“Ho sempre adottato una gestione oculata di quello che guadagnavo – racconta Mordente – molti sportivi professionisti hanno retribuzioni importanti rapportate al breve periodo durante il quale sono in attività. Flussi che si concentrano tra i 20 e i 35 anni e finiscono presto, a fronte di “un’impostazione della vita”, in cui si tende a spendere senza oculatezza ”. Chi riesce a versare i contributi ha diritto a un vitalizio raggiunta l’età pensionabile, che arriva prima rispetto a un lavoratore standard in quanto lo sport professionale è considerata attività usurante. “Il tema vero – dice Mordente – è che dai 35 anni la retribuzione cala o si interrompe bruscamente e spesso ci si trova spiazzati”.
Durante la carriera Mordente ha gestito i suoi risparmi per lo più avvalendosi di un consulente finanziario professionista “che mi ha guidato negli investimenti. Ho diversificato, parte in bond e azioni e parte in immobili messi a reddito. Ma ho fatto comunque alcuni errori che oggi potrei evitare”.
Quali errori? “Il principale che mi attribuiscono è quello di non aver preso in mano troppo presto la gestione del mio patrimonio – risposte l’ex campione – ero molto giovane e inizialmente ho delegato la mia famiglia. Con il senno di poi partirei chiedendomi dove sarei voluto arrivare venti anni dopo, dove avrei voluto vivere, come avrei voluto vivere, per organizzarmi di conseguenza. Ma soprattutto sarei uscito dalla bolla”.
Una delle ragioni per cui spesso gli sportivi finiscono nell’indigenza alla fine carriera è proprio questa bolla di cui parla Mordente: “il mondo dello sport professionistico sembra Marte, si perde il contatto con la quotidianità, la misura della vita reale, di quanto costa, di cosa è fatta. L’atleta è in una bolla, troppo distante dalla vita reale. Ci vorrebbe un po’ meno di protezione e più consapevolezza del mondo fuori dalle linee del campo”.
E se questo vale per la quotidianità, non vale affatto per gli investimenti. “In quel caso il rischio di fare investimenti sbagliati è dietro l’angolo. Quello che uno sportivo guadagna in un mese un manager in azienda lo guadagna in un arco di tempo molto più lungo: l’approccio alla gestione deve essere per forza diverso e per forza più professionale”.