Vittoria di Trump e reazione dei mercati finanziari Usa
La vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa 2024 ha immediatamente innescato una risposta eterogenea nei mercati finanziari americani, con effetti significativi su alcuni settori e su vari asset. Le dinamiche osservate riflettono le aspettative degli investitori riguardo a politiche fiscali espansive, deregulation e nuovi orientamenti sulla politica estera.
L’influenza della vittoria di Trump sui settori strategici
Industria e infrastrutture
Gli indici S&P 500 e Dow Jones hanno inizialmente registrato una volatilità significativa, riflettendo l’incertezza del mercato sul piano economico di Trump. Tuttavia, il successivo recupero è stato sostenuto dai settori ciclici e industriali.
L’indice Dow Jones ha beneficiato del rally di colossi industriali come Caterpillar Inc. e Deere & Company, anticipando politiche di sostegno alle infrastrutture, considerate strategiche dall’amministrazione Trump.
Gli investitori vedono nel piano infrastrutturale una leva per la crescita domestica, con effetti positivi sulle società di materiali e costruzioni.
Energia e deregulation
Le aziende del settore energetico hanno visto un rialzo, trainate dalle aspettative di deregolamentazione e incentivi alla produzione nazionale. ExxonMobil e Chevron sono esempi di multinazionali che beneficerebbero di una riduzione delle restrizioni sulle trivellazioni e di un allentamento delle normative ambientali, aprendo nuove opportunità di investimento in zone offshore e shale.
Difesa
Le società di difesa come Lockheed Martin e Raytheon Technologies hanno registrato un rialzo a seguito delle dichiarazioni di Trump di voler aumentare la spesa per la sicurezza nazionale e modernizzare le forze armate. L’intenzione di espandere il budget della difesa ha stimolato l’interesse degli investitori, considerandola una mossa strategica di supporto alla crescita economica e alla sicurezza interna. Tuttavia, durante lo scorso mandato l’aumento della spesa è stato prevalentemente indirizzato a modernizzare l’apparato militare e mantenere la supremazia tecnologica in settori avanzati come la difesa spaziale e missilistica, anziché intensificare il coinvolgimento in nuovi teatri di guerra. Si è infatti cercato di evitare nuovi conflitti prolungati e la presenza militare in Afghanistan è stata ridotta con l’obiettivo di una completa ritirata.
Finanza e riforma del Dodd-Frank Actì
Il settore finanziario, con istituti come Jp Morgan Chase e Goldman Sachs, ha beneficiato delle prospettive di deregolamentazione e riduzione delle imposte.
Le politiche promosse da Trump mirano a rivedere il Dodd-Frank Act, eliminando vincoli considerati onerosi dalle banche e potenzialmente incrementando il rendimento del capitale. Si tratta di una normativa del 2010, creata in risposta alla crisi finanziaria del 2008 per aumentare la supervisione sulle banche e sui mercati finanziari e per proteggere i consumatori. Trump ha sostenuto che queste regolamentazioni erano troppo restrittive e danneggiavano la crescita economica, in particolare per le piccole e medie imprese, che si trovavano ad affrontare costi elevati a causa dei nuovi requisiti di compliance.
L’impatto della vittoria di Trump su altri settori
Tecnologia e commercio con la Cina
Le grandi aziende tecnologiche come Apple e Microsoft potrebbero risentire delle politiche protezionistiche, soprattutto se verranno imposte nuove restrizioni commerciali nei confronti della Cina, un mercato chiave per molte multinazionali Usa. Tensioni su tariffe e accordi commerciali potrebbero rendere più difficile l’espansione internazionale e aumentare i costi operativi.
Energie rinnovabili: rischi e opportunità
Aziende nel settore delle energie pulite, come NextEra Energy, potrebbero subire un calo degli investimenti a seguito della riduzione di incentivi e sussidi federali, dato che Trump ha più volte sottolineato l’intenzione di rilanciare i combustibili fossili a scapito dell’energia verde.
Altri ambiti influenzati dalla vittoria di Trump
Domanda interna e commercio estero
L’orientamento economico di Trump potrebbe incentivare il consumo interno grazie a una combinazione di riduzioni fiscali e sussidi alle imprese nazionali, con un potenziale aumento della spesa dei consumatori e del tasso di occupazione. Tuttavia, l’introduzione di tariffe sui beni importati potrebbe avere un effetto di doppio taglio, riducendo la competitività delle imprese Usa sui mercati esteri e causando potenziali ritorsioni commerciali. Ad esempio, le esportazioni verso i Brics potrebbero essere penalizzate, con aziende come Boeing e General Electric che potrebbero vedere diminuire la domanda dai paesi emergenti in risposta a una politica commerciale più aggressiva degli Stati Uniti.
