Nel 2020 il mercato potenziale del supply chain finance si è attestato tra i 450 e i 490 miliardi di euro, di cui 120 miliardi già serviti
Continuano a crollare le soluzioni di anticipo fattura (-33%), mentre crescono opzioni innovative come il reverse factoring e il confirming
Federico Caniato: “Richiesta un’attenta gestione del cambiamento in azienda. E un miglioramento della sinergia con il processo di gestione del rischio”
La fotografia del 2019
Prima dello shock pandemico, il mercato potenziale del supply chain finance si attestava infatti sui 505 miliardi di euro, in crescita del +2,4% sul 2018, di cui quasi un terzo servito (146 miliardi). L’anticipo fattura (una forma di finanziamento che consente l’anticipo da parte di un operatore finanziario di una o più fatture non ancora riscosse) risultava in calo del -3,4% a 65 miliardi di euro, mentre il factoring tradizionale (la cessione dei crediti commerciali di un’azienda verso la clientela) si attestava sui 60 miliardi per una contrazione del -1,4%. Sul versante opposto le soluzioni innovative come l’invoice trading (il “marketplace” per l’anticipo fatture) al +100% per 250 milioni di euro, il dynamic discounting (il pagamento anticipato da parte del cliente in cambio di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo) al 100% per 200 milioni e il confirming (il debitore autorizza il factor a pagare i propri fornitori e a gestire i debiti commerciali) al +40% per 700 milioni. Ma anche la cartolarizzazione (+5,8% a 9 miliardi di euro), il reverse factoring (+9,8% a 6,7 miliardi) e la carta di credito virtuale (+5,5% a 3,2 miliardi).
La riscoperta del 2020
Una fotografia che sembra confermarsi anche nell’anno della crisi. Come anticipato, il mercato potenziale del supply chain finance ha raggiunto una forbice compresa tra i 450 e i 490 miliardi di euro, in calo tra i 15 e i 55 miliardi rispetto al 2019, anche se “il valore esatto dipenderà dalle performance di incasso e pagamento delle imprese”, precisano i ricercatori. L’anticipo fattura continua a crollare, scivolando a 44 miliardi di euro (-33%). Sulla stessa scia anche il factoring diretto, in calo del -8% sul 2019 a 55 miliardi, “che risente del calo dei volumi transati nei mesi di picco della pandemia e la preferenza verso soluzioni più orientate alla filiera”, si legge nello studio. Col segno più, invece, gli strumenti più innovativi come il reverse factoring (7,5 miliardi di euro, +13%), il confirming, (800 milioni di euro, +7%), l’invoice trading (300 milioni di euro, +20%) e il dynamic discouting (100 milioni, +500%).