Gli investitori che hanno fatto il check up del portafoglio a metà anno potrebbe aver provato una delusione profonda. Per la seconda volta in 40 anni sia le azioni sia le obbligazioni hanno avuto rendimenti medi negativi , in un contesto estremamente volatile, caratterizzato dall’impennata dell’ rilascio, dalla fine delle politiche monetarie ultra-espansive e dai timori di recessione. Il cibo tutto aggravato dall’invasione russa in Ucraina, che ha fatto salire i costi energetici ed emergere le fragilità della catena.
L’indice Morningstar azionario globale ha perso oltre il 13% in euro, mentre quello obbligazionario è sceso del 7,2% nel primo semestre.
Cosa significa per il portafoglio
Per non farsi prendere dal panico e dal disorientamento, può essere utile guardare come è posizionato il portafoglio confrontandolo con un indice di riferimento significativo, ossia coerente con la fase della vita in cui ci si trova, la tolleranza al rischio, l’esigenza di liquidità a breve, ecc.
È bene tenere presente che i ribassi dei mercati hanno reso le azioni e le obbligazioni più economiche rispetto all’inizio del 2022. Ad esempio, la Borsa americana è sottovalutata di circa il 17% in base al rapporto prezzo/fair value calcolato da Morningstar, quella italiana del 32% (al 19 luglio 2022).
Meglio non ignorare l’inflazione
L’impennata dell’inflazione, che in Italia è schizzata all’8% a giugno, complica la pianificazione finanziaria. I risparmiatori più vulnerabili sono quelli che hanno molta liquidità o un portafoglio prevalentemente obbligazionario. Tra gli strumenti per proteggersi ci sono i bond indicizzati al caro-vita (i cosiddetti inflation-linked). Anche le azioni possono avere un ruolo di difesa, ma indiretto. Nella prima parte dell’anno le Borse sono scese, mentre l’indice dei prezzi è salito. Tuttavia, la storia insegna che nel lungo periodo l’equity tende a superare l’inflazione. Altri asset sono le materie prime, in particolare l’oro, e l’investimento immobiliare.
Quanto impatta il rialzo dei tassi di interesse sul portafoglio
I titoli obbligazionari a lungo termine sono generalmente i più penalizzati dal rialzo dei tassi di interesse. Le conseguenze sono state evidenti nella prima parte dell’anno. Un investitore in fondi obbligazionari euro a lungo termine ha perso in media il 27% nel primo trimestre. Le strategie sul reddito fisso a breve termine hanno registrato ribassi più contenuti. Ad esempio, i governativi short term in euro hanno lasciato sul terreno in media il 4,7% nello stesso periodo.
In ogni caso escludere il reddito fisso dal portafoglio potrebbe rivelarsi una scelta sbagliata. Le analisi Morningstar sul periodo 2011-2020 mostrano che le obbligazioni si sono rivelate un buon strumento di diversificazione in termini di riduzione del rischio.
Christine Benz, direttore della finanza personale di Morningstar, suggerisce, però, di pensare a quanto allocare in bond a breve e lungo termine, oltre che in liquidità, in base a quando serviranno i soldi per far fronte a delle spese personali. “Se hai bisogno nell’immediato, forse è meglio mantenere il denaro in strumenti liquidi per non dover correre rischi legati al rialzo dei tassi”, dice. “È vero, l’inflazione si mangerà parte del valore, ma potrebbe rivelarsi la soluzione meno dolorosa”.
Infine, parliamo di recessione
I timori di recessione si sono aggiunti più recentemente alla lista delle preoccupazioni degli investitori. Per alcuni sono uno scenario remoto, per altri più concreto. In situazioni di questo tipo, i titoli obbligazionari di qualità tendono a sovraperformare il resto del mercato, perché c’è una migrazione verso asset sicuri. Inoltre, le banche centrali potrebbero invertire la tendenza e tagliare i tassi, quindi i prezzi dei bond salirebbero.
Sul fronte azionario, i titoli energetici, che sono stati tra i migliori nella prima parte dell’anno, potrebbero soffrire perché sono sensibili al ciclo economico. Per contro, il settore farmaceutico o quello dei beni durevoli tendono a fare meglio degli altri in fasi di recessione perché ci sono cose che le persone continueranno ad acquistare, indipendentemente da come va l’economia, come i medicinali o il cibo.