Tempo di meeting a Francoforte, ma non di un cambiamento della politica monetaria. Ne è convinto Kevin Thozet, membro del comitato di Investimento di Carmignac, secondo cui la Banca centrale europea (BCE) è in piena modalità “wait and see” sia per questo meeting che per quello del prossimo Aprile. “La Bce non ha fretta di cambiare rotta sui tassi ufficiali – spiega l’esperto – e tanto le probabilità di un loro taglio quanto quelle di un loro rialzo sono prossime allo 0%”.
Secondo l’esperto di Carmignac, sono proprio le ultime pubblicazioni economiche e le attese sulle proiezioni personale della BCE a sostenere questa ipotesi.
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“In primo luogo, l’inflazione complessiva dovrebbe essere rivista al ribasso. La media ponderata del petrolio e del gas prezzi è inferiore del 10% oggi rispetto all’ultima volta che la BCE ha condotto il suo esercizio di previsione, ma le revisioni delle proiezioni di inflazione principali per il 2025 e il 2026 dovrebbero rimanere modeste, indicando un ritorno a livello target ad un certo punto del prossimo anno. A persistere saranno quindi tanto la narrazione sulla disinflazione quanto l’incertezza sul livello sul quale i prezzi andrebbero ad atterrare. In secondo luogo – prosegue l’esperto – anche gli indicatori economici non indicano una direzione univoca. “Alcuni indicatori principali sono in calo, come quello delle PMI che è in piena contrazione; altri, soprattutto quelli di lungo periodo, sono invece in positivo, in particolare quelli relativi ai nuovi ordini, a nuove attività e alla produzione futura che sono ai massimi da 10 mesi. Inoltre, il mercato del lavoro rimane compresso, ma la crescita media dei salari sta rallentando e il livello di negoziazione salariale in Germania si avvicina a quello pre-pandemia”.
In altre parole, con i dati che non indicano un chiaro percorso, la Bce si manterrà attendista e non taglierà i tassi chiave prima di giugno, fatti salvi avvenimenti imprevedibili.
Le implicazioni per gli investitori
Secondo Thozet, la prospettiva di tagli dei tassi su entrambe le sponde dell’Atlantico solleva interrogativi. Da un lato, infatti, i mercati si attendono un numero equivalente di tagli per la Federal Reserve e per la BCE, e in periodi di tempo sostanzialmente simili. “Tuttavia – precisa l’esperto – la situazione economica è molto diversa tra Nuovo e Vecchio mondo, con l’economia statunitense che sta crescendo a un tasso 1,5 volte superiore al suo potenziale e quella della zona euro che sta invece flirtando con la stagnazione”. In questo contesto, conclude l’esperto della casa di gestione parigina, sono preferibili i tassi di base europei rispetto agli omologhi americani. Più in generale, per quanto riguarda l’obbligazionario, è meglio favorire i titoli yield: “d’altro canto, l’attuale carry è attraente, suggerendo agli investitori in che misura il tempo giocherà a loro favore. Dopo tutto, gli investitori obbligazionari sono pagati per aspettare”.