome (1958) di Piero Manzoni abbia incassato 579.600 euro (commissioni incluse). Aveva fatto la sua comparsa in pubblico l’ultima volta nel 1971, quando fece parte della seminale mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Piero Manzoni, Achrome, 1958 (stima €600.000-900.000, aggiudicato a 579.600). Foto cortesia di Christie's images Ltd
«La maggior parte delle opere che esitiamo a Parigi per Thinking Italian – prosegue Mariolina Bassetti – sono opere che provengono dall’Italia, e a quelle opere in genere dedichiamo le esposizioni che si tengono in Italia a Roma, Torino, Milano». Le opere che vengono dall’estero in genere rimangono direttamente a Parigi. Però può anche accadere che per le opere più importanti predisponiamo tour dedicati, anche a Hong Kong e a New York». A chi vi affidate per la logistica internazionale? «In genere il nostro trasportatore è Apice, però c’è un reparto che si dedica esclusivamente alla logistica. Capo delle operations è Stefano Principe».
Mariolina Bassetti, Christie’s: Thinking Italian non solo in autunno
Differenze, affinità ed evoluzioni rispetto all’anno scorso? «Innanzitutto, è la prima volta che Thinking Italian raddoppia, tenendosi anche ad aprile oltre che a ottobre, in coerenza con la nostra nuova strategia di puntare ai mercati internazionali. C’è poi ancora un nucleo importante di opere di Arte Povera, in coda alla grande mostra della Bourse. In più, ci sono pezzi da una prestigiosa collezione torinese di un medico dentista, un uomo estremamente lungimirante, eclettico, amico di molti artisti che curava. Amava non solo le opere d’arte contemporanea ma anche i libri, i manoscritti, le cornici. Parte di questa collezione è stata esitata anche a Londra, a marzo (opere di opere di Jean-Michel Basquiat, Cy Twombly e De Chirico, ndr); una parte è invece in trattativa privata. È una collezione a me particolarmente cara».
Si tratta delle opere della selezione A Life of Collecting: Works from an Important Private Collection. Provenivano dalla collezione del dentista il molto apprezzato Mobili nella valle di De Chirico, dipinto nel 1968 ed entrato in collezione nel 1975: da una stima di 150.000 – 200.000 euro ha incassato 220.500. Nella tua vita di Boetti, del 1974, è passato di mano per 252.000 euro, da una valutazione iniziale conservativa di 100.000 euro.
Come mai alcune stime sono così conservative, tipo quelle dei De Chirico? «Devo dire che tutte le stime delle opere di Thinking Italian da Christie’s sono molto accattivanti», risponde Mariolina Bassetti. «Questi De Chirico in particolare sono tardi rispetto al periodo metafisico».

Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca, 1961 (stima €180.000-250.000, aggiudicato a 327.600). Foto cortesia di Christie's images Ltd
I manichini hanno una stima così conservativa anche perché non sono interi? «No, in questo caso no. In questo caso l’artista ha voluto mettere in risalto questi due volti, Ettore e Andromaca, identici pur essendo maschio e femmina». Ettore e Andromaca, da una stima bassa di 180.000 euro, ne hanno fruttati 327.600.
Fra trattative private, stanze segrete, e “le tre D”
In mezzo alle opere destinate alla trattativa privata, poste in una sala di Palazzo Clerici accessibile a pochi, ci sono uno Schifano monumentale, «ci gratifica molto averlo, perché è una delle opere più belle della produzione dell’artista. Notevole». E poi una statua di Lucio Fontana, una Signorina seduta che gareggia, per non dire che la supera, con quella esposta al Museo del 900 di Milano.

Foto di Teresa Scarale ®
Chiediamo alla presidente di Christie’s Europa quale sia la sua opera preferita fra quelle in catalogo per l’asta pubblica. «Trovo particolarmente bello, elegante, significativo, importante dal punto di vista della storia dell’arte il Paolini (aggiudicato a 226.800 euro, ndr). Viene sempre da Torino, da un’importante collezione privata. Colpisce anche l’allestimento della scultura, posizionata in modo tale che ci sia fra le due statue un “convitato di luce”, più che di pietra. «Mi piace molto l’eleganza di questa opera, è una presenza importante».

Foto di Teresa Scarale ®
Delle tre D (decesso, divorzio, debito) che sottostanno alla vendita in arte delle collezioni d’arte, quale prevale in questo caso? «Decesso. In caso di molti eredi, vendere è l’unica strada: il denaro è fungibile. E poi, è un altro modo per rendere eterne le opere. Penso a quando Pierre Berget – con grande scandalo dell’opinione pubblica – decise di vendere la grande collezione di Yves Saint Laurent. In quel frangente disse una cosa importante: abbiamo goduto per tanti anni di questa collezione meravigliosa, adesso è arrivato il momento che altri ne possano godere». Parigi resterà la piazza principale in Europa? «Si: per la nuova disciplina Iva, per la sua centralità geografica nel continente. Ormai non bisogna più parlare di singoli paesi ma di poli. Ne esistono tre: l’Europa, con Londra e Parigi; l’Asia, con Lincoln international; l’America, con New York. È il naturale processo evolutivo della globalizzazione: non si può restare sotto al proprio campanile».