Sono mesi ormai che si parla di cambiamento del ciclo economico, del fatto che si sta entrando in una nuova era caratterizzata da volatilità e incertezza. Insomma, l’era della grande moderazione sta lasciando spazio a un’era caratterizzata da volatilità e da un’inflazione che rimarrà a livelli ben più alti rispetto a quelli a cui gli investitori si erano abituati negli ultimi anni. Ma si tratta veramente di un cambiamento di portata rivoluzionaria? Secondo Greg Peters, Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income,
l’incertezza e la complessità che affrontiamo oggi non sono anormali: “l’eccezione è stata l’era unipolare dopo la guerra fredda, quando essere democrazia era una norma”.
Le cause che fanno da sfondo al cambiamento sono molteplici. Dalle crescenti crisi geopolitiche, con molte democrazie che sembrano arrivate al loro tramonto, lasciando spazio a nuove e aggressive autocrazie, all’inflazione che, nonostante stia scendendo, si trova davanti all’ostacolo più importante, il cosiddetto ‘last mile’, ovvero lo step finale che dovrebbe riportare l’inflazione al 2%.
Insomma, tutti gli ingredienti che avevano dato il via libera all’era della moderazione sono ora venuti meno: con la pandemia il mondo si è fermato e il focus dei paesi non era più sulla globalizzazione e sull’espandere le catene di fornitura, bensì sul cercare nuovi patti commerciali con stati vicini. L’esempio più lampante è quello degli Stati Uniti: dal 2010 al 2018 la Cina è stato il partner principale degli States, arrivando nei momenti di partnership più stretta a importare più del 20% di beni, ma con lo scoppio del Covid le relazioni tra i due stati sono andate piano piano a deteriorarsi, favorendo invece gli scambi con il Messico e il Canada.
Sono mesi ormai che si parla di cambiamento del ciclo economico, del fatto che si sta entrando in una nuova era caratterizzata da volatilità e incertezza. Insomma, l’era della grande moderazione sta lasciando spazio a un’era caratterizzata da volatilità e da un’inflazione che rimarrà a livelli ben p…