Azimut ha aperto la Global Lounge, la sua presenza nel metaverso tramite la piattaforma Decentraland
Uno degli obiettivi è creare una nuova piattaforma d’ingaggio della clientela under 40, rivolgendosi a Generazione Y e Z
Per capire qual è il futuro delle reti, guardando al metaverso, bisognerà immaginare come dovranno lavorare all’interno di un passaggio generazionale della ricchezza nei prossimi 10-20 anni
Le reti di consulenza sono pronte a sbarcare nel metaverso? Sembrerebbe di no. O almeno non tutte. Secondo un’indagine di We Wealth, l’unica a vantare una presenza in tal senso in Italia è Azimut, che nel mese di maggio ha aperto una Global Lounge sulla piattaforma Decentraland. A muovere i primi passi contestualmente, restando in finanza, è stato il team di J.P.Morgan Onyx con una lounge limitata alla condivisione di contenuti generati dalla nota banca d’affari americana e d’interesse per la propria clientela. E infine Hsbc, con l’acquisto di alcune sedi virtuali sul metaverso e il lancio di un fondo d’investimento per la clientela private di Hong Kong e Singapore. Abbiamo ascoltato Giorgio Medda, amministratore delegato e global head of asset management & fintech del Gruppo Azimut, per scoprire quali sono le potenzialità del nuovo universo virtuale. E perché clienti e consulenti dovrebbero immergersi nelle tre dimensioni.
Partiamo col dire che l’iniziativa di Azimut persegue due obiettivi differenti. In primis, con un’ispirazione più commerciale, di creare una nuova piattaforma d’ingaggio della clientela under 40, rivolgendosi a Generazione Y (ovvero i nati tra il 1981 e la fine degli anni ’90) e Generazione Z (nati approssimativamente tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni ‘10 del XXI secolo). Uno scopo, spiega Medda, che oggi “non si realizza in un’attività di vendita in senso stretto e quindi nel collocamento di prodotti finanziari ma attraverso l’attivazione di una relazione che poi eventualmente si trasferisce nella modalità tradizionale”. Una seconda linea di obiettivi più operativa punta invece a utilizzare il metaverso per consentire ai gestori di interagire in maniera più efficace, azzerando le distanze fisiche e trasformandolo in una tecnologia collaborativa.
La Global Lounge, come anticipato in apertura, è presente sulla piattaforma di Decentraland e consente a chiunque di accedere (tramite desktop e senza la necessità di acquistare un visore) a quattro corner. “Il primo legato ai materiali prodotti continuamente dal nostro team di gestori, approfondimenti sulle view di mercato o analisi di situazioni specifiche, determinati settori o asset class”, racconta Medda. “Nel secondo, invece, è possibile accedere alle informazioni di Azimut come società quotata in Borsa. Andamento del prezzo, comunicazioni legate ai risultati, per esempio. Un angolo investitori-azionisti, insomma. Abbiamo poi un corner legato alla nostra app d’investimento digitale Beewise che abbiamo lanciato ormai due mesi fa, una nuova modalità distributiva di fondi d’investimento esclusivamente creati per quel segmento di mercato che intendiamo catturare (millennial e Generazione Z, ndr). E infine un quarto angolo che rappresenta un ponte tra il team di gestione e il mondo esterno, ovvero la nostra sala riunioni, del Comitato investimenti, in cui si può interagire con i gestori per uno scambio di informazioni o vedute”.
Ma qual è la differenza con piattaforme di videoconferenza come Zoom o Google Meet? “Di per sé il metaverso non offre nulla di più dal punto di vista dei contenuti da quello che offre il web 2.0. Ma partecipare a una riunione con questa modalità è come fare una riunione per davvero. È una tecnologia immersiva”, spiega Medda. “Per un cliente potenziale di 18 anni, tra l’altro, trovarsi nel luogo fisico col consulente finanziario non ha valore, mentre si trova molto più a suo agio a interagire attraverso una modalità tridimensionale. Quello che cambia, dunque, è il trasferimento di un’experience capace di attivare una relazione commerciale”. I gestori, aggiunge, sono a loro volta pronti a immergersi nella realtà virtuale. Ciò che dovranno imparare è come condividere strumenti di lavoro all’interno della sala riunioni. “Oggi è possibile condividere presentazioni in maniera rapida ed efficace, c’è bisogno di una manualità che non è immediata, però l’adattamento è molto veloce. Anche la postura del corpo lo riflette”.
Per scoprire cosa il 3D riserverà in futuro alle reti di consulenza, conclude Medda, bisognerà immaginare come dovranno lavorare all’interno di un passaggio generazionale della ricchezza nei prossimi 10-20 anni. “I clienti che noi oggi targhettiamo col metaverso saranno i clienti dei prossimi 20 anni di una società come la nostra”, spiega. Di conseguenza, aggiunge, sarà fondamentale che le reti si adeguino all’uso delle tecnologie senza rimpiazzare da un momento all’altro quell’interazione fisica che oggi la clientela di riferimento continua a richiedere. Un percorso ibrido, insomma, in cui a tendere la dimensione digitale guadagnerà sempre più spazio. “Per me è molto più significativo oggi porsi la domanda di come gli asset manager si troveranno a investire in un’economia digitale in cui azioni, obbligazioni e commodity non rappresenteranno più le uniche asset class per la costruzione di un portafoglio”, conclude Medda. “È un tema un po’ più ampio, ma gli asset digitali, le criptovalute piuttosto che i token stanno ormai diventando mainstream perché c’è un’accettazione da parte dei regolatori. Sono gli elementi costituenti del portafoglio del futuro. Motivo per cui gli asset manager si troveranno a confrontarsi con queste tematiche in tempi molto più accelerati rispetto alle reti”.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di luglio/agosto 2022)