La Commissione europea, dopo aver già proposto un divieto contro i pagamenti per il flusso di ordini inoltrati dagli intermediari, potrebbe rilanciare un divieto esteso anche ai compensi della consulenza “non indipendente”, che si basano sul meccanismo delle retrocessioni. Non è la prima volta che se ne parla negli ultimi mesi: il comitato degli Affari economici dell’Europarlamento aveva già proposto un emendamento a una precedente proposta legislativa, che avrebbe previsto lo stesso divieto. Tuttavia, sia lo stop al pagamento del flusso di ordini sia il divieto alle retrocessioni sono stati oggetto di opposizione da parte degli Stati membri. Le istituzioni europee, però, non avrebbero ancora gettato la spugna.
La commissaria europea per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, ha manifestato il suo supporto verso il divieto del meccanismo delle retrocessioni nell’ambito della futura proposta legislativa Eu Retail Investments Strategy, il cui obiettivo programmatico è, fra le altre cose, migliorare il livello di imparzialità della consulenza finanziaria. Pertanto, si è tornati a parlare di divieto alle retrocessioni, nonostante la precedente battuta d’arresto sul tema.
La ragione per la quale alcuni europarlamentari, la Commissione Ue e alcune associazioni di investitori retail come Better Finance e Beuc ritengono che le retrocessioni siano un problema consiste nei maggiori costi a carico dei risparmiatori finali che esse produrrebbero. La retrocessione è il flusso pagamento che la società di gestione dà alla banca o altro intermediario che abbia venduto il loro prodotto d’investimento presso la clientela. Di conseguenza, i fondi proposti al risparmiatore, quando è presente un accordo sulla retrocessione sono decisamente più cari: secondo un recente report Ue, in media costerebbero il 35% in più. In Italia e in quasi tutti i Paesi Ue il modello di distribuzione dei prodotti finanziari si basa sulle retrocessioni, che già oggi devono essere obbligatoriamente comunicate al cliente (anche se, affermano osservazioni di mystery shopping, non sempre questo avviene in modo regolare).
La lettera che preannuncia la battaglia
La commissaria McGuinness, in una lettera inviata a un europarlamentare lo scorso dicembre e pubblicata nei suoi contenuti da Reuters il 6 gennaio, ha sottolineato quelli che sarebbero i benefici dell’abolizione delle retrocessioni (o “inducement”) nel campo della consulenza finanziaria. L’abolizione delle retrocessioni, ha affermato McGuinness nella sua lettera potrebbe tagliare i costi per i clienti al dettaglio di oltre un terzo – percentuale che fa probabilmente riferimento al 35% di ‘sovracosto’ descritto nello studio fatto realizzare dalla stessa Commissione. McGuinness ha ricordato che le retrocessioni sono già bandite nel Regno Unito e in Olanda. L’abolizione modificherebbe radicalmente il modello di business della consulenza bancaria, secondo McGuinness in modo più favorevole ai risparmiatori.
Il principale argomento di chi è favorevole al mantenimento delle retrocessioni è che, per molti risparmiatori, quello di una consulenza basata sulla retrocessione è l’unico che darebbe loro un accesso al servizio di consulenza finanziaria. Questa convinzione si regge sul fatto che una minoranza di soggetti (in Italia, ma anche altrove) è disposta a pagare di sua mano il consulente finanziario. Di conseguenza, abolire la consulenza basata sulle retrocessioni aprirebbe un “gap”, un vuoto che potrebbe essere colmato solo da modelli di mera esecuzione di ordini e robo advice automatizzato. In sintesi: meno costo, ma anche meno servizio. E’ questa, ad esempio, la posizione finora espressa in merito dall’Anasf, l’associazione di categoria dei consulenti italiani, in alcune lettere pubblicate dai media. Dello stesso avviso anche la Federazione bancaria europea e Insurance europe, che rappresentano a livello europeo gli interessi di banche e assicurazioni.
Secondo Better Finance, attiva da tempo a favore di un’abolizione degli incentivi, quello del “gap” di consulenza che aprirebbe l’abolizione delle retrocessioni sarebbe solo un vuoto teorico dal momento che la “situazione attuale lascia di fatto i consumatori dell’Ue privi di una consulenza indipendente”. La Federazione cita, ad esempio, il caso tedesco, in cui risultano registrati appena 17 consulenti indipendenti in tutta la Germania: “L’istituzione di un sistema di consulenza indipendente ridurrebbe questo divario solo rendendo, in primo luogo, disponibile una vera e propria consulenza”.
A rendere particolarmente controverso il tema, però, è soprattutto il contraccolpo sul modello d’affari bancario e delle relative filiali. La stessa Insurance Europe ha ammesso che, “in molti mercati, gli incentivi sono una parte indispensabile del sistema di distribuzione dei prodotti di investimento al dettaglio, senza i quali l’accesso dei consumatori alla consulenza professionale sarebbe significativamente ridotto”. Di conseguenza, tolte le retrocessioni, sorgerebbero dubbi sul destino su decine di migliaia di consulenti oggi impiegati presso banche e altri intermediari i quali, improvvisamente, diventerebbero assai meno produttivi per la loro organizzazione.
Il 16 gennaio Reuters ha rivelato che il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner si era apertamente messo di traverso alla possibilità di vietare le retrocessioni in tutta Europa, in una lettera inviata alla McGuinness il 28 dicembre scorso. “Sono fortemente preoccupato che un divieto generale possa inibire la fornitura di consulenza sugli investimenti nei casi in cui è maggiormente necessaria”, ha dichiarato Lindner, “vietare gli incentivi in generale significherebbe fare un grave passo indietro negli sforzi per aumentare gli investimenti al dettaglio nei mercati dei capitali“, ha aggiunto Lindner ricordando come le retrocessioni siano alla base di gran parte della distribuzione di prodotti assicurativi in Germania.
Secondo lo studio realizzato dalla Commissione è vero che in Olanda, dove le retrocessioni sono vietate, la consulenza finanziaria indipendente è rimasta una nicchia che non ha sostituito la consulenza “di massa” offerta dalle filiali bancarie; tuttavia, la partecipazione al mercato delle famiglie olandesi non risulta inferiore alla media, solo che vi accede tramite modelli execution only (ossia privi di consulenza/raccomandazione).