- Se lo scorso anno l’economia americana cresceva a un tasso di circa il 2,5%, gli economisti di Goldman Sachs hanno ridotto le loro previsioni per il 2025 all’1,7%
- Le Magnifiche 7 hanno perso il 14% da inizio anno, mentre il tech cinese (più precisamente l’indice Hang Seng Tech) è salito del 31%
All’inizio dell’anno la convinzione di molti analisti era che nulla avrebbe fermato il cosiddetto “eccezionalismo americano”, sia sul fronte economico che sui mercati finanziari. Da allora, la fiducia in questa visione è stata messa a dura prova: l’S&P 500 perde il 4,33% da inizio anno, il Nasdaq l’8,54%, a fronte del +6,99% dello Stoxx Europe 600.
Come analizzato da Goldman Sachs in un nuovo studio titolato Magnificent diversification, l’inversione di marcia nella performance relativa delle azioni nel 2025 è stata trainata sostanzialmente da tre fattori. Il primo è che il tasso di crescita degli Stati Uniti sta rallentando. Se lo scorso anno l’economia a stelle e strisce cresceva a un tasso di circa il 2,5%, gli economisti della banca d’affari hanno ridotto le loro previsioni per il 2025 all’1,7%, aumentando parallelamente le attese sull’inflazione americana sulla scia della guerra dei dazi avviata da Donald Trump a meno di due settimane dal suo insediamento alla Casa Bianca.
Il secondo aspetto riguarda proprio i timori sulle tariffe, che stanno iniziando a pesare sulla fiducia negli Stati Uniti più che in altre regioni, portando a uno slittamento dei premi per il rischio relativi (ovvero la differenza tra il rendimento atteso di un investimento rischioso e il rendimento di un investimento privo di rischio, ndr). Il terzo è che l’elevata concentrazione di Wall Street sta iniziando a frenarne la performance, con i colossi del tech a elevata capitalizzazione che sottoperformano in Borsa.
Cresce la fiducia nella crescita dell’Europa
In Europa, intanto, il bazooka tedesco da 500 miliardi di euro annunciato dalla coalizione Csu-Spd per riavviare il motore dell’economia e aumentare le spese della difesa sta contribuendo a migliorare l’orizzonte del Vecchio Continente. Gli economisti di Goldman Sachs hanno infatti rivisto sostanzialmente al rialzo non soltanto le previsioni sulla crescita della Germania ma anche quelle sull’area euro, in particolare sul 2026 e sul 2027. E anche le attuali attese sull’impatto dei dazi americani non rispecchiano più quanto rilevato a inizio anno, quando il 54% degli intervistati in occasione della Global strategy conference di Londra riteneva che le tariffe sarebbero state positive per gli Usa e negative per il resto del mondo.

Azioni: chi batte le Magnifiche 7 in Borsa
C’è poi il discorso sul tech statunitense da considerare, che ha iniziato a sottoperformare in Borsa guidato dai suoi “pesi massimi”, in coincidenza con la nuova corsa all’intelligenza artificiale delle aziende cinesi (vedi la vicenda DeepSeek). Di conseguenza, le cosiddette “Magnifiche 7” (Alphabet, Amazon, Apple, Meta Platforms, Microsoft, Nvidia e Tesla) hanno perso il 14% da inizio anno, mentre il tech cinese (più precisamente l’indice Hang Seng Tech) è salito del 31%.
Parallelamente, Goldman Sachs evidenzia come il maxi-piano tedesco abbia scatenato un rialzo dei tassi dei Bund che non si osservava dai tempi della riunificazione nel 1990. “Questi cambiamenti hanno favorito i settori value del mercato europeo, come le banche – dove siamo sovrappesati – che sono già aumentate del 28% quest’anno, sovraperformando notevolmente le Magnifiche 7 dal 2022”, scrivono gli analisti.

“In generale il value sta sovraperformando e da alcuni mesi è in una tendenza relativa di rialzo, un fattore che pesa ancora una volta più sugli Stati Uniti che su altri mercati”, continuano gli analisti della banca d’affari. Secondo Goldman Sachs, l’inversione di tendenza a favore dell’Europa e di altri mercati rispetto agli Stati Uniti potrebbe tra l’altro continuare, confermando l’opinione che la diversificazione geografica e settoriale possa migliorare i rendimenti corretti per il rischio. “Tuttavia, è improbabile che il resto del mondo sia immune da ulteriori riduzioni delle aspettative di crescita degli Stati Uniti”, avvertono gli analisti. E i risultati storici lo dimostrerebbero.
Cosa succede se l’S&P 500 è in correzione
Il grafico sottostante mostra infatti come in tutti i periodi di ribasso del 10% o più delle azioni statunitensi, tutti i mercati azionari sono calati in termini assoluti, anche se la performance in termini relativi durante le correzioni statunitensi varia. Secondo Goldman Sachs inoltre, il basso premio per il rischio renderebbe tutti i mercati vulnerabili a una correzione. “Di conseguenza, continuiamo a raccomandare un’ampia diversificazione”, concludono gli analisti. “I nostri strategist hanno declassato le obbligazioni high yield denominate in dollari statunitensi e rivalutato i titoli del Tesoro americano per mitigare il rischio di correzione”.
