Per via dell’azzardo morale il Superbonus rischia di essere una misura costosa non sostenibile nel lungo periodo
Il Superbonus 110% è stato introdotto per incentivare il risparmio energetico, conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni, dare supporto al settore delle costruzioni e alla domanda privata
Sul punto, è particolarmente opportuno prendere in considerazione l’analisi condotta dall’Osservatorio Cpi (conti pubblici italiani).
Stando ai dati contenuti nel report, benché nella prima fase di introduzione il bonus ha ricevuto meno richieste rispetto alle aspettative – a febbraio 2021 l’ammontare complessivo di interventi ammessi in detrazione era pari a 3.100, corrispondenti a 340 milioni di crediti d’imposta –, in particolare a causa della complessa burocrazia delle pratiche e delle tempistiche lunghe, un cambio di rotta si è registrato a partire dalla metà del 2021.
Il decreto Semplificazioni-bis, infatti, al fine di garantire un maggior accesso alla misura ha alleggerito le procedure, in particolare per i proprietari di edifici condominiali, eliminando – tra le altre cose – l’obbligatorietà delle verifiche preliminari in tema di regolarità urbanistica degli immobili.
Volendo formulare l’identikit dei soggetti che hanno fruito dell’agevolazione si può sostenere, alla luce dei dati raccolti, che si tratta di famiglie a medio-alto reddito, residenti nel centro-Nord.
In effetti, quanto all’ambito territoriale, emerge che le regioni che hanno usufruito maggiormente dei fondi sono la Lombardia, il Lazio, il Veneto e l’Emilia-Romagna; mentre quelle che hanno fatto meno ricorso al bonus sono i territori del Mezzogiorno, in particolare Basilicata e Calabria.
Quanto alla categoria reddituale, poiché oltre l’86 per cento degli interventi ammessi a detrazione riguarda edifici unifamiliari o unità immobiliari funzionalmente indipendenti è ragionevole sostenere che le famiglie con reddito più elevato abbiano beneficiato maggiormente della misura.
Dal report in commento, inoltre, si può ricavare che il Superbonus abbia rispettato le aspettative, in quanto ha sostenuto efficacemente il settore delle costruzioni e ha stimolato la domanda privata di immobili, in ragione del fatto che il numero di compravendite, ridottosi nella fase pandemica, ha superato il livello pre-crisi.
E invero, in considerazione di quanto appena esposto emerge come il Superbonus sia, per tanti aspetti, uno strumento di evidente successo; non è chiaro, però, se gli interventi effettuati abbiano determinato, in maniera altrettanto evidente, risparmi energetici: non ci sono, infatti, ancora dati pubblici ufficiali relativi al rapporto tra costo del Superbonus e unità di C02 risparmiata.
Inoltre, all’orizzonte si profila la minaccia dell’azzardo morale.
Molti contribuenti, come pure molte imprese edili, sfruttando il fatto che i costi sono sostenuti per intero dallo Stato, non hanno interesse concreto ad effettuare i lavori limitandosi all’essenziale, dunque contenendo le spese.
Al contrario, come dimostra, per certi versi, l’aumento esponenziale delle domande di ristrutturazioni, sono molti i proprietari e gli imprenditori che gonfiano appositamente le spese. Questa circostanza, come rilevano gli autori del report in esame, può diventare non indifferente per via del forte aumento dell’impennata dei prezzi delle materie prime a livello internazionale che stanno facendo aumentare il prezzo degli interventi.
In questi termini è doveroso chiedersi se il Superbonus 110%, che verrà prorogato al 2022, è davvero una misura sostenibile nel lungo periodo.