Economia circolare: focus sull’infrastruttura per lo smaltimento della plastica

La plastica non passerà mai di moda. A cambiare sarà però l’attenzione alla creazione delle giuste infrastrutture per la raccolta, lo smaltimento e il riutilizzo. Con Luca Giorgi, Head of iShares and Wealth di BlackRock Italia, parliamo di economia circolare

Torna a crescere l’utilizzo di plastica, e la ragione chiave risiede nella pandemia. Al boom di mascherine, guanti e dispositivi monouso a tutela della persona, si affiancano la crescita dei servizi di spesa online, i pasti d’asporto e le consegne a domicilio, attività che hanno spinto al rialzo sia il packaging, che l’impiego di plastica. A sottolinearlo è lo studio pubblicato lo scorso settembre dalla rivista scientifica Science, dal titolo Accumulation of plastic waste during Covid19, che analizza le ragioni del ritorno in auge della plastica nella crisi da coronavirus. La previsione? Una crescita del mercato degli imballaggi dai $909 miliardi del 2019 agli oltre mille miliardi del 2021 stima la rivista, sospinta – tra le altre cose – dal calo dei prezzi del petrolio registrato ad inizio 2020 (con il greggio texano West Texas Intermediate ritornato solo poche settimane fa ai livelli pre pandemia) che ha reso la produzione di plastica nuova da combustibili fossili inquinanti meno dispendiosa rispetto all’utilizzo di plastica riciclata.
Non è tutto. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, durante la pandemia si è toccato un fabbisogno medio di 129 miliardi di mascherine e 65 miliardi di guanti al mese, cui si aggiungono altri rifiuti sanitari come camici usa e getta e flaconi di disinfettanti in gel. Un trend che mette sotto pressione la filiera dei rifiuti, come riporta la Unctad (United Nations conference on trade and development), secondo la quale tre quarti delle materie plastiche prodotte in corso di pandemia rischiano di essere smaltite in discariche o, peggio, disperse nell’ambiente.

Plastica, un rischio per l’economia circolare?

Un futuro dai toni poco rassicuranti per l’economia circolare? Secondo quanto emerge dal Circular Economy Fund Progressive Report di BlackRock, a fare la differenza sarà il comportamento delle persone, delle istituzioni e delle aziende.
Il piano d’azione europeo per l’economia circolare è uno dei principali impegni del Green Deal, l’insieme delle iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A muoversi sono i singoli Paesi: l’Italia prevede la reintroduzione della tassa sulla plastica a luglio 2021 (slittata rispetto al gennaio 2021), mentre i Paesi Bassi hanno anticipato al 2020 il lancio di un sistema di deposito per le bottiglie di plastica (dietro un minimo compenso). Ancora, nel Regno Unito il governo ha inasprito le restrizioni sui sacchetti di plastica, raddoppiando il costo da 5 sterline britanniche (Gbp) a 10Gbp a partire da aprile.
Un segnale rassicurante, secondo Luca Giorgi, Head of iShares and Wealth di BlackRock Italia, arriva anche dalle aziende: alcuni colossi mondiali nel campo della cosmesi, dell’elettronica e dell’alimentare hanno confermato o addirittura alzato i loro obiettivi sostenibili nel bel mezzo di un 2020 impegnativo, a riprova dell’interesse nei confronti del tema.

Nessuna guerra alla plastica. Basta riciclarla

“La pandemia conferma il nostro punto di vista, secondo cui sbarazzarsi della plastica non è la soluzione al modello di consumo del take-make-waste”. La plastica presenta anche diversi vantaggi: è economica, leggera, igienica e versatile. “Crediamo comunque che la pandemia sposterà di molto l’attenzione: il focus non sarà più legato all’utilizzo di plastica come materiale inquinante in sé, ma alla creazione delle giuste infrastrutture per la gestione, lo smaltimento e il riciclaggio chimico”. Ciò, prosegue Giorgi, “infonde ottimismo circa le opportunità offerte dalla catena di approvvigionamento rispetto alla fase pre-covid”, quando il dibattito si concentrava principalmente sulla demonizzazione della plastica.

Economia circolare: dallo spreco di cibo al fast fashion

Ovviamente, l’economia circolare (sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo, portando quindi alla eco-sostenibilità) non si limita alla plastica.
Nel 2020 si è assistito allo spostamento dell’attenzione verso il tema dello ‘spreco’, specie quello alimentare e nel mondo della moda, (cosiddetto fast fashion); una tendenza che si allargherà anche ad ambiti quali l’elettronica, i beni industriali e la tecnologia medica.
“Una migliore comprensione di come l’accelerazione dell’economia circolare possa aiutare i paesi e le aziende a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni” precisa Giorgi, “dovrebbe solo aumentare le prospettive di innovazione e investimenti attorno al tema”.

Le tre categorie di aziende in portafoglio

Passando infine alle dinamiche di portafoglio, “ci impegniamo in quelle società che evidenziano periodicamente obiettivi e progressi realizzati”. Nel fare ciò, BlackRock ha identificato tre gruppi di società che guidano il tema dell’economia circolare: gli “adopters”, gli “enablers” e i “beneficiari”, categorie che corrispondono rispettivamente ad aziende che adottano i principi dell’economia circolare in modo da avere un impatto significativo e positivo sul loro valore (adopters), che forniscono soluzioni nuove e innovative (materiali, piattaforme tech, processi di produzione ottimizzati) volte a consentire l’adozione della circolarità (enablers), che beneficiano indirettamente del lavoro delle altre due categorie rivolgendosi ad alternative più sostenibili (beneficiari).
Le tre categorie vengono quindi soppesate in modo diverso, sia in termini di misurazione dell’esposizione al tema, che in base all’analisi fondamentale.

 

*Fonte per tutti i dati citati: BlackRock, Circular Economy Fund, Progress Report, gennaio 2021

 

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