Le numerosi frodi e i costi per le casse dello Stato hanno portato il governo a riscrivere la disciplina del Superbonus
Un’opzione sembra essere quella che prevede una generalizzata razionalizzazione dei bonus sugli immobili al fine di renderli permanenti e legati al reddito dichiarato dal contribuente
Credere o sperare che il Superbonus, almeno così come attualmente è strutturato, possa rimanere invariato nel prossimo futuro è ormai utopia.
Hanno presto catalizzato l’attenzione mediatica, infatti, le dichiarazioni che da ultimo il ministro Giorgetti ha rivolto alla incentivazione introdotta nel 2020: il Superbonus, ha “effetti negativi sui conti pubblici, ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi”, ha commentato il ministro dell’Economia.
Ebbene, alla luce di ciò, è appena il caso di fare il punto sulle regole attuali.
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L’agevolazione si restringe
Come noto, a partire dal 2023 il Superbonus è passato dal 110% al 90% per tutti gli aventi diritto salvo che per le villette: per queste categorie di immobili è operativa infatti la proroga del 110% al 31 dicembre, se è dimostrato un avanzamento dei lavori già completato per il 30% entro settembre 2022.
Pima di ogni cosa è bene partire dalle date: 1 gennaio 2024. È questo il periodo a partire dal quale il diritto a fruire dell’agevolazione sugli interventi di costruzione, ristrutturazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, cambio di destinazione d’uso, fino ad ora fissato al 110% , si ridurrà al 70%. In questo senso, la differenza non più agevolata (30%) ricadrà sui soggetti che hanno intrapreso il lavoro di ristrutturazione.
Tuttavia, si starebbe parlando di una possibile proroga del Superbonus così come già lo conosciamo in considerazione dello stato di avanzamento dei lavori. La proroga, a quanto risulta e al netto delle più ampie incertezze che riguardano l’intero meccanismo dell’agevolazione, sarebbe subordinata alla produzione di un’asseverazione sullo stato dei lavori da consegnare al 30% di quanto realizzato e poi a quota 60%.
Ma non è tutto. Se dal 1 gennaio 2024 i contribuenti che ne hanno diritto potranno fruire dell’agevolazione al 70% della spesa, a partire dal 2025, invece, la quota dovrebbe andare incontro ad un’ulteriore contrazione, scendendo al 65%.
Gli interventi sulle villette dal 2023
Per gli interventi di ristrutturazione di unità unifamiliari, compresi nel Superbonus, avviati a partire dal 1° gennaio 2023 la detrazione passa al 90% ed è concessa fino al 31 dicembre 2023, a condizione che:
- l’unità immobiliare di intervento edilizia sia adibita ad abitazione principale del contribuente entro la fine dei lavori di ristrutturazione
- il contribuente sia il proprietario dell’immobile al momento dell’avvio dei lavori;
- il contribuente abbia un reddito di riferimento inferiore a 15.000 euro, calcolato con il sistema del quoziente.
Razionalizzare i bonus sugli immobili
Un’opzione che sembra essere stata considerata dal Governo è quella che prevede una generalizzata razionalizzazione dei bonus sugli immobili al fine di renderli permanenti e legati al reddito dichiarato dal contribuente.
La misura, da un lato, potrebbe ridurre la portata dell’agevolazione, dall’altro, tuttavia, la renderebbe stabile nel tempo e in linea con la capacità di spesa del contribuente.