Sotto la definizione di “wealthtech” rientrano una serie di società specializzate in “mestieri” anche molto diversi fra loro: ci sono gli intermediari digitali per lo scambio di titoli, i consulenti ‘robotizzati’, così come piattaforme per la gestione personale del risparmio (ad esempio, l’italiana Oval). La pandemia e la necessità di gestire un maggior numero di operazioni finanziarie da remoto, hanno impresso una forte accelerazione agli investimenti di venture capital sulle società tecnologiche dedicate alla gestione patrimoniale, con un incremento del 125% nel 2021, con 8,8 miliardi di dollari su scala globale. L’incremento più evidente, con investimenti più che triplicati rispetto all’anno precedente, si è osservato verso le wealthtech asiatiche, con 2,2 miliardi di dollari, davanti all’Europa (1,5 miliardi) e dietro, in termini assoluti, solo alle Americhe (4,9 miliardi).
I trend in atto da qualche anno, ha notato la società di consulenza strategica Kpmg nel suo ultimo rapporto dedicato al wealthtech, si dividono in due: le wealthtech che si rivolgono direttamente ai clienti finali, incrementando gradualmente i propri asset in gestione e quelle che collaborano direttamente con gli attori tradizionali (incumbent) stringendo partnership che estendono strumenti e soluzioni a una clientela magari meno aperta a rivolgersi a “facce nuove” quando deve investire i propri risparmi.
Rientrano in questa seconda categoria, a livello internazionale, gli accordi che Hsbc ha stretto con la wealthtech di Singapore Bambu per offire la sua “Wealth Planner Platform” o la partnership fra Bnp Paribas e Moxo per dare nuovi strumenti di interazione sulla piattaforma myWealth Asia mobile. In Italia alcuni degli accordi più noti su questo terreno li ha stretti la società di investimenti nativa digitale Moneyfarm, con alcuni importanti attori finanziari “di mattoni e malta”, per dirla secondo la nota espressione britannica. La società, che si è affermata come il primo robo advisor “ibrido” per masse gestite in Italia, con 3,8 miliardi di euro, da qualche anno si rivolge alla clientela non solo attraverso il classico accesso via Internet, ma anche tramite il modello B2B2C.
Wealthtech in giacca e cravatta
In un certo senso, il wealthtech si presenta così con la giacca e la cravatta della classica filiale, come una delle alternative a disposizione del cliente di una banca. È questo il caso dell’alleanza fra Moneyfarm e Poste Italiane, con la soluzione Postefuturo avviata a fine 2019 e che “da qualche mese è disponibile in circa 12.000 uffici postali in tutta Italia”, ha raccontato a We Wealth Fabio Zampaglione, Chief of Partnerships di Moneyfarm, che ha definito questo sviluppo come “un passo importante per la distribuzione del servizio, in termini di capillarità, nonché un ottimo esempio dello sviluppo continuo della nostra partnership con Poste Italiane”. Le partnership strette dal servizio digitale Moneyfarm in qualche modo possono testimoniare come i due mondi, wealthtech e approccio tradizionale, possano parlarsi vicendevolmente e con profitto.
“Sono diversi gli incumbent che hanno dimostrato interesse per il modello di servizio ‘ibrido’ di Moneyfarm, che integra tecnologia e consulenza tradizionale per offrire al cliente finale una soluzione di gestione del risparmio con approccio digitale, semplice ed altamente efficiente”, ha dichiarato Zampaglione. “Dal 2018 Banca Sella offre ai propri clienti, in partnership con Moneyfarm, Sella Evolution powered by Moneyfarm”, mentre dal maggio 2021, “la collaborazione con buddybank, la banca per smartphone di Unicredit, ha dato vita a Steppy by Moneyfarm, offerta di investimento fully digital da smartphone, dove Moneyfarm gestisce i portafogli facendo leva su una asset allocation ottimizzata sulla base di metriche Esg”.
Il modello B2B2C della società anglo-italiana proseguirà nel prossimo futuro, anticipa Zampaglione: “Siamo quasi pronti a lanciare sul mercato britannico una nuova soluzione di investimento, questa volta white-label, che si chiama ‘&me powered by M&G Wealth’, di cui forniremo maggiori dettagli contestualmente all’annuncio ufficiale”. Per i soggetti wealthtech cercare un’apertura genera benefici abbastanza evidenti e, nei casi citati fin qui, “diversifica e stabilizza le fonti di ricavo” e ha affermato Zampaglione, “ci consente anche di esplorare nuovi approcci a target non necessariamente uguali al nostro, di lavorare su soluzioni e prodotti che rispondono a necessità diverse”.
A società come Unicredit, Sella e Poste i vantaggi, al di là del ritorno economico diretto, una wealthtech può offrire approcci differenti maturati nell’esperienza nel dominio digitale. “Oggi a un operatore tradizionale possiamo offrire un prodotto e una strategia di investimento, così come una piattaforma tecnologica, il supporto commerciale necessario e tempistiche ridotte d’implementazione delle nostre soluzioni”, ha risposto sul punto il responsabile di Moneyfarm, “siamo anche in grado di costruire un modello ibrido di gestione del risparmio, che combina tecnologia e consulenza finanziaria, smile a quello che offriamo attraverso il segmento btoc”. La conoscenza e l’esperienza pregressa sul canale digitale, ha aggiunto Zampaglione, “ci avvantaggiano in termini di user experience, nelle modalità di engagement con il cliente, ma anche nelle attività di marketing”.