Nel 2022 gli influencer finanziari non sono certo una novità. Anche sui canali più popolari fra i giovanissimi, come TikTok, i più bravi a creare audience raccolgono, puntualmente, migliaia di visualizzazioni. Di solito, gli influencer finanziari non sono consulenti “tradizionali”: ma youtuber o tiktoker appassionati della materia che si dedicano alla produzione di contenuti full time, per garantire la quantità e qualità indispensabili per sfondare. I consulenti finanziari che si cimentano sui social sono comunque decine e decine e lo fanno per tentare di intercettare una fetta di questo pubblico più giovane. Una mossa strategica che anticipa la loro maturità economica (e quindi la relativa crescita patrimoniale). Ma per chi arriva da una formazione classica o da una generazione di molto anteriore, conquistare la Gen Z e i millennial non è un compito facile.
Ci è riuscito brillantemente Pietro Michelangeli, che non ha ancora 25 anni e tiene subito a sottolineare che non è un consulente finanziario. Grazie ai suoi video divulgativi sul mondo degli investimenti e del risparmio in cinque anni ha totalizzato oltre 23 milioni di visualizzazioni su Youtube e 347mila iscritti – quasi il triplo di quelli raccolti dal canale di Intesa Sanpaolo, il maggiore gruppo bancario italiano. Il successo su Youtube, coinciso inizialmente con i suoi studi universitari in economia, è stato tale da spingerlo ad abbandonare la strada tradizionale e a dedicarsi alla divulgazione a tempo pieno. “La domanda che mi viene rivolta più di frequente? Ho questa somma da investire: cosa mi consigli?”, dice Michelangeli a We Wealth. È una richiesta alla quale, puntualmente, lo youtuber si sottrae. “Ho grande rispetto per la consulenza finanziaria fatta bene, perché richiede un’empatia che io per ragioni fisiche non posso dare”, afferma Michelangeli, “la gente vuole sentirsi ascoltata, non una ricetta pronta all’uso”. Ma per i consulenti le richieste di consigli privati potrebbero essere un effetto collaterale interessante della divulgazione, utili a entrare in contatto con nuovi potenziali clienti.
D’altro canto, una gran parte della comunicazione degli esperti finanziari attivi sui social si concentra sulla questione dell’indipendenza del consulente finanziario. “C’è un certo sospetto, secondo me giustificato, perché soprattutto i giovani che andando in banca si sono ritrovati con dei prodotti d’investimento completamente infruttuosi e costosissimi” si sono fatti delle domande. “Bisogna rendersi conto che non esistono pasti gratis”, ha detto Michelangeli, riprendendo una delle frasi più famose delle scienze economiche: “Secondo me è meglio che sia il cliente a pagare direttamente il professionista, senza che questo avvenga attraverso le commissioni legate alla vendita di determinati prodotti”. In ogni caso, “in banca esistono consulenti bravi” e l’importante per instaurare la fiducia, a detta di Michelangeli, “è la trasparenza”. Tuttavia, i giovani che hanno maturato il sospetto verso la professione del consulente spesso “passano direttamente ad altre opportunità: imparare da sé o un robo advisor”. Il campanello d’allarme dovrebbe cominciare a squillare per le reti, perché difficilmente si tratta di giudizi che cambiano con l’età (a suo modo, Fineco è intervenuta offrendo quest’anno nuove linee di gestione basate su etf).
Avere successo sui social è un lavoro e Michelangeli si è fatto un’idea chiara su come attirare l’interesse dei più giovani. “Ho cercato di insegnare al mio pubblico a ragionare in un certo modo e alcuni contenuti più approfonditi che in altri canali non funzionerebbero con me ottengono un riscontro”, racconta Michelangeli, “ma, in generale, i temi che funzionano di più sono quelli che interessano al grande pubblico, che investe o risparmia piccolissime cifre”. Così come può essere efficace creare contenuti che sfidano i precocetti di chi guarda, come quelli attorno all’immobiliare: “In Italia si credono tutti grandi esperti del mattone, anche quando nella vita hanno comprato solo una casa”.
Oltre ad offrire una selezione di temi che non siano troppo di nicchia, l’attività sui social rivolta ai più giovani non può che ricorrere a qualche semplificazione nel linguaggio, “spiegare alcune cose e non darle per scontate, mettendosi sempre nei panni di chi non sa e vuole imparare”. Di fatto, su Youtube molti consulenti finanziari professionisti provano a mostrare la propria competenza pubblicando video divulgativi. Difficilmente, però, attirano numeri significativi. E la ragione è che le competenze sono sì importanti, ma non bastano sui social, dove conta soprattutto la capacità di comunicare. “Quello che ho notato in molti professionisti che si approcciano alla piattaforma è che il gergo o il tono di voce non sono ‘amichevoli’, ma sono più simili a quelli del professore in cattedra”, dice Michelangeli, “chi apre Youtube difficilmente va alla ricerca di video di questo tipo, ci dev’essere sempre una componente di intrattenimento”.
Senza dubbio raggiungere investitori più giovani risulta più facile per ragazzi come Michelangeli, in cui i primi si riconoscono. “Ai professionisti consiglio di scrollarsi di dosso il paternalismo di chi è più grande: questo infastidisce e allontana chi guarda, l’autorevolezza non si ottiene facendo la voce grossa. Al contrario suggerisco di essere empatici e amichevoli con chi sta dall’altra parte, anche se non sempre è facile immaginare il pubblico dietro alla telecamera. Parlate come a un vostro amico stretto”.