Covid, Commodities, Central banks e Cina: sono queste le quattro “C” che determineranno un rallentamento nella crescita globale per il 2022. A dirlo sono Raphaël Gallardo e Kevin Thozet, rispettivamente chief economist e membro del comitato investimenti di Carmignac. In occasione del webinar sull’outlook per il primo semestre del 2022, tenutosi lo scorso 2 dicembre, gli esperti hanno approfondito le conseguenze di una possibile nuova ondata di Covid, gli shock nei prezzi energetici e alimentari, l’inasprimento monetario sui mercati emergenti e nei paesi anglosassoni e un nuovo campo di battaglia sul fronte Usa-Cina.
I 4 “headwinds” che incidono sulle prospettive macroeconomiche
Il timore per la diffusione di nuove varianti del virus Covid-19 spaventa i mercati, come testimoniato dai ribassi registrati nei giorni successivi al 24 novembre, a seguito della segnalazione, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), della presenza della variante sudafricana, Omicron. Il proseguire della crisi sanitaria continua a rappresentare un freno per le catene di approvvigionamento industriali globali. A risentirne, secondo gli esperti di Carmignac, sono soprattutto le economie europea e asiatica, dove i costi sulle importazioni di energia sono aumentati.
I prezzi elevati degli alimentari potrebbero invece indurre ad un maggior inasprimento della politica monetaria nei paesi emergenti. Al contrario, “l’economia statunitense è meno vulnerabile” afferma Gallardo, “e pertanto si intensificherà il suo andamento divergente in termini di inflazione rispetto agli altri paesi a livello mondiale”.
Negli Stati Uniti (Usa) i rischi potrebbero derivare dall’avvio della normalizzazione monetaria da parte della Federal Reserve (Fed), che secondo Gallardo, non può più permettersi un atteggiamento attendista.
Ad alimentare le incertezze, si aggiunge inoltre il rapporto con la Cina. Pechino, infatti, già provata dal calo delle vendite nel settore immobiliare, sta accumulando asset esteri per opporsi all’apprezzamento del renminbi. Secondo gli esperti, gli asset acquistati saranno in gran parte rilasciati sul mercato dei Treasury statunitensi, aggiungendo una fonte di liquidità addizionale nell’economia Usa e rendendo più difficile la normalizzazione monetaria.
Strategie di investimento e allocazione
“Un contesto economico differenziato tra blocchi economici richiede un approccio differenziato”. Così Thozet introduce il criterio adottato in Carmignac.
Sul mercato azionario, l’attenzione si concentra su aziende non eccessivamente dipendenti dal ciclo economico, che godono di una crescita secolare, di buona visibilità e in grado di salvaguardare l’attività in un contesto di volatilità.
Sul mercato obbligazionario, i gestori di Carmignac selezionano obbligazioni corporate che non subiscano troppo l’impatto dei cambiamenti, dato che l’abbondanza di liquidità ha limitato i meccanismi di determinazione dei prezzi.
Diverse opportunità vengono offerte anche dai mercati emergenti, penalizzati dalle rigorose politiche cinesi, dall’inflazione e dalla normalizzazione della politica monetaria statunitense.
“Gli investitori si stanno potenzialmente assumendo un livello elevato di rischio di credito, a fronte di rendimenti reali prossimi allo 0%”, sottolinea Thozet. In questo contesto, in cui l’inflazione potrebbe perdurare a lungo, gli strumenti utilizzati per la gestione del rischio si incentrano sulla gestione attiva dell’esposizione a obbligazioni emesse da enti governativi con rating elevato, dai rendimenti bassi delle obbligazioni, e da mercati particolarmente reattivi nel variare i prezzi al rialzo e al ribasso. In aggiunta, per superare le fasi di volatilità, sono inclusi nelle strategie anche liquidità, strumenti a breve termine e il dollaro Usa.