L’India supera la Cina: nuova portavoce della ripresa globale

“Chi alimenterà il prossimo round di ripresa globale? Al momento, tutti i segnali puntano all’India”. Così la potenza asiatica si prepara a prendere il posto della Cina come motore di crescita emergente. Ne parliamo con UTI International

Il mercato indiano potrebbe risultare il più performante dell’anno. Le previsioni ottimistiche sul Pil 2021, le performance registrate sul mercato azionario e i dati legati ai trend di vaccinazioni nel paese incoraggiano la ripresa dell’attività economica post pandemia. Secondo gli esperti di UTI International, l’India è ora pronta ad assumere il ruolo della Cina come motore di crescita affidabile del mondo, per una serie di motivi.

I numeri della crescita

Il 21 ottobre 2021, il Ministry of health and family welfare del governo indiano ha comunicato l’avvenuta somministrazione di 1 miliardo di dosi di vaccino, raggiungendo circa la metà della popolazione indiana (che ora, nel 51% dei casi, ha assunto almeno una dose). I dati favorevoli sul recupero dalla seconda ondata della pandemia stanno favorendo una rapida normalizzazione dell’attività economica, cui si aggiungono i dati positivi legati all’ambito macro. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) aggiornate ad ottobre 2021, la crescita del Pil indiano dovrebbe attestarsi al 9,5% per l’anno in corso e all’8,5% nel 2022. Con riferimento allo stesso frangente di tempo, le stime parlano di un +8% e +5,6% per la Cina. Più staccati gli Stati Uniti, con una stima 2021 del 6% e del 5,2% anno su anno.

“Chi alimenterà il prossimo round di ripresa globale? Al momento, tutti i segnali puntano all’India” afferma Praveen Jagwani, chief executive officer (ceo) di Uti International. “L’India ha dimostrato di avere l’aspirazione e la determinazione per controbilanciare la Cina nell’Indo-Pacifico”.

Le performance del mercato indiano

Alle previsioni ottimistiche si affiancano le performance della borsa valori indiana. Secondo gli esperti di UTI, la “ricerca dell’affare”, soprattutto tra le grandi compagnie tecnologiche americane e cinesi, ha nel tempo allontanato gran parte degli investitori globali dall’India, le cui valutazioni recano un costo maggiore rispetto a quelle cinesi. A discapito di ciò, sottolinea l’esperto, durante lo scorso decennio, l’indice MSCI India ha garantito ritorni annualizzati più alti dell’MSCI Emerging Markets Index (in dollari, 124% rispetto a 66%) e, per la maggior parte del tempo, anche della Cina (106% dell’indice CSI 300).

Se si analizzano i primi nove mesi del 2021, i dati aggiornati mostrano una performance year-to-date (ytd) dell’indice MSCI India pari quasi al +29%, superiore al +0,6% registrato dall’MSCI Emerging Markets. L’indice Nifty 50, che rappresenta la media ponderata delle 50 maggiori società indiane quotate alla borsa nazionale, sta sovraperformando anche l’S&P500, con un rendimento ytd pari a +25% contro il +17,7% dell’indice statunitense.

Chiudono il quadro indicatori di mercato in crescita (tra cui il p/e e il p/b ratios del Nifty 50), nonché un mercato delle Ipo in grande fermento negli ultimi 18 mesi.

Incognite a cui prestare attenzione

Praveen ipotizza quattro fattori chiave a cui prestare attenzione e che sono alla base delle previsioni favorevoli per i mercati azionari indiani. In primo luogo, sottolinea la forza della giovane classe media indiana, che lavora, consuma e investe. In secondo luogo, l’India è all’apice di un boom del credito guidato dal settore tecnologico, grazie anche ad un minor debito di aziende e famiglie indiane rispetto ai coetanei globali. In terzo luogo, il primo ministro Narendra Modi (eletto nel 2014 e riconfermato nel 2019) ha avviato un programma di riforma che ha costantemente demolito le inefficienze strutturali dell’economia, accelerando la crescita. Infine, il nervosismo globale nei confronti di Pechino sta costringendo aziende e governi a cercare altre opportunità e a ridurre la dipendenza dalla Cina, dove la repressione delle società tecnologiche e dei capi del settore ha scosso gli investitori globali. Secondo l’Un’s World investment report 2021, gli investimenti esteri diretti in India nel 2020 sono stati pari a 64 miliardi di dollari e insieme con gli investimenti di portafoglio hanno raggiunto ritmi senza precedenti.

Opportunità d’investimento

I dati raccolti aprono a diverse opportunità. Le tendenze dell’inflazione risultano più frenate rispetto agli Usa. La ripresa della crescita viene scontata nelle valutazioni, che essendo elevate rispetto al passato potrebbero rappresentare un freno per i rendimenti. “Acquistare in modo intelligente, tuttavia, è meglio che acquistare a buon mercato”, sottolinea Praveen. “Le azioni indiane come quelle di qualsiasi altro emergente mercato rimarranno volatili” continuano da UTI, “ma l’India ricompenserà coloro che hanno mantenuto gli investimenti per l’orizzonte temporale da tre a cinque anni”. Nonostante le apparentemente elevate valutazioni delle azioni indiane (il cui costo ha allontanato gli investitori in passato), sono previsti rendimenti più elevati per gli azionisti. Tra i settori più interessanti a detta di UTI, quelli dell’auto, il farmaceutico, dei beni di consumo e le banche del settore privato.

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