Tagli dei costi, gestione prudente del rischio e remunerazione generosa per gli azionisti sono alcuni degli ingredienti principali discussi da Unicredit durante la conference call dedicata ai risultati del primo trimestre
La guidance sui ricavi del 2023 è stata innalzata a 20,3 miliardi, mentre sale a 5,75 miliardi la remunerazione prevista fra dividendi e buyback
Unicredit ha superato le attese degli analisti nel primo trimestre, realizzando un utile netto da 2,1 miliardi e migliorando le previsioni sui risultati di fine anno, così come la remunerazione in arrivo per gli azionisti. I ricavi si sono attestati a 5,8 miliardi, con un incremento del 56,5% annuo principalmente dovuto all’incremento del margine d’interesse, in crescita del 44% a 3,3 miliardi. Le commissioni sono in leggera flessione del 2% rispetto all’anno scorso, a 2 miliardi di ricavi, ancorché in recupero dal periodo precedente.
Unicredit, il mercato promuove i conti
Si tratta del miglior primo trimestre per la banca guidata da Andrea Orcel, che ha voluto sottolineare di fronte agli analisti come il rapporto costi/ricavi abbia raggiunto un record del 39,2% e come questo elemento rappresenti una delle priorità per il mantenimento di solidi margini anche in futuro. Nonostante l’inflazione, la banca ha ridotto i costi dello 0,6% rispetto all’anno precedente a 2,3 miliardi, con una riduzione sul quarto trimestre del 6%.
La guidance per il 2023 è stata innalzata con la previsione di ricavi netti a 20,3 miliardi e un utile netto oltre i 6,5 miliardi, con un Rote al 15%. Assumendo un tasso sui depositi al 3,5% a partire dalla fine giugno, il margine d’interesse di Unicredit è stato innalzato nella guidance dall’11,3 al 12,6%.
Fra dividendi e buyback Unicredit ha previsto di remunerare gli azionisti per il 2023 per almeno 5,75 miliardi, in aumento dalla precedente previsione di 5,25 miliardi (invariato il rapporto suddiviso fra un 25% di dividendi e un 75% in buyback).
Anche tenendo conto della remunerazione prevista per gli azionisti, Unicredit ha continuato a migliorare il suo coefficiente di solidità patrimoniale Cet1 al 16,05% (dal precedente 14,91%), con una generazione organica di capitale da 111 punti base nel primo trimestre.
I risultati hanno spinto il titolo quotato a Piazza Affari, con un rialzo attorno al 5% nella prima parte della seduta, il più elevato nel listino del Ftse Mib.
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Le difficoltà all’orizzonte, e come Unicredit prevede di affrontarle
Guardando avanti, il ceo di Unicredit ha anticipato per l’intero settore bancario la concreta possibilità che il costo del rischio possa peggiorare, come conseguenza di un atteso rallentamento economico che potrà peggiorare la solvibilità dei debitori. A tempo stesso, Orcel ritiene inevitabile un “rate reversal”, ossia una fase di nuovo abbassamento dei tassi di riferimento, nel corso del 2024: fattore che porterà tutto il comparto bancario a subire una riduzione del margine d’interesse rispetto ai livelli di picco, che Unicredit prevede fra il secondo e il terzo trimestre di quest’anno.
In questo contesto macroeconomico che diventerà meno favorevole per il comparto bancario, Orcel ha rivendicato alcune caratteristiche che dovrebbero porre Unicredit in una posizione migliore, di fronte all’abbassamento dei margini d’interesse che si verificherà nel 2024. Parte della strategia, ha spiegato il ceo, consiste nel limitare la remunerazione offerta ai depositanti (pass through rate) in previsione del futuro rientro dei tassi di riferimento, una mossa che Unicredit può permettersi di compiere data la forte capitalizzazione e la preferenza dei depositanti ad accettare una remunerazione più basse dalle banche più solide.
Nel momento in cui i tassi andranno a scendere, Unicredit si troverà con un pass through rate inferiore alla media del settore, ha delineato Orcel, consentendo un minor abbassamento del margine d’interesse.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità di un deterioramento nella qualità del credito, Unicredit ha deciso di lasciare invariati i suoi overlay a 1,8 miliardi di euro: un cuscinetto che potrà essere rilasciato se l’economia dovesse andare meglio del previsto. “Il basso costo del rischio di 30-35 punti base per il 2023, che potrebbe essere ulteriormente ridotto al verificarsi di eventuali sviluppi positivi, è il risultato del nostro solido portafoglio crediti, degli elevati livelli di copertura e dei significativi overlay”, ha dichiarato il ceo di Unicredit.
“Finora l’Europa si è dimostrata relativamente resistente agli shock esogeni e ai periodi di maggiore incertezza”, ha aggiunto Orcel, “in Unicredit abbiamo previsto uno scenario macroeconomico difficile e ci siamo preparati con linee di difesa rafforzate e azioni preventive per garantire la nostra performance futura”, ha aggiunto, “pur rimanendo vigili, siamo anche fiduciosi che, nel prossimo futuro, continueremo a garantire una crescita redditizia costante e di alta qualità, con una riduzione strutturale dei costi”.
Gli obiettivi fissati dalla banca, in vista del previsto abbassamento del margine d’interesse nei prossimi due anni, consistono nel migliorare le entrate derivanti dalle commissioni sui servizi, ridurre ulteriormente i costi “ottimizzando la macchina operativa” e l’impiego del capitale; infine, “mantenere un costo del rischio strutturalmente basso, considerando anche il rilascio degli overlay”.
A proposito di entrate commissionali, l’abbassamento delle masse gestite dovute al calo dei mercati (da 214 a 195 miliardi) ha comportato un calo annuo dell’8% sulle fee degli investimenti a 0,7 miliardi. Complessivamente le entrate commissionali si sono attestate a 2 miliardi, in recupero dell’11% dal quarto trimestre.