Le piccole e medie aziende spesso faticano a districarsi tra l’enorme mole di provvedimenti legislativi promossi, anche durante l’emergenza, per sostenere il tessuto imprenditoriale
Secondo lo studio legale Mabe & Partners, nel 90% dei casi le piccole e medie imprese ricevono pagamenti ritardati da parte della pubblica amministrazione e hanno diritto a un ristoro economico in termini di interessi
I consulenti legali possono aiutare l’impresa a liberare liquidità attingendo a risorse di cui non è a conoscenza
La maggior parte degli operatori, precisa, sostiene che in questo periodo i non performing loan (i crediti deteriorati ndr) e gli unlikely to pay (utp, ovvero le inadempienze probabili ndr) aumenteranno notevolmente. Secondo Visco, nel 90% dei casi, i crediti che prima erano catalogati come utp sono destinati a diventare npl – perché “alcune imprese che prima si barcamenavano, in bilico tra una situazione di insolvenza e di solvenza, avranno maggiori difficoltà” – e bisognerà monitorarli “per capire se avranno la forza di tornare in bonis o resteranno crediti non performanti”.
Per quanto riguarda, invece, le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, esiste anche un’altra modalità di sostegno alternativa al credito bancario. Nel 90% dei casi le piccole e medie imprese ricevono pagamenti ritardati da parte della Pa e hanno diritto a un ristoro economico in termini di interessi. “Una forma di liquidità che può derivare da un’azione giudiziale che il più delle volte si conclude anche nella fase preliminare perché la pubblica amministrazione è consapevole di dover pagare questa tipologia di indennizzo e chiude la controversia anticipatamente senza attendere l’esito giudiziale”.
In questo contesto, cosa può fare ancora il governo italiano? “L’attenzione dell’esecutivo dovrà essere posta sul turismo, il settore agroalimentare e quello bancario. Quanto al settore bancario, l’articolo 54 ter del decreto legge n.18 del 2020 ha posto una sospensione dei pignoramenti immobiliari ai sensi dell’articolo n. 555 del codice di procedura civile per circa sei mesi. Questa rappresenta sicuramente una costrizione nei confronti delle banche e delle società creditizie”. Quando infatti si arriva a fare un pignoramento immobiliare nei confronti del debitore, spiega, vuol dire che quest’ultimo non ha iniziato a pagare già da diversi anni. Se, da un lato, il lasso temporale di sei mesi rappresenta dunque una forma di agevolazione per il debitore, dall’altro, costringerebbe il ceto bancario e creditizio a posticipare tutte le procedure, andando ad aggiungere ai sei mesi anche il periodo di lockdown. “Sarebbe stata più fruttuosa una sospensione dei pignoramenti mobiliari verso terzi, cioè gli stipendi e le pensioni”, aggiunge Visco, che conclude: “In questo modo ci sarebbe stata una maggiore liquidità per i singoli consumatori”.