Assumere regolarmente un lavoratore domestico e, conseguentemente, versare i contributi dà diritto al datore di lavoro di dedurre dal reddito imponibile i contributi obbligatori versati
È possibile detrarre le spese e i costi sostenuti per gli addetti all’assistenza personale o di un familiare a carico
Ebbene, è utile comprendere in che misura l’assunzione di un lavoratore domestico, in particolare di colf o badanti, consente di beneficiare di agevolazioni fiscali.
Prima di approfondire questo aspetto è però necessario sviluppare alcune premesse, soffermando l’attenzione sulla definizione di lavoro domestico, sulle diverse forme contrattuali previste e sulle mansioni che, in linea generale, competono a colf e badanti; intendendosi per tali, rispettivamente, i soggetti che si occupano delle faccende domestiche o delle esigenze familiari e coloro che, invece, svolgono mansioni di assistenza alla persona.
Il lavoro domestico è una specifica forma di rapporto di lavoro subordinato che – in forza di uno stretto vincolo fiduciario tra le parti – si svolge quasi esclusivamente presso il domicilio del datore di lavoro e si esplica nella disponibilità del collaboratore a rispondere ai bisogni della vita familiare del datore.
La retribuzione dei collaboratori domestici è definita dal Ccnl e si compone, per lo più, della retribuzione minima contrattuale, delle indennità in caso di vitto e alloggio, degli scatti di anzianità.
Ciò considerato, è opportuno prendere in analisi le agevolazioni fiscali di cui possono beneficiare i datori di lavoro che assumono colf e badanti. Segnatamente si tratta della possibilità di fruire della deduzione fiscale per i contributi obbligatori versati e della detrazione Irpef per le spese sostenute.
Il datore di lavoro potrà beneficiare della deduzione dal reddito imponibile dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori versati per gli addetti ai servizi domestici e familiari – per colf, baby-sitter e assistenti delle persone anziane – entro l’importo massimo di 1.559,36 euro annui; importo fisso che non varia al variare del reddito dichiarato.
Inoltre, il datore di lavoro potrà beneficiare della detrazione Irpef, nella misura del 19%, per le spese sostenute per gli addetti all’assistenza personale nei casi di assistenza a persone non autosufficienti, entro un importo massimo di 2.100 euro l’anno.
È bene specificare che la detrazione può spettare tanto al soggetto non autosufficiente quanto ai familiari che per quest’ultimo affrontano la spesa, e che si potrà fruire della detrazione solo se il reddito complessivo dichiarato risulta inferiore a 40.000 euro.
Si segnala, infine, che la detrazione spetta anche se le prestazioni di assistenza sono rese da una casa di cura o di riposo o da una cooperativa di servizi.