La Guernica indiana, tra diritti d’autore e nft

Tra i più importanti artisti asiatici del XX secolo, Maqbool Fida Husain è stato spesso accostato a Picasso, soprattutto in relazione al murale Lightning, 12 pannelli raffiguranti 10 cavalli bianchi, che si estendono per 18 metri. Venduta nel 2002 alla galleria Tamarind di New York, ora è al centro di una diatriba legale promossa dagli eredi, contrari all’idea che sia trasformata in arte digitale

Prologo

Maqbool Fida Husain (Panharpur 1915-Londra 2011) è stato uno tra i più importanti artisti indiani del ventesimo secolo. Nato in una famiglia musulmana, è considerato uno dei fondatori del modernismo indiano negli anni ’40. Personalità poliedrica, iniziò a dipingere cartelloni cinematografici per la fiorente industria cinematografica di Bollywood ed è stato anche un acclamato regista e sceneggiatore. La sua arte è stata oggetto di aspre polemiche per il suo contenuto dissacratorio della tradizione religiosa induista ed ha dato origine a numerosi processi nei quali alcune sue opere sono state attaccate in quanto ritenute oscene o blasfeme.
Dal 2006, l’artista decise di vivere in esilio volontario tra il Qatar e Londra dove morì nel 2011. L’arte di Husain è profondamente radicata nella storia indiana, ma l’artista è anche stato esposto alle influenze delle avanguardie europee, del cubismo e dell’espressionismo. Husain è stato da alcuni accostato a Picasso, soprattutto in relazione al celebre Lightning, un murale di 18 metri del 1975. L’opera consta di 12 pannelli raffiguranti 10 cavalli bianchi al galoppo e ricchi di riferimenti al clima politico dell’India degli anni 70. Lightning è stata definita la Guernica indiana.
Nel 2002 l’artista ha venduto Lightning alla galleria Tamarind di New York per $400.000. Il contratto ha previsto la concessione all’acquirente di una licenza esclusiva e gratuita ad esporre, commercializzare, vendere e riprodurre in tutto o in parte l’opera, anche in versione digitale, oltre alla cessione di tutti i diritti di proprietà intellettuale ad essa relativi. Tamarind ha recentemente annunciato che avrebbe offerto in vendita nft relativi all’opera. Lo scorso gennaio gli eredi dell’artista hanno intimato Tamarind di desistere dal progetto sostenendo che con la cessione dell’opera non sono stati ceduti i diritti d’autore ad essa relativi. La galleria ha promosso davanti al Southern District di New York un’azione di accertamento dei diritti acquistati dall’artista.

 

Giuseppe Calabi

La questione sottoposta al giudice americano è apparentemente semplice: se l’artista ha ceduto insieme all’opera tutti i suoi diritti di proprietà intellettuale, tra cui il diritto di riproduzione in qualsiasi formato e di commercializzazione delle repliche, l’intimazione (cease and desist) promossa dagli eredi con riferimento al progetto di realizzare un nft di ciascun pannello dell’opera non potrà essere accolta.
Negli Stati Uniti, mentre i diritti morali non possono essere ceduti dall’artista, il quale tuttavia può rinunciarvi, ma comunque cessano con la sua morte, i diritti di riproduzione possono essere liberamente trasferiti (17 US Code § 106 A). Anche in Italia, se la cessione di un’opera non comporta la cessione dei diritti d’autore ad essa relativi, l’artista può (anche se raramente accade) cedere a chi acquisti una sua opera ogni diritto di sfruttamento commerciale (inclusa la riproduzione in qualsiasi forma). In mancanza di una pattuizione espressa in forma scritta, la cessione di un esemplare dell’opera non comporta la trasmissione del diritto di riproduzione e di tutti gli altri diritti di utilizzazione economica (art. 109 LDA).
I problemi che saranno affrontati dal giudice americano nella causa promossa da Tamarind sono in parte simili a quelli trattati in numerose altre vertenze avviate negli Stati Uniti dall’inizio del 2022 e relative a casi in cui il titolare di un marchio ha citato in giudizio chi ha utilizzato il marchio per progetti legati all’universo degli nft.
Ad esempio, la casa di moda Hermès ha contestato il progetto MetaBirkin nft dell’artista Mason Rothschild nel quale sono evocate e rappresentate immaginarie borse Birkin, sostenendo che tale progetto violi il proprio diritto di marchio e sia un atto di concorrenza sleale, oltre che di cybersquatting. L’artista ha negato ogni addebito, sostenendo che in caso contrario Andy Warhol non avrebbe potuto utilizzare l’immagine delle lattine Campbell per la realizzazione delle note Campbell’s Soup Cans.
Un altro caso riguarda la Nike, che ha citato la piattaforma di rivendita online StockX per l’improprio utilizzo del marchio “Nike” nella sua Vault Nfts, nella quale sono venduti nft relativi alle note scarpe a prezzi esorbitanti, sfruttando nei confronti dei consumatori l’associazione al marchio, non autorizzata dal titolare.
La polemica tra titolari di nomi, marchi ed opere dell’ingegno e la nascente e creativa industria degli nft non riguarda solo i brand della moda e del lusso e le arti visive, ma anche il settore della musica: nel gennaio 2022: il rapper Lil Yachty ha citato in giudizio la piattaforma musicale blockchain Opulous, sostenendo che la stessa avesse violato il proprio marchio, il diritto allo sfruttamento pubblicitario del suo lavoro e fosse responsabile di atti concorrenza sleale, in quanto offre senza autorizzazione del musicista tramite la propria piattaforma una quota delle future royalties delle sue canzoni.
Le leggi nazionali in materia di marchi, concorrenza sleale, diritto d’autore, tutela del nome, sono adeguate a regolare il variegato universo degli nft, a fronte di una loro sempre più crescente offerta (NFT drop)?  Occorre introdurre una regolazione a livello internazionale sulle criptovalute, che sono spesso associate all’utilizzo delle piattaforme di blockchain dove gli nft sono trattati? A queste domande, i regolatori di tutto il mondo dovranno fornire sollecite risposte.
Come ha correttamente rilevato l’art lawyer Amelia Brankov di New York, questi casi contribuiranno a definire (non solo gli Stati Uniti) i contorni dei diritti di tutti coloro che a vario titolo partecipano all’universo degli nft.

