Fondi Esg, ecco come i fund selector compiono le loro scelte

3 MIN

Cambia il mondo, si trasformano le regole del gioco. Nel panorama degli investimenti responsabili, l’accezione è delle più serie: l’obiettivo è direzionare i capitali in modi performanti non solo per gli investitori, ma anche (e soprattutto) per il pianeta. Conoscerne la prassi diventa quindi strategico. Ecco il punto di vista degli addetti ai lavori, i fund selector

In principio, vi fu Jean-Baptiste de Lamarck: l’evoluzione degli organismi viventi dipendeva dall’ereditarietà di alcuni caratteri acquisiti, funzionali alla sopravvivenza, nel passaggio tra generazioni. Sebbene confutata solo pochi decenni dopo dal padre della biologia moderna, l’abate ceco Gregor Johann Mendel, e reputata persino controversa in tempi più recenti, la tesi del naturalista francese riassumeva in senso più universale quanto di più auspicato dall’essere umano: il tanto sofferto cambiamento e l’adattamento che ne consegue non si esauriscono con la morte, ma influenzano e rafforzano le generazioni future. Ovvero, cosa resta se non quanto imparato grazie a chi ci ha preceduto? Negli ultimi anni, il panorama degli investimenti sostenibili si è evoluto in fretta. Nel farlo ha trascinato con sé schemi ormai desueti e ha incluso nuove variabili per comporne di nuovi, capaci di includere e adattarsi alle trasformazioni subite. Quei caratteri acquisiti vengono oggi ereditati dai decisori politici e dagli investitori più responsabili ma, soprattutto, dai protagonisti della finanza attenta alle considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG).

A seguirne da vicino lo sviluppo è anche PGIM Investments, grazie alla ricerca semestrale Gatekeeper Pulse, che esplora le opinioni dei selezionatori di fondi in Europa e in Asia con particolare riguardo all’ambito degli strumenti sostenibili. Alessandro Aspesi, Country Head Italy, ha risposto per noi ad alcune domande a riguardo.

Perché questa ricerca?

Tra Lamarck e Mendel vi è un tassello fondamentale della storia della biologia, ovvero la teoria della selezione naturale di Charles Darwin. Secondo il biologo britannico, a sopravvivere sono gli individui che possiedono delle differenze “vincenti” ed ereditabili, che meglio si adattano al cambiamento. L’operato dei fund selector è simile: nel lungo percorso della transizione a un’economia sostenibile, i selezionatori permettono di identificare quelle strategie che meglio risponderanno alle sfide del domani, oltre che a quelle di oggi. Ecco perché è centrale per noi conoscerne le opinioni. La ricerca Gatekeeper Pulse, giunta alla sua terza edizione, aspira a evidenziare alcuni fenomeni destinati a restare e a tracciare alcune traiettorie nell’evoluzione degli investimenti sostenibili.

Ad esempio?

Gli investimenti ESG vanno incontro a sfide importanti: saranno nel mirino per una crescente pressione politica e verranno sottoposti a nuovi livelli di controllo normativo. L’accresciuta attenzione complica uno scenario già ambiguo che, nella migliore delle ipotesi, alimenta la confusione e, nella peggiore, lascia spazio a fraintendimento. Individuare e approfondire le questioni più urgenti in tal senso è di grande importanza per rispondere al meglio alle esigenze del mercato e degli investitori.

Con che metodologia è stata condotta?

La terza edizione della ricerca ha raccolto le testimonianze di un campione di 210 fund selector, di cui 150 in Europa e 60 in Asia, che operano presso grandi istituzioni finanziarie globali e si occupano della selezione di prodotti obbligazionari e/o azionari.

Quali le evidenze emerse?

Vi sono nuove variabili che delineano la formula con cui i fondi sostenibili vengono proposti agli investitori dalle istituzioni, superando la scrematura effettuata dai fund selector. Le opinioni sono ad esempio allineate circa le allocazioni ESG investment grade (privilegiato rispetto agli altri strumenti obbligazionari) e sulla necessità di una maggiore trasparenza nel reporting dei risultati (in cima alla lista dei desideri degli intervistati). Vi sono tuttavia alcune particolarità a livello regionale. Ad esempio, il 21% dei selezionatori di fondi nella regione Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) concorda sul fatto che i fondi azionari ESG possano sovraperformare le controparti non sostenibili in qualsiasi contesto, contro il 13% della media globale. Su una linea simile, il 70% dei selezionatori di fondi a Singapore pensa che i fondi azionari che integrano i criteri ESG nella loro analisi fondamentale abbiano maggiori probabilità di sovraperformare rispetto ai fondi azionari ESG esclusivi.

