Il futuro della farmaceutica? È smart e parte dal Dna

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Una nuova generazione di farmaci sviluppati grazie alla ricerca nel campo della genetica promette di rivoluzionare il modo di curare malattie rare e non. Parliamo delle smart cures, che rappresentano un importante passo avanti per la medicina e un’interessante opportunità per gli investitori

Combattere le malattie intervenendo sui geni che le fanno insorgere invece che contrastarne i sintomi una volta che si presentano: una vera e propria rilettura del proverbio “prevenire è meglio che curare”. Grazie ai progressi compiuti dalla ricerca nel campo della genetica è questo il futuro delle cure farmaceutiche. A beneficiarne per primi saranno i pazienti affetti da malattie rare, ma le smart cures (farmaci e terapie intelligenti) potrebbero presto curare anche le patologie più comuni. Un grande vantaggio non solo per milioni di pazienti ma anche per gli investitori, per i quali le cure intelligenti costituiscono un’interessante opportunità.

Smart cures: tutto parte dal Dna

In seguito alla mappatura del genoma umano realizzata nel 2003 dallo Human Genome Project, la ricerca farmaceutica ha compiuto passi da gigante. Grazie alle tecniche di manipolazione genetica, infatti, gli scienziati sono oggi in grado di mettere a punto farmaci la cui azione si concentra direttamente sul Dna dei pazienti, modificando o inibendo quei tratti genetici che scatenano l’insorgere di una malattia, o che ne amplificano i sintomi. “Oggi – spiega Matthew Jenkin, gestore del BNY Mellon Smart Cures Innovation Fund – le cure intelligenti si concentrano su malattie rare che, purtroppo, non sono poi così rare in quanto oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo convivono con una o più di esse. Delle oltre 6000 patologie rare identificate, il 72% di esse è di origine genetica e tra queste il 70% si manifesta sin dall’infanzia”. Quello delle malattie rare non è però l’unico campo di applicazione: “in tempi brevi, il principio alla base delle smart cures potrebbe essere applicato a quasi ogni patologia, con la speranza in futuro di poter curare mali più comuni come il diabete o magari l’Alzheimer”.

Smart cures: un investimento per pionieri?

Il mercato della ricerca e della produzione delle cure intelligenti è stimato possa raggiungere i 27,9 miliardi di euro entro il 2026, riportano gli esperti di Cell & Gene, think tank specializzato in life sciences.
Il volume degli investimenti dimostra che quella delle smart cures non è un’utopia, bensì un insieme di tecnologie e pratiche esistenti già oggi, che interessano diversi mercati e la cui diffusione è destinata ad aumentare. Secondo Jenkin, all’interno del settore sanitario quello delle cure intelligenti è uno dei più sostenibili a livello globale: “la transizione dai trattamenti cronici alle cure vere e proprie comporterà, a nostro parere, vantaggi duraturi sul piano della sostenibilità per un maggior numero di soggetti coinvolti. Vediamo benefici importanti per i pazienti, come un minor numero di visite ospedaliere e ambulatoriali, una maggiore aspettativa di vita, una migliore reazione ai trattamenti, costi ridotti e la possibilità di vivere la propria vita senza dover dipendere dai farmaci. Per i finanziatori e i governi, prevediamo vantaggi quali costi inferiori, esiti migliori, maggiore benessere e minore necessità di assistenza sanitaria continuativa”, spiega l’esperto.

Il BNY Mellon Smart Cures Innovation Fund

Per cogliere le opportunità legate alle tecnologie che insistono sulla manipolazione genetica nel settore farmaceutico, BNY Mellon IM propone agli investitori la strategia BNY Mellon Smart Cures Innovation, fondo a gestione attiva che investe senza limiti geografici ed è classificato ‘Articolo 9’ in base alla normativa Sdfr (Sustainable Finance Disclosure Regulation dell’Unione Europea). Obiettivo è quello di perseguire una crescita del capitale nel lungo termine, esponendosi principalmente ad azioni e ad altri strumenti societari di aziende che operano nel settore dell’innovazione biotecnologica e sanitaria, sia a livello di ricerca e sviluppo che di realizzazione dei farmaci. Il fondo misura la sua performance rispetto all’MSCI AC World NR Index.

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