Il 60% delle imprese ha investito nell’influencer marketing nel 2019
La metà delle aziende considera necessaria una regolamentazione del mercato per ottenere trasparenza e professionalità
L’affinità con il brand è il primo aspetto considerato nella scelta dei professionisti, meno importante il numero dei follower
Anche le Pmi tra gli investitori
Anche le piccole e medie imprese hanno puntato il proprio faro sul settore. L’investimento medio nell’influencer marketing nel corso dell’anno è stato di 45k per le Pmi e 89k per le grandi imprese. Non mancano le startup: le aziende innovative hanno investito una media di 11.2k, andando ad aggiungersi alla media totale di 63k.
Crescono gli insoddisfatti
Il 67% degli utilizzatori si dichiara soddisfatto del lavoro svolto dagli influencer. Eppure, il dato contraddittorio riguarda gli insoddisfatti, che sono cresciuti del 10% rispetto al 2018 (33%). Ma quali sono i principali motivi? Secondo il 29% degli intervistati, la performance degli influencer è risultata poco efficace, mentre il 15% ritiene che il suo operato non fosse affine ai valori del brand rappresentato. L’affinità con marchio e target, infatti, viene considerata il principale fattore di scelta del professionista, mentre resta indietro il numero dei follower (importante solo per il 12%).
Uno strumento a favore della reputazione
“La ricerca di quest’anno ha confermato la percezione di un mercato che si è evoluto verso l’utilizzo strategico dello strumento – commenta Elena Sacco, direttore della Scuola di Comunicazione Ied Milano – I nuovi obiettivi sono la protezione dei valori del brand e la concretezza da un lato e poi la creatività e consistenza dall’altro. Questo è sicuramente il segnale di come, finalmente, la professionalità e il contenuto reale sono tornati a essere riconosciuti come la chiave del successo anche dell’influencer marketing”. Secondo l’indagine, infatti, le imprese tendono ad adottare campagne di questo genere anche con l’obiettivo dare slancio alla propria reputazione (nel 52% dei casi). Solo il 14%, invece, dichiara di avere come obiettivo quello di puntare alla subscription di servizi e app.
Mancano le regolamentazioni
La mancanza di necessità (22%) e la disponibilità in termini di budget (16%) sono considerati i motivi principali che allontanano le imprese dall’investire nell’influencer marketing. Ma quella che manca ancora è una reale fiducia nei confronti di questa tipologia di professionisti. La metà delle aziende, infatti, sostiene che sia necessaria una vera e propria regolamentazione del mercato per garantire trasparenza (26%) e professionalità (24%). Ciononostante, soltanto il 50% si avvale del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria Italiana e unicamente il 14% si impegna nel far sottoscrivere un codice etico agli influencer prima di procedere con la collaborazione.