Cristiano Ronaldo ha usato le sue statistiche per sostenere di essere il miglior calciatore della storia; Andrea Orcel, per molti il Ronaldo dei banchieri, ha fatto lo stesso per ribadire lo status che Unicredit ha raggiunto in Europa: la banca più performante e generosa con gli azionisti.
Tuttavia, il mercato si aspettava un’ulteriore scatto nella remunerazione, alla luce di nuovi conti in crescita – e non è arrivata. O meglio, ha riguardato l’innalzamento della quota di utile distribuita in dividenti dal 40 al 50%, che porta a 9 miliardi l’anno da qui al 2027: troppo poco per evitare un calo superiore 3% a Piazza Affari. Unicredit ha più di un motivo per evitare un aumento della remunerazione: da un lato, il contesto macroeconomico, per tutte le banche, si farà più complicato. Il costo del rischio, l’indicatore che esprime quanto le insolvenze pesano sui crediti erogati, oggi resta basso ma è probabile che salirà con il rallentamento economico atteso in Europa. Il margine d’interesse, che gonfia i profitti delle banche grazie a un miglior differenziale fra il costo del credito e la remunerazione percepita dalla Bce, si ridurrà con i progressivi tagli dei tassi di riferimento.
E, per quel che riguarda nello specifico Unicredit, potrebbe essere strategico mantenere munizioni (capitale) da parte se, oltre allo scambio azionario, dovesse servire un rilancio in contanti per acquisire Banco Bpm e, in prospettiva, Commerzbank. La determinazione di Orcel su queste partite sembra ancora molto salda, a giudicare dalle slide che mostrano come Gae Aulenti surclassi Banco Bpm su tutti gli indicatori finanziari, senza alcuna pietà. Così come Hvb batte Commerzbank in Germania per redditività complessiva e tutto il resto.
Le partite di M&A: Orcel rilancia la sfida a Banco Bpm e Commerbank
“Oggi c'è un chiaro divario di performance tra le due banche”, ha detto Orcel riferendosi a Piazza Meda, “in termini di crescita dei ricavi lordi, abbiamo superato Bpm di 10 punti percentuali tra il 2021 e il 2024".
“Una combinazione Unicredit-Bpm creerebbe un numero 2 più forte in Italia. La rete e la base clienti sono complementari e sarebbero altamente tutelate. La base clienti combinata di 12 milioni sarebbe ulteriormente orientata verso i segmenti target di Unicredit, ossia affluent, private e soprattutto Pmi, per le quali non prevediamo problemi di concentrazione, bensì un significativo potenziale di crescita”, ha spiegato Orcel in conference call, “l'operazione consentirebbe a Bpm di accedere a economie di scala, beneficiando del maggiore bilancio di Unicredit, delle sue fabbriche di prodotto e di una superiore capacità di investimento, in particolare nelle aree della tecnologia, dei dati e dell'intelligenza artificiale, oltre che della rete”.
Sul fronte di Commerzbank, Orcel ha sottolineato che, sebbene per adesso sia “solo un investimento e non ci sia un'offerta sul tavolo, una combinazione con Hvb creerebbe la seconda banca privata in Germania, con una sovrapposizione minima in termini di regioni chiave e clienti”. Anche qui, la prova di forza di Unicredit si gioca sui numeri: la controllata tedesca di Gae Aulenti “è la numero uno in Germania per redditività, efficienza operativa e gestione del capitale” e “c'è un enorme divario di performance” con Commerzbank, “nonostante siano l'immagine speculare l'una dell'altra in Germania”, ha detto Orcel, “la nostra efficienza sui costi, misurata dal rapporto costi/ricavi, è inferiore di 18 punti percentuali. Il nostro ROAC è superiore di 11 punti percentuali".
Nel frattempo, le strategie distributive si intrecciano con l'ipotesi di un'acquisizione di Banco Bpm e gli interessi di Crédit Agricole, azionista di Piazza Meda, così come proprietaria del principale asset manager in partnership distributiva con Unicredit, Amundi. A proposito della potenziale ostilità di Crédit Agricole nell'Ops su Banco Bpm, Orcel ha sottolineato che “è un nostro partner nell'asset management, nella custodia, in diversi ambiti... Abbiamo parlato con loro”, ha aggiunto riferendosi all'incontro di vertice trapelato sulla stampa, “e per il momento questo è tutto".
L'ipotesi oggetto di indiscrezione è che Crédit Agricole abbia chiesto garanzie sul mantenimento del ruolo preminente di Amundi, il gestore patrimoniale francese, nelle strategie distributive di Unicredit. "Man mano che ci avviciniamo all'offerta, forse ci saranno ulteriori discussioni, ma per il momento, la situazione è questa", ha glissato Orcel.
La partita dell'internalizzazione: l'obiettivo non è un maxi gestore in house
Nel frattempo, l'amministratore delegato di Unicredit ha precisato meglio le vere ambizioni della banca nel processo di internalizzazione del business assicurativo e di quello della gestione patrimoniale, smentendo l'idea che si possa ipotizzare un punto d'arrivo in cui l'offerta di fondi potrebbe essere soddisfatta solo da prodotti della casa (che alla banca fruttano di più).
“C’è una grande differenza tra quello che stiamo facendo nelle assicurazioni e quello che potremmo fare nell’asset management”, ha detto Orcel, “nelle assicurazioni, stiamo processando polizze unit-linked e prodotti piuttosto standardizzati e semplici per le banche”.
Al contrario, “nell’asset management, non crediamo di avere la scala necessaria sui vari prodotti per competere con i leader del settore... avere un asset manager interno per tutto non credo sia realistico. Onestamente, non credo sia realistico per nessuna banca, almeno in Italia".
“Ciò non significa che non possiamo avere nicchie mirate nelle quali internalizziamo determinate funzioni. Abbiamo questa capacità nel nostro progetto con Azimut”, diventata partner di un nuovo asset manager della casa. “Se guardiamo alla nostra abilità di sviluppare e differenziare il nostro brand con OneMarket, i risultati parlano da soli”.
Poi, un riferimento che potrebbe essere interpretato come una conferma dell'attrattiva di Anima Holding, la fabbrica prodotto cui punta Bpm:
“Se dovessimo fare un’acquisizione in Italia e questa acquisizione includesse una fabbrica di asset management focalizzata su prodotti standardizzati e più semplici, che funzionano bene in Italia, ciò completerebbe quell’elemento di internalizzazione".