Recessione all’orizzonte? Occhio a questi 4 segnali

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Segnali confusi per i prossimi mesi, che non escludono un possibile rallentamento dell’economia. Ma che la recessione arrivi o meno, è fondamentale riconoscere i punti più fragili dell’economia e selezionare con cura gli investimenti futuri. Ecco come, secondo gli esperti di ODDO BHF Asset Management

Rialzi dei tassi, turbolenze del settore finanziario e incertezze sul rientro dell’inflazione rendono particolarmente complicato guardare al bicchiere mezzo pieno. La ripresa globale sta rallentando e nonostante il Fondo Monetario Internazionale abbia rivisto lievemente al rialzo la previsione di crescita dell’economia mondiale, indicando un +3% per quest’anno e per il 2024, rimane comunque un passo indietro rispetto al +3,5% dello scorso anno. Nomura continua ad abbassare le sue previsioni di crescita del Pil cinese, portandolo al 5,1% nel 2023 e al 3,9% nel 2024 e nonostante Morningstar abbia alzato le previsioni di crescita del Pil statunitense nel 2023 all’1,6%, rispetto all’1,4% stimato lo scorso maggio, i dati continuano a essere discordanti. Se il Prodotto interno lordo globale salirà meno del 2%, la recessione sarà dietro l’angolo. Non siamo ancora a questo punto, ma la recente traiettoria inferiore al 3% nel terzo trimestre non lascia presagire nulla di buono.

La recessione è davvero così vicina?

“Storicamente, l’aumento del tasso di disoccupazione è stato il fattore principale a contribuire al rallentamento dell’attività economica, spingendo poi verso una recessione”, spiegano gli esperti di Oddo BHF Asset Management. Se è vero che questo sintomo non è ancora visibile in tutte le economie sviluppate, questo non si può certo dire guardando alla Cina. Sono mesi ormai che il Dragone batte record su record, ma non in senso positivo: a giugno il tasso di disoccupazione per i giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni è arrivato al 21,3%, superando il 20,8% di maggio. Gli studenti universitari che si stanno laureando quest’estate hanno pubblicato online immagini virali che li mostrano gettare i loro certificati di laurea tra i rifiuti, desolati dalla situazione del paese. E la Cina non è un caso isolato, anche guardando più vicino, a paesi come Germania e Francia, il panorama è sconfortante.

Ma quindi, è arrivata l’ora di prepararsi veramente alla recessione? Gli esperti di Oddo BHF AM hanno selezionato quattro trend che solitamente caratterizzano il momento immediatamente precedente all’inizio di una recessione:

  • Decrescita dei prezzi del petrolio e dei metalli preziosi
  • Movimenti di prezzo senza una direzione precisa nel mercato high yield
  • Sottoperformance dei settori ciclici
  • Ribasso complessivo dei titoli azionari

I primi tre fattori sono già chiaramente visibili nel mercato, ma i titoli azionari non stanno performando particolarmente male, trainati dai Magnifici 7 (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla) con una capitalizzazione di mercato vicina agli 11.000 miliardi di dollari, che hanno contribuito al 73% dei rendimenti dell’S&P 500 nella prima metà del 2023. Nonostante la super-performance di questi titoli possa continuare ancora per un po’, è fondamentale ricordarsi che i titoli tecnologi non sono immuni alle recessioni.

Negli ultimi mesi, la maggior parte dei segnali di rallentamento sono arrivati dalla Cina che, a fine 2022, si pensava avrebbe invece trainato l’economia verso una risalita. Tuttavia, considerando i dati negativi che arrivano dal Dragone, ci si può aspettare che Pechino decida di intervenire in modo significativo, immettendo nuovi stimoli. A quel punto si inizieranno a notare di più le crepe che si stanno già formando nei paesi sviluppati.

Come rivedere il proprio portafoglio

Vista l’incertezza, non è semplice decidere ora in cosa investire, tenendo conto del presente, ma anche dei mesi futuri. “Raccomandiamo una leggera sottoponderazione delle azioni a causa delle ripercussioni economiche negative dell’aumento delle condizioni del credito nei mercati sviluppati (Europa e Usa)”. Secondo Oddo BHF AM, potrebbe essere il momento per spostarsi verso azioni meno sopravvalutate, con fondamentali solidi e forti prospettive di crescita, non dimenticandosi dei paesi emergenti, in particolare la Cina, viste le valutazioni interessanti e l’attesa dell’accelerazione della crescita sostenuta da nuovi stimoli. Interessante potrebbe essere anche il settore del lusso, che sembra non passare mai di moda, grazie a una domanda resistente.

E, infine, guardando al comparto obbligazionario, potrebbe essere giunto il momento di allungare la duration del portafoglio, con i bond sovrani statunitensi e tedeschi a 5 e 7 anni che sembrano mantenere la loro forza. Maggiore cautela invece per il comparto corporate bond, considerate le condizioni di credito più restrittive. Qui “solo le obbligazioni di breve durata (scadenza fino a 5 anni) possono offrire un profilo di rischio/rendimento interessante”.

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