Oggi più che mai, pensare al clima aiuta (anche) la performance

Performance e masse gestite provano che oggi pensare al clima aiuta anche i rendimenti degli investimenti, oltre che il pianeta. L’azione è impellente: lo conferma il modello dei nove limiti planetari

“A differenza di qualche anno fa, oggi pensare al clima ‘aiuta’ anche quando si parla di investimenti e non solo di pianeta”. Così Ivo Luiten, Lead portfolio manager delle strategie a impatto di NN Investment Partners. A confermarlo il report How Does European Sustainable Funds’ Performance Measure Up? di Morningstar Manager Research che mostra come dal 2009 al 2019 circa il 59% dei fondi sostenibili abbia battuto la media dei corrispettivi fondi tradizionali. Performance superiori, ma anche una questione di sopravvivenza: secondo lo stesso studio, il 72% dei fondi sostenibili che gli investitori avevano a disposizione 10 anni fa era infatti ancora operante al 2019, contro il 45,9% dei fondi tradizionali.
Una resilienza che, continuano da Morningstar, avrebbe retto anche durante la crisi pandemica e che pone i prodotti sostenibili in lizza per conquistare il mercato. La prova arriva dall’Esg Midyear Outlook 2021 di Bloomberg Intelligence, secondo le cui previsioni gli asset Esg potrebbero superare i 50 mila miliardi di dollari entro il 2025, arrivando a rappresentare più di un terzo dei 140,5 mila miliardi previsti di asset under management a livello globale.

Clima e non solo: i 9 limiti planetari

“I flussi che osserviamo sono solo l’inizio di una tendenza pluriennale che continuerà a crescere man mano che l’emergenza climatica si rende evidente a più persone”, afferma Luiten. Emergenza che non può più essere ignorata o sottovalutata, secondo Johan Rockström, professore svedese e direttore congiunto del Potsdam Institute for Climate Impact Research in Germania. Suo il modello dei nove limiti planetari, ovvero un modello ambientale di nove limiti all’interno dei quali la vita umana può continuare a prosperare e che, se superati, porteranno a conseguenze disastrose per il pianeta. Di questi, quattro sono tuttavia già a rischio: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità ed estinzioni, sfruttamento del suolo e ciclo di nutrienti come azoto e fosforo. Ancora su livelli “contenibili” i restanti cinque: riduzione dell’ozono, inquinamento chimico e rilascio di nuove entità, consumo di acqua dolce e ciclo idrologico globale, acidificazione degli oceani e caricamento degli aerosol atmosferici.

La soluzione di NN IP

Del modello dei nove limiti planetari tiene conto la soluzione NN Climate & Environment, pensata per gli investitori che intendono contribuire attivamente al processo di transizione energetica e classificato come Articolo 9 secondo la Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr). Una strategia che “adotta un approccio olistico alla questione del cambiamento climatico”, aggiunge Luiten. “Il fondo lavora in modo complesso: non abbiamo un benchmark, ma investiamo in quality compounder, ovvero società che hanno un vantaggio competitivo sostenibile che consente loro di generare profitti grazie a un business model affermato. Cerchiamo investimenti che siano resilienti perché hanno tecnologie consolidate e servizi molto attraenti”, conclude l’esperto di NN IP.

 

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