Nel primo semestre la qualità dei crediti non ha dato grandi preoccupazioni alle banche europee: l’andamento dell’economia migliore del previsto ha “risparmiato” molti debitori e lasciato pressoché integro, rispetto alla media del 2022, il costo del rischio. Si tratta dell’indicatore che esprime il rapporto fra gli accantonamenti e il portafoglio dei crediti di una banca: quando il costo del rischio aumenta significa che l’istituto prevede di subire più perdite, perché i debitori avranno maggiori difficoltà a pagare quanto dovuto; questi accantonamenti extra riducono i profitti della banca.
Nonostante un primo semestre tranquillo, secondo l’agenzia di rating Dbrs la calma potrebbe avere vita breve: la qualità dei crediti, collegata alla solvibilità dei debitori cui le banche hanno prestato denaro, andrà a peggiorare nei prossimi mesi, esponendo il settore a un calo della redditività che potrebbe frenare la corsa del settore anche in Borsa.
“Riteniamo che livelli più elevati di costo del rischio arriveranno inevitabilmente in una fase successiva, nel 2023 o nel 2024, quando le famiglie e le imprese dovranno far fronte all’aumento dei tassi di interesse, a un’inflazione ancora elevata, anche se in calo, e alle perturbazioni della catena di approvvigionamento”, ha affermato l’agenzia di rating Dbrs in una nota del 19 settembre.
“Tuttavia”, ha aggiunto, “uno dei fattori chiave del deterioramento della qualità degli attivi delle banche europee sarà la disoccupazione e la crescita del Pil e, a meno che queste metriche non si deteriorino materialmente, sembra improbabile che si assista a un brusco aumento dei livelli di costo del rischio delle banche europee”. Gli ultimi segnali lanciati dall’economia dell’Eurozona non sono stati incoraggianti: sia la Bce sia la Commissione europea sono state costrette a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2023 e il 2024. Fra gli analisti non si esclude l’ipotesi che l’Eurozona possa andare in recessione tecnica, con due trimestri di contrazione del Pil, non può essere esclusa.
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Banche a che punto è la qualità del credito
In termini assoluti, le banche spagnole e, in seconda battuta, quelle italiane, sono quelle che nell’analisi di Dbrs (basata su 41 istituti) presentano il costo del rischio più elevato, anche se gli istituti di Irlanda, Portogallo hanno mostrato gli incrementi più significativi nel primo semestre del 2023 (a causa di rilasci di accantonamenti avvenuti l’anno scorso, che nel 2023 non si sono ripetuti).
“Le banche in Spagna e in Italia rimangono quelle che hanno mostrato i livelli medi di costo del rischio più elevati”, ha affermato l’agenzia di rating, con 59 e 39 punti base. Sono dati che si confrontano con una media europea “ancora bassa” di 28 punti base, che resta “in linea con il 2022”.
Per quanto riguarda le banche italiane Dbrs ha notato un quadro particolarmente eterogeneo: mentre Bper, Mps, Banca popolare di Sondrio e Banco Bpm hanno registrato un costo del rischio che oscilla attorno ai 50 punti base, l’indicatore è particolarmente basso per Intesa Sanpaolo e ancor più per Unicredit. Nel caso di Unicredit, inoltre, si è osservato un drastico calo nel costo del rischio fra il primo semestre del 2022 e lo stesso periodo di quest’anno.
In vetta alla classifica del costo del rischio ci sono le spagnole Santander e Bbva, le uniche del campione a superare i 100 punti base: entrambe le banche hanno aumentato gli accantonamenti in previsione di possibili perdite sui crediti erogati, negli Stati Uniti (Santander) e Spagna e Perù (Bbva). Ultimamente, Bbva ha fatto parlare di sé in Italia, grazie al lancio di un conto corrente che offre un interesse del 4% sulle giacenze.
Le banche europee hanno mostrato di aver tenuto sempre più conto dei crescenti rischi collegati all’erogazione di nuovo credito alle attuali condizioni restrittive: nell’ultimo sondaggio condotto dalla Bce l’impatto dei crediti deteriorati, fra il primo e il secondo trimestre, ha provocato un drastico incremento nella “percezione del rischio” e nella “tolleranza al rischio” degli istituti sui nuovi prestiti concessi a imprese e famiglie.
L’outlook di mercato
Il favore degli investitori europei nei confronti del comparto bancario, che ha finora ha potuto beneficiare della stretta monetaria con margini d’interesse in forte aumento, sembra essersi raffreddato nell’ultimo mese. Secondo l’ultimo sondaggio mensile dei gestori di fondi europei condotto da Bank of America, il settore bancario è passato da una posizione di sovrappeso a una di leggero sottopeso in portafoglio; il che indica un’aspettativa non positiva sull’andamento di Borsa del comparto.
In Italia l’indice settoriale bancario, dopo mesi di perfomance superiore alla media rappresentata dal Ftse Mib, sembra mostrare alcuni segni di cedimento. Nell’ultimo mese al 18 settembre, il Ftse Mib è cresciuto dello 0,9% mentre il Ftse Italia Banche ha mostrato un rosso del 2,1%. Un lasso di tempo che, peraltro, non include l’impatto sui mercati dell’annunciata tassa sugli extra margini delle banche in Italia.