Rapporti con i Brics
La posizione protezionistica di Trump non favorisce i rapporti con i paesi Brics, già orientati a diversificare le loro relazioni economiche e ridurre la dipendenza dal dollaro. Ad esempio, la Cina ha aumentato i propri scambi con altri membri Brics, come India e Russia, puntando a sviluppare una piattaforma commerciale che minimizzi l’utilizzo del dollaro. La New Development Bank dei Brics continua a sostenere progetti infrastrutturali in aree come l’Africa, spingendo per una struttura economica globale meno dipendente dagli Stati Uniti.
Vittoria di Trump, Bitcoin e altre criptovalute: possibili cambiamenti nella regolamentazione
Tutte le criptovalute hanno esultano per la vittoria di Donald Trump nelle elezioni Usa: soprattutto il bitcoin che ha raggiunto nuovi massimi.
Con una maggiore attenzione sulla politica economica interna, Trump potrebbe sostenere politiche di deregolamentazione in ambiti specifici, ma le criptovalute rappresentano un settore in cui la regolamentazione rimane ambigua. Durante il suo primo mandato, la regolamentazione Usa sulle criptovalute non ha subito cambiamenti drastici, ma l’interesse per una potenziale regolamentazione o addirittura un divieto esplicito è cresciuto.
La posizione di Trump sulle criptovalute è stata piuttosto scettica, quindi c’è la possibilità di una maggiore spinta verso la regolamentazione, creando ostacoli per le piattaforme cripto e spingendo gli investitori verso mercati meno regolamentati.
Inoltre l’approccio di Trump verso la Cina potrebbe generare nuove tensioni commerciali, influenzando le dinamiche globali di investimento in Bitcoin. La Cina ha un ruolo centrale nel settore delle criptovalute, sia per il mining sia per l’investimento. Un inasprimento dei rapporti potrebbe portare alcuni investitori cinesi a utilizzare Bitcoin per eludere restrizioni valutarie o per diversificare i loro portafogli in vista di eventuali svalutazioni dello yuan.
Politiche monetarie e inflazione post-vittoria di Trump: influenza sulla Fed
In un’impostazione generale di allentamento della politica monetaria, l’elezione di Trump appare non dirimente. Gli investitori mettono in conto possibili pressioni politiche per mantenere i tassi di interesse bassi, favorendo la crescita economica e sostenendo i mercati finanziari, oltre a non appesantire il debito pubblico che, con tagli fiscali e aumento della spesa pubblica, potrebbe gonfiarsi.
Tuttavia, nel medio termine, le politiche espansionistiche di Trump potrebbero sostenere la domanda al punto da generare fenomeni inflattivi costringendo la Federal Reserve a tirare il freno e a raffreddare il mercato: uno scenario assolutamente possibile, alla luce della nomina di Jerome Powell durante il primo mandato di Trump che ne ha dimostrato l’indipendenza.
Effetti sul dollaro e debito pubblico
La già menzionata espansione fiscale proposta da Trump potrebbe rafforzare temporaneamente il dollaro, alimentando aspettative di crescita interna. Tuttavia, una politica di deficit potrebbe indebolire il dollaro a lungo termine.
Il mercato dei Treasury, supportato in parte dalla domanda straniera, potrebbe subire pressioni, con un aumento dei tassi sui titoli a lungo termine che rifletterebbe i rischi associati a un debito crescente. Nel complesso, l’autorevolezza degli Usa come potenza mondiale, il ruolo del dollaro come asset difensivo e la riduzione del tasso di detenzione estera del debito, fa propendere per uno scenario favorevole al biglietto verde.
Deficit commerciale degli Usa e implicazioni per le politiche economiche globali
Gli Stati Uniti sono un importatore netto di beni e servizi: le importazioni di beni e servizi superano regolarmente le esportazioni e questo è visibile nel bilancio commerciale, che mostra un deficit commerciale pressochè costante. Nel 2023, gli Usa hanno registrato un deficit commerciale di circa 1,1 trilioni di dollari, con un ampio divario tra le importazioni e le esportazioni.
Le principali categorie di importazione degli Stati Uniti includono beni di consumo, elettronica, petrolio e automobili, mentre le esportazioni si concentrano su prodotti come aerei, macchinari, prodotti chimici e soia, tra gli altri.
Tuttavia, ci sono settori, come le esportazioni di energia (gas naturale e petrolio), che sono cresciuti significativamente negli ultimi anni, ma non sono sufficienti a invertire la tendenza complessiva. Per un contesto più ampio, sebbene gli Usa siano ancora un’importante potenza economica e un importante esportatore di alcuni beni e servizi, il loro ruolo di importatore netto è un fattore significativo per la bilancia commerciale globale e le politiche economiche.
In tale contesto l’adozione di politiche più protezionistiche per correggere la bilancia commerciale e stimolare la crescita interna appare coerente, e i Brics non sono necessariamente vulnerabili. Anzi, la loro cooperazione sempre più profonda e la diversificazione dei mercati di esportazione li rendono in grado di affrontare sfide economiche globali, compreso un possibile disimpegno o un inasprimento della politica commerciale da parte degli Stati Uniti.
(Articolo scritto in collaborazione tra Luca Lodi, head of R&D Fida, e Monica Zerbinati, financial analyst Fida)