Il ricorso a un patto di famiglia per gestire al meglio la successione in azienda
Il ricorso a un patto di famiglia per gestire al meglio la successione in azienda
Come gestire al meglio la successione in azienda? La necessità di un ordinato passaggio generazionale può rendere necessario ricorrere ad un accordo tra i familiari (patto di famiglia) per disegnare poteri e responsabilità
Tommaso ha 70 anni, tante certezze e altrettanti dubbi. Ha un’azienda piccola ma florida che ha sviluppato negli anni in un contesto non facile, con un mix di prudenza e coraggio. E tanto duro lavoro. I suoi due figli minori sono cresciuti in fretta, ora sono uomini di 36 e 34 anni, entrambi ambiziosi e competitivi, ma con caratteri diversi. Più riservato Paolo, il primo, più estroverso il secondo, Simone.
Sabrina, la prima figlia, ha presto scelto di fondare una famiglia e ha dato due nipoti a Tommaso e a sua moglie Vittoria. Italo, il marito di Sabrina, è figlio di uno dei migliori amici di Tommaso, imprenditore a sua volta.
La vita e la famiglia di Tommaso ruotano intorno all’azienda. Tommaso è in buona salute, ma comincia ad avvertire il peso della stanchezza e la voglia di vivere una vita più serena con la moglie Vittoria. Allo stesso tempo, vuole valutare se i suoi figli siano in grado di far prosperare l’azienda e non vuole
fare mancare loro la sua guida, così come suo padre aveva fatto con lui.
A giorni alterni, riceve telefonate e visite di intermediari e fondi di private equity. I pareri sono unanimi: l’azienda è matura ma ha ancora margini di crescita, il mercato tende all’aggregazione, c’è fiducia e i multipli sono alti. Certi treni passano raramente e tra 4-5 anni la situazione potrebbe essere
diversa. Se non altro, Tommaso andrà per i 75… E poi quell’impianto visto in fiera a Francoforte sarebbe una grande svolta. Per acquistarlo, ci vorrebbe un socio forte ma paziente. Oppure avere quarant’anni…
Vendere ai concorrenti l’azienda di famiglia è fuori questione. Un fondo d’investimento sarebbe ideale, ma significa cedere tutto subito o comunque nei prossimi cinque anni. E’ in gioco il futuro professionale dei figli, Tommaso è inquieto. Se Tommaso vorrà dare fiducia ai figli Paolo e Simone, e alla loro capacità di rendere complementari caratteri opposti, potrà farlo stringendo un patto con i suoi familiari con il quale, mantenendo il suo ruolo di guida morale e materiale, progettare e guidare la sua progressiva uscita dalla vita in azienda e il corrispondente consolidamento del ruolo di imprenditori di Paolo e Simone.
Il patto si fonderà su impegni reciproci forti e chiari e, soprattutto definitivi: Tommaso farà un passo indietro e non venderà l’azienda se e fintanto che Paolo e Simone si dimostreranno in grado di raccogliere la sua eredità imprenditoriale, insieme. Tommaso riflette anche sul fatto che Italo e Sabrina hanno già l’azienda di famiglia di Italo di cui occuparsi e potrebbero
vedere di buon occhio una liquidazione della quota di Sabrina. La moglie Vittoria è d’accordo con Tommaso e pensa che Sabrina accetterà di “cedere” senza possibilità di ripensamenti l’azienda ai fratelli.
Con questa idea in mente, Tommaso proporrà di trasmettere ai figli Paolo e Simone, in comunione tra loro, la ampia maggioranza delle partecipazioni, trattenendo per sé le residue partecipazioni con alcuni diritti di governance e un diritto rafforzato ai dividendi che garantisca a sé e alla moglie Vittoria
un tenore di vita adeguato e un piccolo capitale in caso di vendita. Con un testamento, Tommaso potrà attribuire l’usufrutto sulle partecipazioni alla moglie e la nuda proprietà ai due figli Paolo e Simone, per consentire loro di godere pienamente dell’eventuale ulteriore valore creato gestendo
l’azienda dopo la morte di mamma Vittoria.
Paolo e Simone si impegneranno a non cedere le loro azioni per 5 anni, alternandosi a cadenze regolari come rappresentanti della maggioranza in assemblea dei soci. E comunque sarà Tommaso, di fatto, a decidere se e a chi si venderà, forte delle sue partecipazioni.
Sabrina otterrà dai fratelli una compensazione economica pari al valore attribuito nel patto al 30% dell’azienda, sulla base di una perizia valutativa effettuata da un esperto. I fratelli avranno la possibilità di versare a Sabrina, a partire dal quinto anno, l’importo pattuito in rate annuali di importo variabile a seconda dei risultati aziendali dell’anno precedente, ma comunque non inferiore a un determinato importo minimo. Se venderanno le proprie azioni, i fratelli saranno obbligati a pagare immediatamente l’intero importo residuo dovuto alla sorella, maggiorato di una percentuale
variabile sulla differenza tra il prezzo di rivendita e il valore della società al momento del patto, in misura decrescente col passare degli anni.
Valutata l’azienda e condiviso l’assetto patrimoniale che ne deriva, non resta che scrivere il patto di famiglia, un patto parasociale e uno statuto che contengano le regole necessarie a dare esecuzione al patto, e la famiglia sarà pronta per ritrovarsi dal notaio per sancire il futuro dell’azienda di famiglia.
Il patto di famiglia è l’unico strumento che consente di regolare ai fini successori il trasferimento di aziende e partecipazioni in modo definitivo.
Oltre a questa preziosissima stabilità, la legge premierà la scelta di continuità operata da Tommaso consentendo ai suoi figli, beneficiari rispettivamente dell’azienda e di una rendita compensativa, di godere di un’esenzione dall’imposta di donazione e successione sulle partecipazioni nella società di famiglia trasferite con il patto.
(*) Studio Russo De Rosa Associati

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