Nuovo meeting della Banca Centrale Europea, nessuna novità. A Francoforte tutto è pronto per la terza riunione del 2024, che si appresta ad essere una tra le più brevi della storia. Ne è convinto Kevin Thozet membro del Comitato Investimenti di Carmignac: “Christine Lagarde è stata molto chiara a marzo: possiamo aspettarci un taglio dei tassi a giugno e altri due o tre più avanti, nel corso dell’anno. A sole cinque settimane dall’ultima riunione del Consiglio direttivo, e dunque con poche statistiche in più da considerare, difficilmente una banca centrale così data-dependent potrà cambiare direzione”.
A Francoforte la musica non cambia
Sebbene gli ultimi dati sull’inflazione abbiano spiazzato il consensus, registrando -10 punti base rispetto alle attese, sono risultati comunque pienamente in linea con le previsioni di Francoforte. “Per ora – commenta Thozet – lo scenario della BCE si sta evolvendo come da previsioni. A fronte dei progressi compiuti in tema di disinflazione, in linea con le previsioni dello staff, la riunione di questa settimana dovrebbe confermare l’ipotesi di un taglio a giugno, a condizione che i dati restino allineati”.
Appuntamento rimandato alla fine di maggio, quando Francoforte condividerà diversi dati degni di nota. “Tra questi, gli utili societari, i tanto attesi salari negoziati e i risultati dettagliati del PIL del 1° trimestre relativi a produttività, profitti e costo unitario del lavoro”. Con la progressiva conferma di una ripresa del settore manifatturiero, tuttavia, le probabilità di un rischio al ribasso sembrano essersi assottigliate e il messaggio della BCE dovrebbe essere quindi uno: “nulla da segnalare”.
Le opportunità secondo Carmignac
Secondo le previsioni della casa di gestione parigina, la BCE dovrebbe procedere al taglio dei tassi a giugno, ma non è da escludere un possibile scostamento a luglio. “La dipendenza dai dati – spiega Thozet – significa che il rischio inflazionistico al rialzo dovrebbe essere integrato dal Consiglio, dato che l’inflazione core dei servizi rimane al 4%, i prezzi delle materie prime sono in rialzo e i rischi geopolitici rimangono elevati”. Non è escluso che lo scenario possa mutare con l’arrivo dell’autunno, ma i tre-quattro tagli annunciati dall’Istituto di Francoforte implicano tagli in successione a partire da settembre.
Con queste premesse, gli investitori devono muoversi con attenzione. “Questo contesto – suggerisce Thozet – offre uno scenario favorevole ai mercati del credito europei”. La resilienza dell’economia, infatti, fa sì che i tassi di default rimangano contenuti, mentre la disinflazione prepara il terreno per un possibile accomodamento della pollitica monetaria. “Privilegiamo le scadenze brevi e intermedie. Tassi di policy più bassi dovrebbero essere sinonimo di reflazione e quindi di rendimenti obbligazionari a lungo termine più elevati, in quanto la curva dei rendimenti diventa più ripida e riflette il miglioramento delle prospettive di crescita futura”.