Al momento, le probabilità sull’andamento dei tassi Fed, implicite nel mercato dei future, indicano un ulteriore rialzo da 25 punti base il prossimo 14 giugno, con una prima mossa di rientro già prevista a novembre
Secondo l’ultimo sondaggio mensile BofA, i fund manager hanno scommesso, soprattutto, sul rialzo delle azioni tecnologiche (il trade più popolare sia ad aprile sia a maggio) sia sul calo delle azioni bancarie Usa e del dollaro: scommesse coerenti con l’aspettativa di un futuro abbassamento dei tassi d’interesse e con un’economia più debole
Economisti e trader sembrano avere una visione un po’ diversa su quello che la Federal Reserve farà nella seconda metà dell’anno. Secondo l’ultimo sondaggio della National Association for Business Economics la maggioranza degli economisti si è allineata alla posizione ufficiale espressa dal presidente Powell e colleghi, ritenendo che i primi tagli dei tassi arriveranno solo nel 2024. Lo stesso sondaggio, il febbraio scorso, aveva mostrato attese per un taglio nell’ultimo trimestre di quest’anno. Ma le scommesse degli investitori, come mostra il Cme Fed Watch tool, continuano a indicare una prevalenza a favore di un taglio rispetto al picco atteso. Al momento, le probabilità sull’andamento dei tassi Fed, implicite nel mercato dei future, indicano un ulteriore rialzo da 25 punti base il prossimo 14 giugno, con una prima mossa di rientro già prevista a novembre. Entro gennaio, invece, il mercato attualmente sconta un tasso di riferimento inferiore a quello attuale, ossia nel range 4,75-5%.
La tesi degli investitori è che la Fed sarà costretta a muoversi in questo modo per via di ripercussioni negative dei rialzi dei tassi sull’andamento dell’economia. Al contrario, gli economisti sondati dalla Naba hanno migliorato le attese sull’andamento del mercato del lavoro e rivisto al rialzo quelle sull’inflazione: elementi che spingono a pensare che non ci sarà troppa fretta nel riportare i tassi sulla traiettoria discendente.
Meno dubbi ci sono, invece, sul fatto che la Banca centrale europea compirà ancora un tratto di strada sui rialzi, senza tornare sui suoi passi per il resto dell’anno. A livello globale, i gestori di fondi hanno rivisto i propri settori preferiti probabilmente riposizionandosi in vista della fase che seguirà l’arrivo del tasso terminale da parte della Fed.
Secondo l’ultimo sondaggio mensile BofA, i fund manager hanno scommesso, soprattutto, sul rialzo delle azioni tecnologiche (il trade più popolare sia ad aprile sia a maggio) sia sul calo delle azioni bancarie Usa e del dollaro: scommesse coerenti con l’aspettativa di un futuro abbassamento dei tassi d’interesse e con un’economia più debole.
Mentre il settore tecnologico è stato tipicamente fra i più performanti durante l’era dei tassi d’interesse rasoterra, il rallentamento dell’economia dovrebbe penalizzare la qualità del credito bancario e incoraggiare la Fed ad aggiustare la politica monetaria in senso più espansivo. Dall’inizio dell’anno, inoltre, l’indice S&P 500 growth si è portato in deciso vantaggio rispetto S&P 500 value, con un confronto nelle performance rispettivamente del 13,99% contro il +4,68% (dati al 30 maggio). Ancora una volta, si tratta di una performance superiore proprio per il segmento di mercato che corre di più quando i tassi sono previsti in calo.
“Bce e Fed dovranno trovare una soluzione per arrivare nel medio periodo al tasso d’inflazione target e contemporaneamente scongiurare una recessione”, ha dichiarato a We Wealth Thomas Candolo, analista dell’Ufficio Studi di Copernico Sim, “in questo clima di incertezze come pianificare una corretta politica di investimento? E’ innegabile che attualmente i Btp suscitino interesse nella clientela grazie all’offerta di un rendimento interessante a un rischio di credito contenuto”.
Bond, qualità e il dubbio sulla duration
In merito alla strategia sull’obbligazionario “l’opzione delle scadenze brevi risulta essere attualmente quella migliore in quanto l’aggiunta di duration al portafoglio è a nostro avviso ancora prematura”, ha affermato Candolo. Chi volesse scommettere su scadenze più lunghe, “anche in prospettiva di un possibile ma piuttosto improbabile di taglio dei tassi entro l’anno, è considerare gli investimenti in fondi e sicav obbligazionari” in quanto “l’intervento di un gestore può infatti prendere in considerazione tutte le variabili mantenendo l’ottimo valore di diversificazione”. L’obbligazionario corporate, ha aggiunto l’analista di Copernico, dovrebbe privilegiare gli emittenti più solidi rispetto al segmento high yield, in quanto uno scenario potenzialmente recessivo aumenta le probabilità di default delle società più indebitate.
“Nella costruzione del portafoglio è fondamentale considerare l’esposizione al reddito fisso, allocando le giuste percentuali in base alla propria propensione”, ha affermato il market analylst di eToro, Gabriel Debach, “in un contesto di rallentamento economico, il mondo obbligazionario può offrire un rifugio sicuro con rendimenti elevati, che talvolta giustificano un’esposizione maggiore rispetto al mondo azionario”.
“Se si prevede un calo dei tassi d’interesse”, ha aggiunto Debach, “può essere opportuno aumentare l’esposizione ai titoli con una duration più lunga, che tendono a beneficiare maggiormente della riduzione dei tassi”.
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Azionario: difensivi e growth
Per quanto riguarda l’azionario “un taglio anticipato dei tassi da parte della Federal Reserve potrebbe segnalare un rischio di recessione o di rallentamento economico superiore al previsto, rendendo preferibile uno spostamento verso i settori difensivi”, ha dichiarato l’analista di eToro, “tuttavia, un taglio dei tassi potrebbe anche favorire le valutazioni dei titoli growth, consentendo loro di beneficiare di una maggiore valutazione derivante dalla scontistica dei flussi di cassa futuri. Non sorprende quindi che i settori della sanità e della tecnologia, che rappresentano la difesa e la crescita, siano i più valutati in questo contesto di incertezza”.
Sull’azionario anche Candolo predilige un’impostazione tipicamente cauta. A fronte della possibile volatilità nei prossimi mesi, “per mediare il rischio” e non affidarsi al buy-the-dip, “consigliamo investimenti con piani di accumulo o con switch programmati”. Quanto ai “principali segmenti di mercato da monitorare”, Candolo ha menzionato “il settore healthcare, le utility e i consumi di base”, ovvero settori forniscono servizi e beni essenziali che “tendono a mantenere una domanda relativamente stabile anche in tempi di difficoltà economiche perché collegata a bisogni necessari”.
Altre opportunità potrebbero derivare da un posizionamento del portafoglio che anticipi il deprezzamento del dollaro, che di solito si accompagna alle fasi di ribasso dei tassi. Una moneta più debole, implica esportazioni più convenienti. “Nell’S&P 500, le vendite internazionali rappresentano il 29% del fatturato totale, e il settore tecnologico spicca con il 60% del fatturato proveniente dai mercati esteri”, ha dichiarato Debach, “anche i settori Materials, Energy e Industrials riportano una presenza significativa nelle vendite internazionali, rispettivamente del 47%, 35% e 33%”.