Un farmaco per curare l’obesità? Negli Usa è possibile (e funziona)

L’obesità è una patologia largamente diffusa nella nostra società. L’inserimento nel mercato di farmaci che potrebbero aiutare a combatterla è visto come un nuovo campo di investimento interessante per i mercati azionari

Nel 2016, negli Stati Uniti sono stati venduti più di 5 milioni di libri legati a specifici regimi alimentari e che distribuiscono consigli su come perdere peso, come riporta Nielsen BookScan, fornitore di dati per il settore dell’editoria. Un’industria, quella delle diete su carta, che nel 2019 aveva raggiunto i 78 miliardi di dollari a livello globale, secondo ResearchAndMarkets.com. Il dimagrimento sembra infatti essere desiderio di molti: dal 2013 al 2016, il 49% della popolazione statunitense ha cercato di perdere peso. Tuttavia, solamente nel 20% dei casi tali imprese hanno avuto successo. 

Al di là della “semplice” remise-en-forme, i kg in eccesso possono rappresentare un pericolo per la salute dell’individuo, collegandosi a diverse patologie come il diabete di tipo 2, l’ipertensione, il colesterolo e le malattie coronariche. L’obesità è infatti un problema riconosciuto, oltre che diffuso: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), al 2016 vi erano circa 2 miliardi di persone sovrappeso nel mondo, di cui 650 milioni recanti un indice di massa corporea (bmi) uguale o superiore ai 30 kg/m2 e, quindi, definiti patologicamente obesi. Ad associarsi sono anche maggiori costi per la salute sostenuti da persone severamente sovrappeso, calcolati negli Stati Uniti a circa 1429 dollari in più rispetto a quelli spesi da una persona normopeso, stando ai dati del Centers for disease control and prevention (Cdc). Sebbene “l’obesità sia una condizione ritenuta biasimevole, associata a livelli di depressione superiori alla media e ad altri problemi psicologici, bastano piccole variazioni genetiche a livello individuale per produrre differenze significative nella gestione del peso” afferma Neil Robson, Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments. In questo contesto, la scienza può offrire una speranza. 

Due società sotto la lente de nostro desk azionario globale, Novo Nordisk e Eli Lilly, ne sono convinte” prosegue Robson. Entrambe hanno già all’attivo la produzione di farmaci per il diabete e sembra che Wegovy, prodotto dalla prima azienda, possa essere utile anche per la cura all’obesità. La caratteristica principale di questo farmaco è la presenza di agonisti del GLP-1, ormone prodotto dall’intestino che stimola e inibisce la secrezione di insulina e glucagone, così da ridurre l’appetito. Il prodotto si è finora dimostrato efficace nel trattamento dell’obesità: secondo i dati comunicati dall’azienda, infatti, i pazienti in cura hanno visto una riduzione del 14,9% del proprio peso corporeo. “Crediamo che i prodotti a base di tali principi attivi siano i primi di una serie di farmaci che arriveranno sul mercato nel corso del prossimo decennio o più” precisa l’esperto. “Altre società farmaceutiche cercheranno di entrare nel mercato, ma Eli Lilly e Novo Nordisk hanno almeno un decennio di vantaggio nella ricerca in questo settore”. 

Quali le opportunità per gli investitori? “Solo negli Stati Uniti si contano quasi 24 milioni di persone con un bmi pari o superiore a 40; se ognuna di queste fosse trattata per un anno al costo di 12 dollari al giorno, si arriverebbe a 105 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Questa cifra sarebbe verosimilmente ridotta da sconti di prezzo” conclude Robson. “Vi sono anche indicazioni che, per ripristinare correttamente l’organismo e impedire al paziente di riacquistare peso, il periodo di trattamento dovrebbe essere portato a due anni. A entusiasmarci è il fatto che, in un mercato in crescita e potenzialmente molto grande, il bisogno sarà inizialmente soddisfatto con un farmaco per il diabete già esistente, per cui è probabile che le efficienze di produzione favoriscano un miglioramento dei margini di profitto”.

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