Istituire un’Agenzia fiscale europea: questa la proposta di oltre 130 professori universitari di diritto tributario, di più Stati Membri dell’Unione europea, con una lettera aperta al Commissario europeo per l’Economia uscente, Paolo Gentiloni.
La necessità di una politica fiscale europea centralizzata
Perché una nuova Agenzia con specifico focus sul fisco? Per garantire l’attuazione di una politica fiscale europea centralizzata e ridimensionare il problema del coordinamento tra le normative tributarie dei Paesi membri.
La proposta rappresenta il culmine di una riflessione che trova il proprio fondamento nei risultati di alcuni audit sugli scambi di informazioni fiscali tra i Paesi membri della Ue avviato dalla Corte dei Conti europea nel 2021.
Le criticità del sistema attuale di scambio di informazioni fiscali
La Corte ebbe modo di rilevare che il sistema attuale per lo scambio di informazioni fiscali all’interno dell’Unione europea è consolidato e potenzialmente efficace. Tuttavia, aggiunse, sarebbe necessario un approccio più sistematico in tema di monitoraggio e garanzia della qualità dei dati trasmessi, oltre che in ordine all’utilizzo delle informazioni ricevute.
In termini più specifici, dagli audit condotti dalla Corte emerge che le informazioni scambiate tra gli Stati membri sono di modesta qualità e non vengono utilizzate in modo adeguato.
Il tutto, senza un efficace monitoraggio del sistema.
In altre parole, un quadro normativo sullo scambio di informazioni ben strutturato, ma con un’applicazione poco efficiente.
I benefici attesi dall’istituzione di un’Agenzia fiscale europea
È evidente, fosse anche solo per questo aspetto, che la proposta di istituire un’Agenzia fiscale europea che sovrintenda alla corretta trasmissione e a un adeguato uso dei dati reciprocamente inviati dalle amministrazioni finanziarie non può che accogliersi con favore.
D’altra parte, e più in generale, l’Agenzia fiscale non sarebbe la prima Agenzia in Europa. Ve ne sono altre, in settori diversi: tra le altre, l’Autorità bancaria europea (Eba), l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra).
Gli obiettivi dell’Agenzia fiscale europea
La centralità che l’Agenzia fiscale europea potrebbe assolvere nel contesto giuridico ed economico unionale è confermata dagli obiettivi che la stessa potrebbe raggiungere, ovvero:
- in una prima fase, facilitare la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri con l’obiettivo di applicare in modo coerente, efficiente ed efficace le 15 direttive europee in materia di imposte dirette e indirette attualmente in vigore, e coordinare ispezioni e controlli congiunti in materia fiscale;
- in una seconda fase, operare nell’ambito delle imposte armonizzate, con un focus particolare sulla gestione delle piattaforme fiscali comuni che gestiscono le informazioni scambiate tra le amministrazioni finanziarie degli Stati membri.
L’Agenzia potrà anche facilitare le attuali attività di scambio di informazioni e contribuire all’utilizzo efficiente del flusso di informazioni, sempre con l’obiettivo di contrastare l’evasione e l’elusione fiscale.
La sfida del consenso tra gli Stati membri
La proposta d’istituzione è già stata valutata positivamente dalla Commissione uscente, secondo la quale un organismo con compiti specifici in materia di imposte potrà rendere più efficienti le azioni intraprese in materia di scambio di informazioni e di cooperazione amministrativa, in particolare con l’entrata in vigore della direttiva Dac7, avvenuta ad inizio anno, che ha allineato il quadro Ue della cooperazione amministrativa fiscale agli sviluppi internazionali in tema di digital and gig economy e, in particolare, allo standard di comunicazione e scambio delle informazioni di cui alle “Model rules for reporting by platform operators with respect to sellers in the sharing and gig economy” pubblicate dall’Ocse tra il luglio 2020 e il giugno 2021.
L’istituzione di tale organismo unico a livello europeo dovrebbe anche favorire l’applicazione sistematica e univoca della cosiddetta Direttiva “Unshell”, la cui entrata in vigore è stata rimandata al 1 gennaio 2025, avente l’obiettivo di contrastare l’utilizzo di società non operative a fini fiscali.
Infine, l’Agenzia fiscale europea potrebbe costituire la naturale evoluzione della rete Eurofisc, istituita nel 2010 per combattere le frodi Iva transfrontaliere.
Il futuro della proposta e l’armonizzazione fiscale in Europa
È evidente, dunque, che sono diversi gli elementi a favore dell’istituzione di un’Agenzia fiscale a livello unionale.
Va rilevato, però, che l’istituzione di una siffatta Agenzia potrebbe trovare un limite d’ordine attuativo nelle competenze – del tutto limitate, e perlopiù affidate a strumenti di soft law – che l’Unione europea ha in materia tributaria.
Basti pensare, in primis, al “vincolo dell’unanimità”, che impone che sulle scelte di politica fiscale a livello unionale vi sia l’accordo di tutti gli Stati membri.
In tal senso, l’istituzione di un’Agenzia fiscale europea dovrebbe probabilmente richiedere il consenso di tutti gli Stati; cosa non semplice, alla luce delle note divergenze in materia tributaria.
Non va dimenticato, in proposito, che il processo di armonizzazione fiscale a livello europeo ha trovato piena realizzazione soltanto limitatamente a Iva e accise, per le quali però il contrario sarebbe stato impensabile in un mercato comune. Viceversa, l’imposizione diretta rimane di stretta competenza dei singoli Stati.
Questo, dunque, potrebbe essere il primo, vero scoglio.
Non resta che attendere l’insediamento dei nuovi componenti della Commissione e augurarsi che la proposta di istituzione di un’Agenzia Fiscale europea possa trovare presto attuazione.