Oro da record, comprarlo o no? Il confronto con altri asset

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L’oro è da sempre un bene rifugio, che permette agli investitori di proteggersi in periodi di forte incertezza. Di fronte a rischio recessione e tensioni geopolitiche questo metallo è tornato a brillare, raggiungendo il livello record di 2.144 dollari l’oncia. A questi livelli è una buona idea aggiungerlo al portafoglio?

Non tutto è oro quello che luccica, vero, ma cosa ha di così prezioso questo metallo così luminoso di natura da occupare spesso la mente – e il portafoglio – degli investitori?
Ci sono pochi asset che appassionano i dibattiti tra gli investitori tanto quanto l’oro e questo diventa ancora più vero in momenti di forte incertezza, quando di colpo questo metallo prezioso viene visto come un asset in cui rifugiarsi. L’ora non paga dividendi come le azioni, e tanto meno interessi come le obbligazioni, eppure è considerato spesso nelle scelte di investimento in quanto offre un alto livello di diversificazione, essendo anche poco correlato con i titoli azionari e porta con sé la promessa di un futuro apprezzamento. Detenere una parte del patrimonio in oro sembra una sorta di salvaguardia contro le incertezze del mondo.

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Tra breve e lungo termine

Se è vero che nell’ottica di una strategia a lungo termine, l’oro può fungere da bene rifugio, è importante considerare anche il costo al momento dell’acquisto. Proprio oggi, lunedì 4 dicembre, l’oro ha rotto ogni record, toccando i massimi storici con 2.144 dollari l’oncia, dopo quasi un mese che si teneva intorno ai 2mila dollari l’oncia, un livello superato solo in altre quattro occasioni negli ultimi anni. Van Viebig, Global Co-CIO di ODDO BHF, sottolinea che quando si investe è importante considerare se l’oro è a buon mercato o costoso in termini reali, ovvero aggiustandolo per l’inflazione, e al momento dopo averlo aggiustato per l’inflazione, l’oro risulta avere una valutazione significativamente elevata. Infatti, “negli ultimi 50 anni, il prezzo reale dell’oro è stato superiore al suo livello recente in meno del 10% dei mesi“.

Ovviamente, acquistare oro ha anche dei limiti, che gli economisti chiamano costi di opportunità: investire in questo metallo significa privare una parte del portafoglio dalla possibilità di ottenere dividendi e interessi. Si tratta di un elemento che sta diventando sempre più importante da valutare considerando i rendimenti offerti da azioni e obbligazioni. Se fino a qualche anno fa il mercato dei capitali era prossimo allo zero, quindi lo svantaggio era praticamente trascurabile, ora la situazione si sta ribaltando, avverte l’esperto di ODDO BHF: investendo nei Bund a dieci anni ad esempio, nonostante questi offrano un rendimento relativamente basso, gli investitori potrebbero portarsi a casa un rendimento del 2,7%, che può alzarsi fino al 4,5% se invece si punta ai Treasury statunitensi.

Negli ultimi due anni il mercato si è trovato di fronte a un cambio di marcia, da tassi estremamente bassi, ora ci troviamo davanti a tassi alti che, probabilmente, rimarranno tali ancora a lungo. Proprio per questo, gli investitori si sono ritirati con forza dagli investimenti in oro. Un esempio? “Le disponibilità auree degli ETF sono diminuite di circa 23 milioni di once rispetto al picco del 2020, con un calo di oltre il 20%”, sottolinea Viebig.

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