Da spettatrice a protagonista? La Cina nel conflitto russo-ucraino

Tra accuse ufficiali e notizie non confermate, il ruolo della Cina nel conflitto tra Ucraina e Russia non è ancora chiaro. Secondo gli esperti di NN Investment Partners, tuttavia, il Dragone potrebbe fare la differenza

“La Cina potrebbe essere determinante per le sorti della guerra in Ucraina nel medio e lungo termine”. Così Maarten-Jan Bakkum, Senior emerging market strategist di NN Investment Partners, secondo cui “finora la Cina ha svolto un ruolo passivo nel conflitto”. Lo dimostrano i fatti: inizialmente, infatti, Pechino sembrava aver tacitamente approvato, almeno in parte, le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia. All’alba del quattordicesimo giorno di guerra (lo scorso 9 marzo), tuttavia, il portavoce del Ministero degli esteri cinese Zhao Lijian ha puntato il dito contro Stati Uniti (Usa) e Nato, evidenziandone le responsabilità e condannando i provvedimenti presi nei confronti del presidente russo Vladimir Putin. Nonostante ciò, secondo gli esperti di NN IP, “il governo cinese è probabilmente scontento dei tempi dell’invasione”. Vediamo perché.

Disinformazione o rivelazioni?

La Cina si è presentata come un attore neutrale nella crisi ucraina. Allo stesso tempo, però, si è rifiutata di condannare la Russia per aver invaso il paese. Le notizie circolate riguardo l’effettivo ruolo giocato dal Dragone nel conflitto sono state diverse, spesso non confermate o smentite. Un rapporto dell’intelligence occidentale afferma che i funzionari cinesi avevano un certo livello di conoscenza diretta delle intenzioni del presidente Putin, a cui Xi Jinpijg avrebbe chiesto di rinviare l’invasione alla fine delle Olimpiadi invernali di Beijing (durante le quali i due leader si sono incontrati). Una richiesta non soddisfatta, che potrebbe giustificare l’iniziale malcontento cinese. In aggiunta, secondo quanto riportato da alcuni funzionari statunitensi al Financial Times, la Russia avrebbe chiesto alla Cina l’invio di attrezzature militari. Zhao Lijian ha in seguito respinto tali affermazioni, etichettandole come tentativi di “disinformazione” da parte degli Usa.
La risposta statunitense non è tuttavia tardata nell’arrivare. Prima di lasciare Washington D.C. alla volta di Roma per i colloqui fissati al 14 marzo con Yang Jiechi, massimo funzionario della politica estera cinese, Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, ha infatti avvertito la Cina di non cercare di “salvare” la Russia aiutando Mosca a eludere le sanzioni imposte da Usa e alleati.

Le considerazioni di Pechino

La posizione neutrale di Pechino potrebbe essere giustificata dai rapporti che intercorrono tra i due paesi. Secondo il World integrated trade solution (Wits), nel 2021 il principale partner commerciale della Russia è stato proprio la Cina. “È improbabile che le sanzioni occidentali vengano revocate nel prossimo futuro, il che significa che la Russia ha bisogno di vendere una percentuale maggiore della propria energia alla Cina” commenta Bakkum. “Con la Cina desiderosa di ridurre l’utilizzo del carbone per la produzione di elettricità, una quantità maggiore di gas naturale russo in entrata sarebbe più che gradita”.
La tempistica dell’invasione non gioca comunque a favore del Dragone, dati i venti contrari che la sua economia sta ancora affrontando. Il paese, infatti, è ancora alle prese con la crisi immobiliare e i problemi legati alla pandemia. “Una riduzione del commercio mondiale e prezzi dell’energia molto più elevati rappresentano minacce significative per l’economia cinese, che negli ultimi anni ha saputo limitare i danni soprattutto grazie alla fortissima crescita delle esportazioni”, spiegano da NN IP.
La leadership cinese ha annunciato un obiettivo di crescita per l’economia cinese di “circa il 5,5% nel 2022. Si tratta di un obiettivo ambizioso vista la debole dinamica di crescita attuale” aggiunge Bakkum. “I nuovi rischi per le esportazioni significano che un ampio ciclo di allentamento delle politiche è diventato ancora più urgente”. Così lo stimolo aggressivo previsto da NN IP, in particolare sul lato fiscale, risulta più probabile anche dal punto di vista monetario.

Un occhio al portafoglio

La previsione del maggiore stimolo di politica monetaria in Cina ha indotto gli esperti di NN IP a sovrappesare i titoli di Stato cinesi nel portafoglio multi-asset, “Allo stesso tempo, siamo sottoponderati nel debito dei Mercati emergenti (Me) in valuta locale” aggiungono. L’invasione russa dell’Ucraina, infatti, sta creando una maggiore pressione inflazionistica in tutto il mondo emergente ed è probabile che la maggior parte delle banche centrali nei Me proseguirà su un percorso di inasprimento. “Ciò dovrebbe esercitare un’ulteriore pressione sui rendimenti delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale”.
La guerra è anche il motivo principale per cui rimanere sovrappesati in materie prime generiche e sottopesati sia nel credito investment grade che nell’area euro ad alto rendimento dell’Eurozona. Il conflitto militare, le accresciute tensioni geopolitiche e il potenziale embargo di petrolio e gas russo stanno aumentando il rischio di interruzioni delle forniture di materie prime ed è probabile che i prezzi aumentino ulteriormente. La fornitura di energia e metalli industriali come nichel, alluminio e palladio sono i più a rischio. Allo stesso tempo, i flussi verso i beni rifugio e l’aumento della domanda di coperture contro l’inflazione dovrebbero sostenere i metalli preziosi. “Fintanto che la situazione in Ucraina continua a causare tensioni sui mercati delle materie prime, prevediamo che la volatilità rimarrà elevata e gli spread si allargheranno ulteriormente”, conclude Bakkum.

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