Debito dei mercati emergenti: 5 modi per essere più responsabili

La transizione verso un’economia net zero e gli investimenti sostenibili ad essa correlati stanno modificando i mercati, in particolar modo quelli emergenti. Ne parliamo con gli esperti di NN Investment Partners

Il ruolo dell’investimento responsabile come megatrend proseguirà anche in futuro, influenzando la struttura dei mercati obbligazionari e, in particolare, il debito dei mercati emergenti (me). Nel 2021, “sono stati compiuti grandi passi per migliorare ulteriormente il modo in cui incorporano i fattori Esg nelle politiche, nei quadri normativi, nei principi e nei processi di investimento” spiegano gli esperti di NN Investment Partners. Man mano che le politiche climatiche si delineano e diventano sempre più importanti, l’impatto sulle regolamentazioni generali e sugli stanziamenti di bilancio (dei paesi, ma anche degli emittenti aziendali) nei mercati emergenti sarà maggiore. “Guardando al 2022, vediamo cinque tendenze chiave importanti per i paesi in cui investiamo”. Scopriamo insieme quali.

Debito dei mercati emergenti: 5 modi per essere più responsabili

 

1. La regolamentazione

L’evoluzione della regolamentazione continuerà a guidare la standardizzazione nei mercati finanziari, anche per quanto riguarda la sostenibilità. In aggiunta, i nuovi requisiti di rendicontazione faranno sì che si produca una grande quantità di dati aggiuntivi. “Molti gestori patrimoniali stanno integrando le variabili Esg nei loro processi, ma il passaggio a modelli basati su contributi positivi deve ancora essere adottato da un gran numero di loro” aggiungono gli esperti.

 

2. La transizione più equa

Misurare gli effetti della transizione verso lo zero netto è necessario per impedire che questa si traduca in una maggiore disuguaglianza in tutto il mondo. Sono diverse le potenziali conseguenze negative di politiche climatiche ambiziose sulle variabili socioeconomiche, soprattutto in alcune parti del mondo, e modelli più olistici come i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg) stanno già affrontando queste preoccupazioni. “Riteniamo che l’incorporazione delle variabili sociali nelle politiche climatiche riceverà maggiore attenzione in futuro, il che è importante dal punto di vista dei mercati emergenti” sottolineano da NN IP.

 

3. I rischi, le opportunità e la modellizzazione economica

Le opportunità legate al clima, ma anche i rischi fisici, gli sviluppi recenti, gli scenari previsionali e i livelli di ambizione vengono incorporati dai dati, e mentre ciò accade il mercato prezza questi fattori, considerandoli nelle valutazioni del debito dei me. In questo contesto, alcuni emittenti dei Me potrebbero registrare grandi miglioramenti, anche se in ritardo in termini assoluti rispetto alle economie dei paesi sviluppati. “Questo potrà riflettere il loro basso Prodotto interno lordo (Pil) pro capite piuttosto che il loro livello di ambizione” evidenziano da NN IP. Un altro aspetto importante da considerare, soprattutto per i mercati emergenti, potrebbe essere il modo in cui in cui il processo di adattamento agli effetti negativi attesi del cambiamento climatico potrà essere valutato nella modellizzazione economica dei percorsi climatici.

 

4. Il raggiungimento degli Sdg

I me dovrebbero aumentare la propria capacità di spesa per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), attraverso una combinazione di politiche interne e il sostegno di organismi internazionali, come le banche di sviluppo e il Fondo monetario internazionale (Fmi), o attraverso accordi multilaterali. Nel 2019, l’Fmi aveva infatti stimato che la spesa relativa agli Sdg nei settori della salute, dell’istruzione, delle strade, dell’acqua, dei servizi igienico-sanitari e dell’elettrificazione nei paesi in via di sviluppo era al di là della loro capacità fiscale, portando a un divario di finanziamento di 300-500 miliardi di dollari all’anno solo in questi settori. Il fabbisogno aggiuntivo di spesa entro il 2030 in percentuale del Pil per questi settori è aumentato in modo significativo a causa della pandemia. Ma c’è una notevole variazione tra i paesi: i me in media hanno visto aumentare il loro fabbisogno di spesa di 4 punti percentuali (pp) del Pil, ma per i paesi a basso reddito il salto è stato di 15 pp. “In Benin, il fabbisogno aggiuntivo di spesa è aumentato di 21 pp, in Ruanda di 19 pp e in Vietnam di 6 pp” aggiungono gli esperti.

 

5. Le carenze finanziarie

Gli obiettivi globali e l’Accordo di Parigi non saranno raggiunti a meno che non vengano colmate le lacune finanziarie dei me. Essi, infatti, potrebbero essere i responsabili della maggior parte della crescita futura delle emissioni man mano che svilupperanno ulteriormente le loro economie. “Invece di seguire le orme dei mercati sviluppati diventando più ad alta intensità di carbonio, essi dovranno sfruttare appieno le risorse energetiche pulite a loro disposizione” così da rendere lo sviluppo di centrali elettriche rinnovabili più competitivo rispetto a quello per impianti alimentati con combustibili fossili. In NN IP si è stimato che, a causa del potenziale non sfruttato delle energie rinnovabili e delle inefficienze esistenti, il costo medio della riduzione delle emissioni nei me è circa la metà rispetto a quello dei mercati sviluppati. Nonostante la logica economica retrostante sia chiara, tale transizione richiederà una spesa definita “senza precedenti”: già intorno al 2029 la spesa annuale per l’energia pulita dovrebbe essere aumentata di oltre 7 volte i livelli attuali, fino a superare i mille miliardi di dollari. “Affinché ciò avvenga, sarà fondamentale mobilitare capitali sia del settore pubblico che privato, pianificando al contempo con attenzione la transizione per evitare conseguenze socioeconomiche negative” concludono gli esperti.

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