 

Sharon Hecker

Cosa si guadagna e cosa si perde quando un’opera d’arte viene adattata ad un nuovo mezzo dopo la morte dell’artista? Lightning è molto più che un oggetto di contesa legale o un’opera d’arte che sta per essere trasformata in un nft. È un’esplosione di idee, simboli, pensieri e sentimenti. Quando un nuovo nft sarà coniato, saremo ancora in grado di collegarci alle fonti originali del quadro, ai suoi significati e ai desideri dell’artista?
Possiamo iniziare ricordando la vitalità espressa nell’opera attraverso le parole dell’artista stesso: “I cavalli in Lightning hanno energia pura in linee minime. Si dice che quando c’è un fulmine nel cielo i cavalli bianchi tagliano gli spazi”. Come i cavalli bianchi che sfrecciano sullo sfondo blu, verde e viola e si srotolano come una pellicola cinematografica, la stessa forza vitale permeava l’artista mentre lavorava. Husain ha ricordato che ha dipinto Lightning in una sola seduta: una volta iniziato il lavoro non si è più fermato finché non lo ha finito, un processo precipitoso che lo ha lasciato esausto. Qualsiasi nuovo adattamento di quest’opera deve sforzarsi di preservare questa preziosa energia vitale.
Qualsiasi nuova forma quest’opera possa assumere, sembra cruciale conservare il primo impulso per la sua creazione e cercare di capirla meglio. Husain realizzò Lightning come dichiarazione personale e politica, come sfondo per il raduno politico del Partito del Congresso del Primo Ministro Indira Gandhi a Bombay, per onorare lei e le conquiste dell’India. Dopo di che ha custodito l’opera per sé, prestandola solo una volta, come sfondo per un gruppo teatrale indiano negli anni ’80.
Un nft permetterà agli spettatori di percepire i modi in cui Husain raccoglie un’immensa varietà di fonti d’ispirazione, dall’India all’Europa e all’America, dalle religioni indù, musulmane e cattoliche alla laicità ed all’internazionalismo? L’immagine attinge alla scultura Gupta, alle sculture erotiche dei templi indiani del X e XI secolo caratterizzate da linee sinuose e forti movimenti corporei, alle processioni islamiche del cavallo del nipote martirizzato del Profeta Muhammad, alle grandiose scene di battaglia con cavalli descritte nelle antiche epiche indiane Mahabharata e Ramayana, ai cavalli di ceramica Tang che Husain ha visto in Cina e infine ai cavalli di Marino Marini che ha studiato in Italia e persino i cavalli dipinti a inchiostro dell’artista cinese Xu Beihong.
Ci si chiede se l’nft potrà avvicinarci alla comprensione delle immagini simboliche di Husain: la spiga di grano che evidenzia la Green Revolution indiana nella produzione agricola; il carro armato rosso e la pistola da campo che ricordano la forza militare dell’India e la sua capacità di proteggersi; l’operaio industriale con due chiavi inglesi e un’ascia; la donna con i bambini e il triangolo rosso che lodano non la fertilità ma gli sforzi dell’India nel controllo delle nascite, alludendo sia alla femminilità che alla mascolinità a seconda della posizione del triangolo; la grande mano benedicente, o mudra, ma anche la benedizione di Cristo come Salvator Mundi, e infine il segno nucleare, simbolo di energia elettrica, sopra il piccolo puledro.
I pannelli vanno letti da destra a sinistra, come nella scrittura della lingua Urdu dell’India del nord, ma quando Husain vendette il dipinto, stabilì che i pannelli non dovessero mai essere esposti nello stesso ordine, per stimolare sempre nuove intuizioni nella sua arte. Al di là della questione carica di conflitto di chi ha i diritti legali di riprodurre l’opera e di chi la “possiede”, un nft, congelando l’opera per sempre, sarà in grado di onorare i desideri di Husain per la mobilità infinita di Lightning?

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