Sulla scia delle notizie sulla scissione, il titolo in Borsa ha chiuso la giornata a -3,66%
La nomina dell’ex ministro, circolata già nella mattina del 13, è stata poi confermata in una nota inviata da Unicredit a cda concluso
Nel corso del consiglio di amministrazione del 13 ottobre è stata votata, infatti, all’unanimità l’elezione del professore Pier Carlo Padoan ad amministratore non esecutivo. L’ex ministro è stato identificato come miglior candidato per la posizione di presidente di Unicredit per il prossimo mandato, quello 2021-2023. Lo stesso resterà in carica come consigliere fino all’assemblea chiamata ad approvare il bilancio di esercizio 2020 e a rinnovare l’intero consiglio di amministrazione.
“La cooptazione del professor Padoan si è resa oggi possibile grazie alla decisione di Elena Zambon di dimettersi dal suo incarico di consigliere, ricoperto da lungo tempo, a seguito di improrogabili impegni professionali che le avrebbero impedito di proseguire le sue attività consiliari con la necessaria assiduità”, si legge in una nota diffusa dal gruppo. “Padoan svolgerà un ruolo attivo nella definizione della lista dei candidati per il rinnovo dell’organo amministrativo che l’attuale consiglio di amministrazione predisporrà in vista dell’assemblea degli azionisti del 2021”.
Cesare Bisoni, oggi presidente del consiglio di amministrazione di Unicredit, succeduto a Fabrizio Saccomanni all’indomani della prematura scomparsa nell’agosto del 2019, ha commentato: “Come presidente del gruppo sono molto lieto di dare il benvenuto al professor Padoan all’interno del nostro consiglio di amministrazione. La sua straordinaria esperienza porterà grande beneficio alla banca. Siamo entusiasti di poterci avvalere del suo contributo e della sua partecipazione attiva alla definizione del prossimo consiglio di amministrazione della banca”.
Dal canto suo, l’ex ministro delle finanze si è detto felice di entrare a far parte del cda di Unicredit e onorato di esserne stato designato presidente. “Unicredit – ha dichiarato Padoan – è una azienda paneuropea vincente con solide e forti radici italiane e sono entusiasta di lavorare con il consiglio di amministrazione e il management team per capitalizzare questi punti di forza”.
Attività estere del gruppo
Passando ai rumors, il Sole24Ore nel frattempo, citando fonti finanziarie, scrive di una possibile accelerazione del progetto di scissione delle attività estere del gruppo preannunciate lo scorso dicembre nel corso della presentazione del nuovo business plan quadriennale. Anche se al piano di divisione mancherebbe ancora il consenso unanime del board, il quotidiano scrive che il ceo Jean Pierre Mustier sarebbe orientato a portarlo all’approvazione entro la fine dell’anno.
Lo schema dell’operazione prevederebbe “lo scorporo dalla holding italiana quotata a Milano delle attività estere del gruppo e la successiva quotazione della subholding paneuropea – tramite un’Ipo che potrebbe riguardare fino al 49-50% del capitale – alla Borsa di Francoforte”. Secondo le indiscrezioni 2anche la divisione corporate & investment banking basata a Monaco finirebbe nella subholding. Con l’Ipo che avverrebbe attraverso la cessione delle azioni delle attività estere, la holding italiana incasserebbe risorse che ne aumenterebbero i ratios patrimoniali”.
L’analisi Equita in merito alla scissione
Secondo Equita sim, “la quotazione dovrebbe ragionevolmente avvenire attraverso un piazzamento da parte della parent company italiana e/o un aumento di capitale della subholding. L’operazione così strutturata – si legge in una nota della sim pubblicata nella mattina, prima che la notizia della nomina di Pier Carlo Padoan venisse resa nota – potrebbe liberare capitale, in base ai nostri calcoli, per almeno 5miliardi. Attualmente le divisioni che verrebbero raggruppate nella holding estera fanno capo, singolarmente, alla parent company italiana che svolge anche compiti da capogruppo. In caso di risoluzione di una controllata locale, in assenza di capienza di capitale, la parent company domestica si deve far capo delle perdite”. In ogni caso, sarebbero basse le chances di realizzare un progetto di così ampia portata strategica nel breve periodo “in quanto difficilmente potrebbe essere approvato da un cda in scadenza da rinnovare ad aprile”, prosegue la sim che, vista la complessità di completare il progetto, ritiene che questo non preluda necessariamente a un’acquisizione in Italia nel breve visto che i tempi di realizzazione del piano, secondo Equita, sono di almeno sei mesi. Intanto, in Borsa, il titolo nella giornata del 13 ottobre ha lasciato sul terreno il 3,66%.