Feduf: “Più educazione finanziaria contro le tensioni geopolitiche”

Lucchini: “Stiamo lavorando molto nel coinvolgimento dei più giovani, ma anche la vulnerabilità dei seniores in materia finanziaria è un tema decisivo. Dobbiamo, con tutte le istituzioni finanziarie, cercare le misure appropriate per colmare le tante carenze”
Stando a un’indagine Ipsos esposta dal presidente Nando Pagnoncelli, solo il 21% degli italiani considera le competenze in materia economica essenziali per agire in modo responsabile e compiere scelte consapevoli
“Nessuno di noi da solo può contrastare gli effetti della geopolitica o i movimenti dei mercati, ma un’educazione finanziaria più diffusa può meglio governare gli effetti sia sui conti personali sia su quelli del Paese”. Con queste parole Stefano Lucchini, presidente della Feduf, ha introdotto la seconda edizione dell’assemblea pubblica della fondazione. Un’occasione per presentare i dati di una nuova indagine Ipsos sulle competenze degli italiani. E per invitare i cittadini (e i giovani, soprattutto) a compiere scelte più “consapevoli e responsabili”.
“Stiamo lavorando molto nel coinvolgimento dei più giovani, ma anche la vulnerabilità dei seniores in materia finanziaria è un tema decisivo. Dobbiamo, con tutte le istituzioni finanziarie, cercare le misure appropriate per colmare le tante carenze”, spiega Lucchini. “Il benessere sociale correlato all’educazione finanziaria è di cruciale importanza sia per il futuro delle giovani generazioni sia per la vulnerabilità alle quali sono esposte le persone più anziane: si tratta di due elementi che sfuggono a una visione utilitaristica e individuale dell’economia”.
Secondo Lucchini, infatti, il mondo risulta oggi costellato di fragilità: quelle determinate dalla globalizzazione prima e dal suo stallo poi, dai cambiamenti tecnologici, dalla pandemia, dalla guerra russo-ucraina, dalla povertà e dalla mancanza d’istruzione. “L’avvicinamento all’educazione finanziaria proposto da Feduf, grazie al supporto di banche e istituzioni che ne condividono la missione, è una goccia nell’oceano di questi problemi ma sta a noi farla diventare la goccia che scava la roccia per trasmettere le competenze e i valori fondamentali per indurre comportamenti consapevoli e responsabili. E per rendere più solidi i cittadini nelle loro scelte”, osserva.
Stando infatti all’indagine Ipsos esposta dal presidente Nando Pagnoncelli, solo il 21% degli italiani considera le competenze in materia economica essenziali per agire in modo responsabile e compiere scelte consapevoli. Al contrario, il 43% ritiene fondamentale la formazione nell’ambito della salute per la prevenzione delle malattie, il 41% nella sostenibilità al fine di contenere l’impatto delle attività umane sul mondo che li circonda e il 27% nell’alimentazione legata sempre alla salute o al consumo delle risorse. Dati che ben si sposano con quanto accaduto negli ultimi due anni di crisi pandemica. Il cambiamento della congiuntura, tuttavia, potrebbe contribuire a ribaltare questo trend. L’inflazione, infatti, preoccupa il 65% degli italiani e il 77% si dichiara consapevole dei potenziali effetti sui consumi. Eppure, quando gli si chiede in che modo investirebbe 10mila euro di risparmi, il 27% li accantonerebbe sul conto corrente e il 36% ne investirebbe solo una minima parte.
“Ai giovani, che sono il focus più importante del nostro lavoro proprio perché prima si comincia ad avere consapevolezza del valore del denaro, del risparmio e della sua gestione e meglio è per sé, per la propria famiglia e per il Paese, dico una cosa molto semplice”, interviene in chiusura Lucchini. “Nel percorso di formazione superiore e universitaria è ormai patrimonio acquisito che ci sono alcune competenze trasversali che sono necessarie per qualunque lavoro, carriera o specializzazione si voglia poi intraprendere: esse sono le lingue, il digitale, la comunicazione e, appunto, l’educazione finanziaria. Devo aggiungere che spesso i primi tre elementi vengono quasi dati per scontati, mentre il quarto, cioè l’educazione finanziaria, incontra resistenze maggiori nel diventare patrimonio dei giovani (e dei giovanissimi, innanzitutto)”. Poi conclude: “Tocca a noi non stancarci di ripetere che l’educazione finanziaria più diffusa significa cittadini più consapevoli della situazione complessiva dell’economia e, quindi, anche delle scelte che governi e istituzioni fanno per migliorarla o reagire alle crisi”.