Il mondo è più affamato che mai: 6 modi per combattere la crisi alimentare

Nutrire una popolazione in continua crescita è una delle sfide principali del nostro tempo. Saranno necessari nuovi metodi di produzione che non solo abbiano a cuore le pance da sfamare, ma anche il benessere del nostro pianeta

Sono 828milioni le persone che non sanno se mangeranno domani. La crisi globale della fame e della malnutrizione continua ad aumentare. Conflitti, shock economici, aumento dei prezzi dei fertilizzanti e crisi climatica: una combo catastrofica che sta spingendo sempre più persone a soffrire di fame. Secondo una ricerca del World Food Programme, sono più di 900mila le persone in tutto il mondo che lottano per sopravvivere in condizioni simili alla carestia. Un numero allarmante, ancora di più se si pesa che sono dieci volte più di quante non fossero cinque anni fa.

Se la situazione attuale non fosse già abbastanza preoccupante, si prevede che entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà quasi 10miliardi di persone, creando un gap alimentare del 56% tra le calorie prodotte e quelle necessarie.
Inoltre, il problema non ha solo a che fare con la crisi alimentare, ma anche con l’ambiente. Secondo le stime delle Nazioni Unite, i sistemi alimentari sono oggi responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra, dell’80% della perdita di biodiversità e del 70% del consumo di acqua dolce disponibile. Carestia e degrado della terra spesso vanno a braccetto, è impossibile combattere una ignorando l’altra.

La popolazione ha davanti solo due possibilità: agire ora per salvare vite umane e investire in soluzioni che assicurino la sicurezza alimentare, o vedere sempre più persone nel mondo morire di fame. La scelta non dovrebbe essere troppo complicata.
Rob Beale, Seema Suchak e Cheryl Wilsom, esperti Esg di Capital Group hanno selezionato sei tendenze alimentari chiave, in grado di migliorare la situazione.

1) Nuove sementi e porte aperte per i prodotti geneticamente modificati

Ad oggi, quasi il 40% del territorio mondiale è gravemente degradato a causa della deforestazione, dell’uso eccessivo di acqua e del suolo e della costruzione di infrastrutture nelle aree più rurali. Se non si inizia ad agire ora, secondo le Nazioni Unite, potremmo assistere nel breve periodo al degrado di altri 16milioni di chilometri quadrati (l’area occupata dal Sud America). È quindi necessario cambiare le colture, non aumentandole, ma aumentandone la resa. Come fare?

    “Se si pensa all’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite ‘fame zero’, ad esempio, è difficile capire come ciò possa avvenire senza l’innovazione delle sementi. Sfortunatamente, questa tecnologia potrebbe diventare più importante quando l’impatto del cambiamento climatico renderà necessarie varietà più resistenti alla siccità, alle inondazioni e ai parassiti“, spiegano gli esperti. Se le aziende agricole iniziassero ad utilizzare sementi geneticamente modificati, i raccolti potrebbero aumentare fino a 400milioni di tonnellate.
    Fino a qualche anno fa l’idea di utilizzare e nutrirci di prodotti geneticamente modificati (Ogm), spaventava molto i consumatori e i Paesi. Eppure, ora che si ha la certezza che questi cibi non ledono alla salute dei consumatori, sono le stesse istituzioni che stanno aprendo le porte al loro utilizzo. Ad esempio, la stessa Commissione europea ha proposta la deregolamentazione di alcuni organismi geneticamente modificate, ovvero alcune piante sviluppate in vitro tramite nuove tecniche di editing genetico.

    2) Via alla ricerca di fertilizzanti a basso impatto

    Se nell’ultimo secolo la produttività dell’agricoltura è cresciuta così rapidamente, senza dubbio il merito è stato dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi. Sfortunatamente, però, guardando a questa storia di successo, è anche necessario guardare al risvolto della medaglia: i danni all’ambiente e alla salute umana sono stati altissimi. La produzione di fertilizzanti a base di azoto richiede un’altissima intensità energetica e l’intero ciclo di vita di questi prodotti è responsabile del 5% delle emissioni globali di gas serra.
    Il passo successivo non è azzerare l’uso di fertilizzanti, bensì svilupparne di nuovi, con emissioni quasi azzerate.

    3) Da agricoltura intensiva ad agricoltura di precisione

    Per ottenere una maggiore resa dei raccolti e mitigare gli effetti di condizioni climatiche sfavorevoli, gli agricoltori hanno bisogno di informazioni. Ma come possono ottenerle?
    In tale ambito, l’utilizzo delle nuove tecnologie è fondamentale. Attraverso droni, sensori, geolocalizzazione e software diventerà sempre più semplice e immediato avere tutte le informazioni necessarie in tempo reale. In questo modo si potrà ridurre drasticamente l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, ma anche diminuire lo spreco di acqua.
    L’utilizzo delle nuove tecnologie è la base per lo sviluppo di una agricoltura di precisione,che potrebbe portare ad una allocazione delle risorse più efficiente e a un miglioramento della resa.

    4) Agricoltura rigenerativa: si parte migliorando la salute del suolo

    Agricoltura di precisione, innovazione delle sementi e fertilizzanti a basso impatto giocano un ruolo fondamentale nel modello di agricolutra rigenerativa. Secondo le stime del World Economic Forum, ogni anno gli agricoltori perdono quasi 400miliardi di dollari di profitti a causa del degrado dei terreni agricoli. L’utilizzo continuo di macchinari pensanti e fertilizzanti chimici ha rovinato drammaticalmente il suolo. Ma questo non significa che è troppo tardi per cambiare.

      Attraverso la multicultura e l’eliminazione di pesticidi e fertilizzanti chimici è possibile migliorare la salute del suolo, ma anche la biodiversità dell’area, abbassando l’impatto climatico dell’agricoltura.

      5) Dieta vegetale: da scelta d’élite a normalità

      Il crescente riconoscimento degli impatti negativi del consumo spropositato di carne sul benessere degli umani, degli animali e dell’ambiente, ha spinto sempre più consumatori nelle braccia delle diete a base vegetale. Oggi è facile trovare hamburger di proteine alternative anche nelle catene di fast-food.
      Anche se il consumo di carne continua ad essere alto, dal 2014 la domanda di sostituti vegetali della carne è cresciuta ad un ritmo di sei volte superiore a quello della carne convenzionale e, secondo Statista, il mercato globale di questi prodotti potrebbe superare i 16miliardi di dollari entro il 2028.

      6) Più cibo? Basta diminuire lo spreco

      Ogni anno vengono sprecate 2,5miliardi di tonnellate di cibo, basti pensare che secondo il World Wildlife Fund, il 40% del cibo coltivato non viene consumato. La riduzione degli sprechi alimentari, insieme al riutilizzo e al riciclaggio, è un elemento critico della gestione delle risorse naturali disponibili e della riduzione delle emissioni future.
      La gestione dei rifiuti alimentari, ma anche del trasporto e dell’imballaggio fa parte di un concetto molto più ampio, quello di economia circolare. Se tutto il cibo prodotto venisse consumato, una fetta sempre minore della popolazione soffrirebbe la fame.

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