Giorgia Meloni è la prima donna nella storia a ricoprire la carica di presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. Attualmente, in tutto il mondo sono soltanto 14 (su 193 stati!) le donne che ricoprono la massima carica politica nel proprio paese.
E se guardiamo sul lungo periodo, dalla fine degli anni Sessanta, il gentil sesso ha ricoperto la carica di presidente e premier soltanto 80 volte.
Se pensiamo alle donne al potere, evochiamo Margat Thatcher, conosciamo tutti Angela Merkel, abbiamo chiacchierato sulla premier finlandese Sanna Marin o sulla cilena Michelle Bachelet, e magari qualcuno ricorda anche Indira Gandhi.
E poi?
Il vuoto.
Gli Stati Uniti, ad esempio, stanno ancora aspettando il loro primo presidente donna.
In tutta la storia della nostra Repubblica, le donne in politica con incarichi istituzionali sono state appena 6,5%. Una frazione minima, rispetto ai colleghi maschietti.
Dalla politica all’imprenditoria
È così nella politica ma anche in tutti gli altri settori: direzioni scolastiche, istituzioni, associazioni, società, aziende. Una ricerca dell’Osservatorio imprenditoria femminile di Unioncamere – InfoCamere ha evidenziato come nel 2022 le attività produttive a conduzione femminile siano state appena il 21,98% del totale delle imprese. In Italia ci ricordiamo probabilmente di Emma Marcegaglia, e di poche altre.
Le donne faticano molto più degli uomini, a ricoprire incarichi di leadership.
E una volta promosse, a volte vengono pagate anche meno, a parità di ruolo ricoperto. Secondo Istat nel 2018, nell’Unione europea le donne hanno guadagnato il 14,8 % in meno degli uomini.
Perché esiste questo squilibrio?
La causa sembra prevalentemente dovuta a un retaggio culturale per cui la figura del leader viene vista (erroneamente) come la manifestazione di molti connotati maschili: forza, fermezza, risolutezza, potere, autorità. La nostra è pur sempre una società maschilista sia ad occidente che ad oriente. Il leader di un’azienda secondo questi stereotipi dovrebbe essere un po’ come il generale di un esercito.
Non è così.
Il leader non è equivalente ad un capo. Il capo ordina, ha un rapporto top-down con i suoi… “sottoposti”. Un leader invece orchestra, dirige, facilita il lavoro dei suoi “collaboratori”.
Ecco allora che le qualità di un leader non sono solo maschili, ma anche femminili.
Oggi si comincia finalmente a parlare di leadership femminile, intesa come uno stile manageriale caratterizzato, per l’appunto, dall’utilizzo di qualità apparentemente tipiche dell’universo rosa.
Le caratteristiche di una buona leadership
Una buona leadership è caratterizzata da:
Empatia
Un buon leader – uomo o donna che sia – deve essere capace di mettersi nei panni dell’altro (il suo collaboratore o la sua collaboratrice), sia dal punto di vista emotivo che operativo. Questo gli permette più facilmente di identificare eventuali problemi e soluzioni per guidare la squadra verso l’obiettivo comune.
Intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è un aspetto legato alla capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui per guidare decisioni e azioni.
Doti comunicative e condivisione
Un buon leader deve sempre mettere al corrente il suo team delle scelte prese, dare un “perché” alle persone riduce di molto le incomprensioni e i malumori, creando coesione all’interno del gruppo. A volte un capo troppo “maschio” ordina senza spiegare. L’universo femminile è invece più portato alla comunicazione.
Comunicare significa anche condividere: obiettivi, difficoltà, soluzioni. L’unione fa la forza. Le donne sono molto brave a creare gruppo.
Attenzione e ascolto
Creare uno spazio protetto al lavoro è il primo step per migliorare le performance aziendali.
Quando un lavoratore si sente ascoltato e tutelato, sarà più stimolato a dare il massimo, spinto da un senso di responsabilità e riconoscenza nei confronti dell’impresa.
Rispetto
La gentilezza e il rispetto sono valori che devono far parte non solo del leader, è impensabile che una figura che non valorizza la gentilezza possa essere in grado di motivare la squadra e creare unione e complicità.
Come valorizzare la diversità tra uomo e donna
Oggi che la differenza tra capo e leader è chiara, le qualità appena elencate sono sempre più ricercate nelle persone che dovranno ricoprire ruoli di primo piano: uomini o donne.
E allora perché non dare spazio anche alle donne, che per natura sono già portate verso queste qualità?
Non è affatto un discorso di uguaglianza di sessi.
Al contrario. Si tratta di valorizzare la diversità tra uomo e donna e il diverso contributo che ogni sesso può dare per il bene di un gruppo di persone che si impegnano per uno stesso obiettivo. Infatti è scientificamente dimostrato che il cervello maschile e quello femminile seguono due percorsi diversi quando ragionano. Ma è proprio dall’unione del modo di pensare e agire maschile e femminile che si possono creare ambienti di lavoro equilibrati, efficienti ed efficaci, che si tratti di politica, di aziende o di gruppi operativi.
Le quote rosa
Le quote rosa non funzionano. Non fanno altro che puntare il focus sullo “squilibrio” tra i due sessi e danno solo un contentino, riservando qualche “poltrona” (magari di secondo piano) alle donne, non per le loro qualità, ma semplicemente perché è richiesto.
Al posto delle quote rosa, sarebbe più saggio ragionare in termini meritocratici, senza guardare al sesso, ma al valore della persona e al contributo che questa può portare.
Oggi, le donne che puntano a diventare leader, devono purtroppo stringere i denti, farsi coraggio e diventare anche un po’ “maschietti” per farsi notare e ottenere la fiducia dei colleghi. È sbagliato. Una donna non dovrebbe mai snaturarsi, ma anzi fare leva sulle sue qualità.
Le aziende in cui la leadership è condivisa equamente tra uomini e donne, sono anche le aziende che funzionano meglio. Donne e uomini, insieme, si completano.
Per concludere non esiste una leadership legata al genere, ma esiste sicuramente un modo alternativo a quello autoritario e severo che deve coesistere con una sensibilità che il mercato oggi chiede a gran voce. E le donne non possono che esserne portatori sani. Quindi più spazio alle donne va dato non perché è politicamente coretto, ma perché è pragmaticamente più funzionale.
Vuoi sapere di più su domandologia e coaching?
Scoprilo qui:
https://www.giovannicozza.it/top-business-coaching/
—
Perché investire sulle aziende che vantano una leadership al femminile?
Con il servizio Chiedi agli esperti di We Wealth puoi contattare gratuitamente un professionista che ti potrà guidare nella scelta dei migliori investimenti e nella gestione del tuo patrimonio. Fai una domanda a uno dei 300 esperti disponibili su We Wealth.