Un imperativo per chi viene a Londra di frequente e non è mai stato: The Estorick Collection of Modern Italian Art. Confesso che ho sempre avuto emozioni contrastanti quando vado laggiù. Vorrei fosse in Mayfair, dove tra l’altro Eric Estorick aveva fondato la Grosvenor Gallery, e invece è nascosta a Islington, nella deliziosa Canonbury Square. Vorrei fosse attivissima, succedessero delle cose, avesse un bellissimo bar come la Galleria d’Arte Moderna a Roma, o un bellissimo shop come la Triennale di Milano: niente di tutto questo e l’altro giorno il cappuccino era caro e neppure tanto buono… Nel piccolo bar arrostivano dei peperoni e il profumo saliva le scale della casa, che tra l’altro non era la dimora dei coniugi Estorick, ma fu acquistata per ospitare la collezione, su suggerimento del figlio Michael, scrittore e presidente della fondazione.
C’è però un grande MA: nelle piccole sale, due per piano, ci sono tra le più belle opere di arte italiana del primo Novecento che si può sognare di vedere a Londra.
Luigi Russolo, La Musica, 1911, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra (dettaglio)
Appena saliti ci si scontra con La Musica, raro e famosissimo dipinto del futurista Luigi Russolo, inventore dell’Intonarumori, che qui traforma il suono in colore, si guarda con gli occhi invece di sentire con le orecchie. Stessa stanza, ci si gira e si rimane abbagliati dall’Idolo Moderno di Boccioni: capolavoro del 1911 e eseguito su una costosa tavola preparata all’antica, è rutilante di colori.
Carlo Carrà, L’uscita da teatro, 1910, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra
Sopra il camino vive il dipinto che forse amo di più di Carlo Carrà, L’uscita da teatro del 1910, dove figure vibrano eleganti mentre lasciano La Scala tra neve e carrozze. Poco più in là invece si muove frenetica La mano del violinista di Balla, del 1912, nella cornice da lui costruita.
Giacomo Balla, La mano del violinista, 1912, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra (dettaglio)
Che portento questi primi anni di Futurismo, così ancora densi di tradizione, ma altrettanto pieni di sperimentazione, ideali, velocità, violenza, pensiero. Basti solo guardare il piccolo bozzetto per la città che sale, del 1910, un’ode al progresso.
Umberto Boccioni, La città che sale, bozzetto, 1910, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra (dettaglio)
Un’atmosfera più rarefatta nella seconda stanza, con delicati disegni – e un dipinto – di Amedeo Modigliani e una straordinaria tela di Giorgio De Chirico che ci fa entrare nell’irrazionale della pittura metafisica: La rivolta del saggio del 1916, dove gli stranissimi biscotti che il pittore vede a Ferrara poggiano in un interno la cui prospettiva è violentemente assurda. Forse tuttavia l’opera più commovente è il busto femminile di Manzù, davanti a una finestra dalla quale filtrano il sole e il colore degli alberi.
Giacomo Manzù, Busto femminile, 1952, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra
Muovendosi nelle ultime due sale del secondo piano si incontrano due grandi amici di Eric Estorick: Zoran Music e Massimo Campigli. Spettacolari le Reti a Chioggia del primo e Il Belvedere del secondo.
Massimo Campigli, Il Belvedere, 1930, e Zoran Music, Reti a Chioggia, 1956, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra (dettagli)
Ma ancora una volta una scultura verso la finestra diventa veramente attrente: sono Gli Acrobati di Giuditta Scalini, seconda moglie di Campigli e unica artista donna in collezione o quantomeno esposta.
Giuditta Scalini, Gli acrobati, 1950, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra
Chiude la passeggiata una stanza coperta di opere su carta di Giorgio Morandi, amatissimo da noi tutti e genio mondiale e indiscusso della natura morta del Novecento. Si sente forse la mancanza di dipinti del bolognese, che Eric Estorick conosceva e che ha venduto nei suoi anni da mercante, ma la poesia delle incisioni ci fa superare rapidamente questa sofferenza.
Giorgio Morandi, Incisioni, The Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra
Un piccolo riassunto incompleto, per lasciare la voglia di spingersi a Islington, a vedere dei veri capolavori dell’arte italiana del Novecento: non mancano opere di Severini, Sironi, Medardo Rosso… e ci sono regolarmente esposizioni temporanee al piano terra, spesso monografiche e assolutamente in linea con la collezione.
Diverse istituzioni, dal governo italiano alla Tate, avrebbero voluto acquisire la collezione, ma sono contenta sia rimasta quasi integra in una sua realtà più piccola, non diluita in grandi musei. Il fastidio tuttavia di essere in una casa che non era la loro casa rimane, e si resta anche con la voglia di conoscere meglio Eric e Salome Estorick. Incontratisi su un transatlantico nel 1947, lui newyorkese di origine russa-ebrea e lei di famiglia tedesca-ebrea residente a Nottingham, si fidanzarono solo pochi giorni dopo l’attracco a New York.
Una volta deciso di vivere in Inghilterra, passarono la luna di miele in Svizzera, dove per caso sfogliando un testo di Boccioni con un amico l’amore per l’arte italiana del primo Novecento esplose. Da biografo e professore di sociologia a New York, Eric Estorick fondò la più bella galleria di arte moderna in Davies Street a Londra, la Grosvenor Gallery, specializzata in arte non solo europea ma anche russa, indiana e africana. C’è tutto il materiale per una splendida biografia dell’illuminata coppia!
Eric e Salome Estorick