L’addio di Warren Buffett a Berkshire Hathaway, la società tessile rilevata nel 1965 e portata allo status di holding multimiliardaria, segna la fine di un’era durata sei decenni. L’annuncio del ceo, di cui gran parte del board non era consapevole, è arrivato il 3 maggio durante la conferenza annuale degli azionisti: “Penso che sia arrivato il momento per Greg Abel di diventare ceo alla fine dell’anno”, ha detto Buffett, che però continuerà a “stare nei paraggi ed essere utile in alcuni casi”.
Il successore designato, come noto fin dal 2021, sarà appunto Greg Abel, che in qualità di nuovo ceo avrà l’onere di portare avanti l’approccio finanziario con cui Buffett è riuscito a battere i rendimenti di Wall Street nell’arco di sessant’anni: un’impresa che, su un periodo così lungo, non è mai riuscita a nessun altro. Il passaggio di consegne ad Abel, con Buffett che manterrà la carica di presidente, dovrebbe garantire la continuità di Berkshire Hathaway anche quando l’Oracolo di Omaha non avrà più “l’ultima parola” sulle decisioni.
Tempo di cambiare, o di lasciare ferma la rotta?
Da alcuni anni, l’approccio prudente di Buffett è stato oggetto di critiche più o meno esplicite: la sua reticenza a investire su molti dei grandi nomi della tecnologia, il mancato entusiasmo per l’approccio sostenibile “Esg” (continuando a mantenere posizioni rilevanti in compagnie petrolifere come Occidental e Chevron), e la tendenza ad accumulare sempre più liquidità senza trovare azioni a valutazioni ritenute attraenti. Secondo gli ultimi dati, Berkshire Hathaway detiene 347,7 miliardi di dollari in liquidità – un livello che, già da alcuni mesi, ha portato l’azienda a possedere più Buoni del Tesoro Usa a breve termine della stessa Federal Reserve. Opportunità sprecate o lucidità controcorrente? Vediamo cosa dicono i dati di lungo periodo.
Negli ultimi dieci anni, al primo maggio 2025, l’S&P 500 Total Return ha reso complessivamente il 222%, mentre Berkshire Hathaway ha registrato una performance del 276% – un risultato favorito anche dal recente calo azionario di aprile, che ha in gran parte risparmiato la holding di Buffett.
E negli ultimi vent’anni? Buffett vince ancora e con ampio margine: l’S&P 500 TR ha guadagnato il 603%, Berkshire l’862%. Un confronto storico mostra infine come, dal 1965 – anno in cui Buffett rilevò Berkshire – al 2023, il rendimento medio annuo della holding sia stato del 19,9%, contro il 10,4% dell’S&P 500. Per dare un’idea dell’effetto composto: chi nel 1965 avesse investito 1.000 dollari nell’S&P 500 avrebbe oggi 405.859 dollari; la stessa cifra in Berkshire varrebbe oltre 93 milioni.
Comprare azioni Berkshire Hathaway anche senza Buffett
La vera domanda, per chi oggi medita di acquistare azioni Berkshire Hathaway, è se preservare l’approccio disciplinato di Buffett possa bastare a replicare i successi del passato. I principi dell’Oracolo di Omaha sono in apparenza semplici: evitare errori grossolani, non farsi attrarre dalle mode del momento, e concentrarsi su poche aziende solide il cui prezzo d’acquisto sia inferiore al valore reale del business (approccio value). Ma dietro a questa semplicità c’è sempre stato uno studio maniacale dei bilanci, accompagnato da una resistenza alle ondate speculative che periodicamente agitano il mercato.
Così, mentre il boom tecnologico del post-Covid lasciava temporaneamente indietro Berkshire Hathaway, la solidità delle sue scelte ha permesso di recuperare nel medio periodo. Resta da capire se, in futuro, la profonda conoscenza del profilo delle aziende sarà ancora un vantaggio competitivo, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e le misurazioni automatizzate potrebbero rendere più difficile scovare i rari grandi affari alla base del metodo Buffett.
Un vantaggio però Berkshire lo conserva: la sua forma giuridica e operativa. Non è un fondo, non applica commissioni, e non soffre della pro-ciclicità tipica dell’industria del risparmio gestito. Come ha osservato Jason Zweig sul Wall Street Journal, i fondi tendono a raccogliere denaro quando il mercato è caro e a subire deflussi quando le valutazioni si abbassano – dinamica che obbliga i gestori a comprare e vendere nei momenti meno opportuni. Le azioni Berkshire, invece, si acquistano solo da altri azionisti, e non portano nuova liquidità alla società, lasciando al management piena autonomia operativa. Un lusso raro nel panorama della finanza contemporanea.
Per il momento, la notizia dell’addio di Buffett è pesata sul titolo Berkshire Hathaway quotato in euro, che perde lunedì 5 maggio oltre il 2,4%. A Wall Street è andata ancora peggio con un’apertura a -6%.
Greg Abel, uomo riservato e fedele al metodo Buffett
Canadese, 62 anni, Greg Abel non ha mai cercato i riflettori. “Non è un altro Warren Buffett – non ne conosco altri,” ha dichiarato Ron Olson, storico consigliere del gruppo – “ma ha molte delle sue qualità fondamentali: integrità, impegno, visione strategica”.
Le sue responsabilità, alla luce dell’immensa montagna di contanti finora inutilizzata da Berkshire, saranno enormi. Dovrà decidere come e quando investire parte di quella liquidità. Per il resto, Abel è sempre stato descritto come un uomo concreto e poco incline all’autopromozione. In rare interviste ha raccontato la sua visione tradizionale del lavoro: “A scuola, nello sport, nel lavoro: ho imparato che impegnarmi e prepararmi bene aumentava le possibilità di successo”, ha detto nel 2018.
Una filosofia perfettamente coerente con lo stile Berkshire.