Quali sono i fattori che guidano le scelte dei fund selector in ambito ESG?

Dalla ricerca Gatekeeper Pulse emergono ad esempio sei fattori:

  • Screening come obiettivo principale: il 56% dei selezionatori di fondi europei considera lo screening positivo come l’obiettivo di investimento aggiuntivo che influisce maggiormente nella scelta di fondi azionari ESG per la propria piattaforma. Vi sono tuttavia delle differenze regionali: in Asia il goal privilegiato è l’investimento tematico (per il 69% degli intervistati);
  • Track record a lungo raggio: l’85% dei selezionatori di fondi considera “molto importante” il track record dei rendimenti di un fondo degli ultimi 5 anni o più, il che lo rende il fattore più rilevante del loro processo di valutazione. Le aspettative di performance dei 5 anni successivi (o più) vengono subito dopo. L’aspetto meno urgente è la performance dell’ultimo anno;
  • Preferenza per gli indici globali: per valutare la performance relativa dei fondi azionari ESG, l’80% dei fund selector afferma di preferire gli indici ESG del mercato globale (es. indici azionari MSCI ESG), seguiti da quelli del mercato nazionale (es. indice S&P 500 ESG, importante per il 54% degli intervistati) e da quelli del mercato regionale (es. indice Stoxx Europe 600 ESG-X);
  • Attenzione alle etichette: l’etichetta volontaria Ecolabel UE, creata nel 1992 con lo scopo di certificare il ridotto impatto ambientale di prodotti o servizi offerti, per il 32% dei fund selector rappresenterà la classificazione ESG il cui utilizzo sarà più in crescita nei prossimi 12-24 mesi. Rispetto ai livelli attuali, infatti, verrà utilizzata dal 10% in più dei rispondenti per selezionare nuove strategie ESG, dopo la normativa SFDR e gli SDGs;
  • Alla ricerca di trasparenza: il 62% dei gatekeeper ritiene che un reporting più trasparente e dettagliato sia il modo migliore con cui gli asset manager possano incoraggiare un aumento delle allocazioni dell’azionario ESG. Seguono, tra gli altri, la maggior chiarezza della terminologia e degli standard (50%), la presenza di risorse e/o un team interni dedicati ai temi ESG (41%) e una metodologia di rating e analisi ESG proprietarie (38%);
  • Non ridurre le aspettative di performance: il 61% dei fund selector è convinta che gli investitori non debbano ridurre le loro aspettative di performance quando investono in fondi azionari ESG. Tuttavia, solo il 13% degli intervistati crede che i fondi azionari ESG sovraperformino i fondi non ESG in qualsiasi scenario di mercato. L’81%, invece, considera importanti i risultati ottenuti dai fondi ESG rispetto alla performance del mercato nel lungo periodo (5 anni o più)

In conclusione: un tema prioritario a livello globale?

Il disinvestimento da società energetiche tradizionali che emettono carbonio: la quota di fund selector che le escluderà completamente raddoppierà entro tre anni, raggiungendo il 18%.

Articolo tratto dal numero di maggio 2023 del magazine We Wealth

Fai rendere di più la tua liquidità e il tuo patrimonio. Un’opportunità unica e utile ti aspetta gratuitamente.

Compila il form qui sotto, ti colleghiamo con un consulente, per i tuoi obiettivi specifici.

Articoli correlati

Articoli più letti

Ultime pubblicazioni

Magazine
Magazine N. 67 – aprile 2024
Magazine 66 – marzo 2024
Guide
Design

Collezionare la nuova arte fra due millenni

INVESTIRE IN BOND CON GLI ETF

I bond sono tornati: per anni la generazione di income e la diversificazione del rischio erano state erose dal prolungat...

Dossier
Più dati (e tech) al servizio del wealth
Il Trust in Italia