Sebbene diversi studi dimostrino che la diversità e l’inclusione rappresentino una pietra miliare della crescita economica globale, ancora oggi le imprese faticano a coglierne il potenziale. Un gap che, secondo le società di gestione patrimoniale, necessita di essere colmato. Sei asset manager, con un patrimonio di 3mila miliardi di euro, hanno deciso di unire le forze per promuovere una migliore diversità di genere ai livelli executive delle società quotate su Sbf120, l’indice che raccoglie le 120 maggiori aziende del paese. Un’iniziativa che affonda le proprie radici nel Regno Unito del 2010, quando solo il 12% delle professioniste del Ftse100 era donna. Ma da una parte all’altra del globo, a distanza di 10 anni, ancora molto resta da fare.
Amundi, Axa investment managers, La banque postale asset management, Sycomore asset management, e due affiliate di Natixis investment managers, Mirova e Ostrum asset management, hanno lanciato il “30% Club France Investor Group”, con l’obiettivo di aumentare la rappresentanza delle donne nei team executive di almeno il 30% entro il 2025. Un traguardo che, nel lontano 2010, era considerato “ambizioso” e che, precisa il gruppo, rappresenta “un minimo, non un tetto”, anche se resta un ostacolo per molte organizzazioni in tutto il mondo. “La diversità, a quei livelli, promuove un processo decisionale più efficiente e innovativo e consente anche una migliore conservazione dei talenti – spiegano i membri – Come investitori, vogliamo incoraggiare la crescita sostenibile delle società in cui investiamo e siamo convinti che questo possa derivare da una migliore rappresentanza delle donne nei team di gestione”.
Le mosse delle società di gestione
Il gruppo, nello specifico, non intende fissare delle quote obbligatorie ma sostenere un approccio volontario volto a determinare un “cambiamento significativo e sostenibile”. Le sei società di gestione patrimoniale collaboreranno e coordineranno una comunità di investitori sul tema della diversity, aprendosi al dialogo con le società dell’Sbf120 e supportandole nel processo di transizione. A tal proposto, coinvolgeranno amministratori delegati, responsabili delle risorse umane, membri dei Consigli di amministrazione e comitati per le nomine sul tema della diversità, incoraggiando una maggiore rappresentanza delle donne specialmente nei ruoli operativi.
Inoltre, il gruppo si impegnerà a capire in che modo i criteri della diversità di genere vengano considerati nei processi di reclutamento e promozione a tutti i livelli gerarchici, con l’obiettivo di creare un pool di talenti sufficientemente diversificato all’interno di tutte le aziende coinvolte. Infine, garantirà che le imprese stesse definiscano obiettivi chiari sul fronte della diversity e che implementino precisi piani d’azione per raggiungerli. Infine, potranno anche utilizzare i propri diritti di voto nelle riunioni annuali per incoraggiarle a intraprendere azioni concrete, qualora tale cammino non venga rispettato.
“Il 30% Club Investor Group è stato lanciato in cinque paesi (Australia, Brasile, Canada, Giappone, Regno Unito) e siamo lieti di essere in grado oggi di portare una voce collettiva sulla diversità di genere anche in Francia – commentano Marie Fromaget, Patrick Haustant e Molly Minton, co-presidenti del 30% Club France Investor Group – La nostra strategia continuerà a evolversi nel tempo e speriamo che le aziende quotate sull’Sbf120 rispondano positivamente alle nostre richieste di dialogo, in modo da poterle supportare al meglio in questa transizione”.
Ma quante sono le donne manager oggi?
Secondo i dati della società di ricerca Ethics&Boards diffusi dal Financial Times, nel mese di gennaio le donne rappresentavano il 20,9% dei dirigenti nelle società del Cac40 (le 40 più grandi aziende dell’Sbf120), contro il 7,3% del 2009. Oggi solo una donna ricopre il ruolo di amministratore delegato, Catherine MacGregor del gruppo energetico Engie, anche se il produttore di cosmetici L’Oréal ha recentemente annunciato la nomina di Barbara Lavernos come prima vice ceo donna (a partire dal mese di maggio 2021). Inoltre, conclude il quotidiano economico-finanziario, il team esecutivo di Axa investment managers è composto al 38% da donne, mentre in Amundi si parla del 28%.